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 2016  settembre 28 Mercoledì calendario

DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 26 SETTEMBRE 2016– Daniela Balilla, 66 anni. Romana, pensionata, due figli, «brava donna», viveva sola in zona Magliana da quando, qualche anno fa, era rimasta vedova

DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 26 SETTEMBRE 2016– Daniela Balilla, 66 anni. Romana, pensionata, due figli, «brava donna», viveva sola in zona Magliana da quando, qualche anno fa, era rimasta vedova. Proprietaria di un appartamento al Portuense, l’aveva dato in affitto a una donna che spesso era in ritardo coi pagamenti. L’altra sera il cognato di costei, un Natale Lo Verde di anni 49, andò a casa della Balilla con in tasca i 1.400 euro che avrebbe dovuto consegnarle per tre mesi di affitto arretrati. I due si sedettero intorno al tavolo della cucina, lei tirò fuori il blocchetto delle ricevute, lui aprì il portafogli. Proprio in quel momento la Balilla disse qualcosa di sgradevole sulla cognata del Lo Verde e tra i due scoppiò una lite furibonda che terminò solo quando lui le strinse un paio di leggings attorno al collo finché non smise di respirare. Quindi le coprì il volto con un asciugamano e uscì chiudendo a chiave la porta. La mattina dopo uno dei figli della Balilla entrando a casa della madre la trovò stecchita sul pavimento della cucina, indosso pigiama e vestaglia. Sera di lunedì 19 settembre in un appartamento in via delle Vigne, quartiere Magliana, a Roma. Giulia Ballestri, 40 anni. Di Ravenna, bella, capelli lunghi scuri, occhi blu, slanciata ed elegante, «buona, solare, gentile, alla mano», figlia di un imprenditore che si occupa di condotte sottomarine e che ha contribuito alla realizzazione di Mirabilandia, madre di una dodicenne e due maschietti più piccoli avuti dal marito Matteo Cagnoni, 51 anni, dermatologo assai famoso e spesso ospite di trasmissioni televisive, bello, ricco, «molto concentrato su se stesso, ambizioso, ipercontrollato». Da tempo la Ballestri aveva deciso di lasciare il consorte: aveva un’altra storia con un imprenditore quarantenne e intendeva ricostruirsi una nuova vita. Il Cagnoni da allora le faceva scenate continue, la faceva pedinare da un investigatore, aveva pure aggredito il suo amante. Giovedì mattina i coniugi andarono in tribunale per discutere della separazione, poi lui, con la scusa di volerle mostrare i quadri del nonno, la portò in una villa di famiglia disabitata da anni. All’ingresso prese a picchiarla e a spogliarla, forse la stuprò, poi, afferrato un bastone, la colpì una decina di volte sulla testa, sulla mani, sulle braccia. Quindi la lanciò giù per le scale dello scantinato. Domenica mattina il fratello denunciò la scomparsa della donna: fu trovata qualche ora dopo, il cranio fracassato, indosso soltanto il reggiseno. Lunedì all’alba la polizia andò a bussare, a Firenze, a casa del padre del Cagnoni, di nome Mario, ex docente universitario e primario dell’ospedale di Careggi. Il professore disse di non sapere dove fosse il figlio che invece, accortosi degli agenti grazie alle telecamere di sorveglianza, era scappato da una finestra. Un poliziotto vide nell’oscurità la sagoma in fuga, lo inseguì sino all’argine di un torrente, afferrandolo per la camicia, ma Cagnoni riuscì a divincolarsi e scomparire. Fu bloccato due ore dopo, quando tornò a casa del padre convinto che la polizia se ne fosse andata. Pare che l’uomo avesse l’intenzione di nascondersi all’estero insieme ai tre figli che aveva portato con sé a Firenze. In una giacca sono stati trovati parecchi contanti, il suo passaporto e quelli dei bimbi. Giovedì 15 settembre in una villa in stile liberty in via padre Genocchi, nel centro di Ravenna. Giovanni Vecchio, 52 anni. Di Agliana (Pistoia), una decina d’anni fa s’era ammalato e aveva dovuto lasciare il suo lavoro in un’azienda tessile del Pratese. Da allora s’era fatto sempre più cupo e solitario e aveva preso a picchiare madre e padre. Poi mamma Norina tre anni fa era morta e come unico bersaglio della sua rabbia era rimasto papà Giuseppe, 87 anni, pensionato, invalido, costretto alla carrozzina. Tra i due le liti erano continue tanto che i vicini, alle loro grida, non facevano più caso. L’altra mattina il Vecchio Giovanni, maniaco dell’ordine e della pulizia, notando che il padre aveva lasciato un asciugameno fuori posto gli urlò «ti scanno» e corse a prendere un coltello in cucina. Il fratello minore Giuliano, appena uscito di galera, cercò di fermarlo ma fu più svelto il Vecchio Giuseppe: spinse la carrozzella fino al letto, tirò fuori da sotto il cuscino una Beretta della Seconda guerra mondiale irregolarmente detenuta, e sparò al figlio un colpo tra la testa e il collo che lo lasciò stecchito in una pozza di sangue sul pavimento tra la cucina e la porta d’ingresso. Dopo le nove di mattina di mercoledì 21 settembre al primo piano di una casa popolare in via Guido Rossa ad Agliana, provincia di Pistoia. SUICIDI S. G., 33 anni. Di Gela (Caltanissetta), un compagno da cui aveva avuto tre figli, due bambine e un maschietto, in cura per una brutta depressione, l’altra mattina, dopo aver mandato giù parecchi psicofarmaci, montò sulla sua Opel Corsa e giunta sulla banchina del porto pigiò il piede sull’acceleratore facendo volare l’auto in mare. Prima delle 8 di mattina di venerdì 23 settembre a Gela (Caltanissetta).