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 2016  settembre 27 Martedì calendario

CAIRO: RCS REGNO DEGLI SPRECHI

«Non vendiamo gadget, vendiamo giornali. Anzi editiamo giornali che vorremmo vendere». Il prodotto, cartaceo soprattutto, è la stella polare. All’assemblea Rcs di ieri Urbano Cairo è andato dritto al punto con parole nette e apprezzate dal mercato anche sul fronte dei possibili risparmi: «Uno stesso servizio che alla Cairo Communication costa 16 mila euro, alla Rizzoli costa 144 mila euro». Nel lungo e approfondito lavoro di analisi e studio dei conti e delle varie anime di Rcs (Spagna compresa), «ho visto cose abbastanza bizzarre nei costi, che tra l’altro sono molto alti», specifica Cairo. «Questa è una società che ha una miriade di fornitori. E forse una focalizzazione in più ci può stare».
Il taglio dei costi «è una delle cose da fare, non certo l’unica. Perché bisogna rilanciare e produrre, ampliare l’offerta. Perché ci sono aree nelle quale fare nuove iniziative».
Cairo ha convinto il mercato e il titolo ha chiuso con un rialzo del 5,2% a un passo da quota 1 euro per azione. Insomma, zero fronzoli, testa bassa e pedalare. Con riunioni di lavoro che, da agosto, si protraggono fino a mezzanotte o la una del mattino. Perché Rcs Mediagroup è un’azienda che ha un patrimonio di testate e prodotti, «leader nei mercati di riferimento» e deve tornare a produrre cassa, «e non a bruciarla».
Il tutto all’insegna «dell’arricchimento, dei contenuti, e della semplificazione», specifica ancora l’editore piemontese che con il 59,83% controlla saldamente da fine luglio la casa editrice di via Rizzoli e che da ieri, formalmente - dopo essere entrato in carica lo scorso 3 agosto - gestisce in prima persona come presidente e amministratore delegato (il banchiere Gaetano Miccichè sarà nominato presidente nel prossimo consiglio d’amministrazione previsto per giovedì o venerdì prossimi) nel nuovo board a 11 membri (e non a nove come nelle attese della vigilia) eletto ieri dall’assemblea dei soci della società milanese. Consiglio nel quale Cairo avrà la netta maggioranza, sette su 11, e la cordata antagonista che gli ha conteso il controllo del Corsera a colpi di opa, avrà quattro rappresentanti (Diego Della Valle, Marco Tronchetti Provera, Carlo Cimbri e Veronica Gava di Mediobanca ).
«Non sono abituato a fare la guerra e non l’ho mai fatta a nessuno. Lavoro per il bene dell’azienda che ha 3.500 dipendenti e altrettante persone impiegate nell’indotto, quindi 7 mila famiglie a cui fare, direttamente o indirettamente, riferimento», specifica il numero uno di Rcs . Una filosofia che «dovrebbe essere condivisa da tutti». Certo, i battaglieri soci di minoranza (il Tribunale di Milano deve ancora pronunciarsi sulla richiesta di archiviazione dell’inchiesta per aggiotaggio presentata dalla Procura) «hanno il diritto di poter avvalorare la loro partecipazione, ma non mi aspetto da loro un atteggiamento non responsabile, semmai un fattivo contributo al rilancio».
Per questa ragione, Cairo dal 3 agosto lavora alacremente alla ristrutturazione della casa editrice (ha fatto un solo giorno di ferie, Ferragosto) con un unico obiettivo: «Dobbiamo facilitare la vita a noi stessi e ai lettori, comunicando ciò che facciamo, dal punto di vista editoriale», e, se possibile, facilitando l’acquisto, «tenendo bassi i costi di vendita delle testate». Anche perché ci sono «30 mila edicole in Italia da presidiare, oltre a 4 mila punti vendita e mille librerie». Insomma, un lungo percorso da fare, o meglio rifare. Per questo, «occorre rimotivare i dipendenti e farli sentire di nuovo orgogliosi di lavorare in una azienda che vuole crescere e che non voglia solo vendere pezzi della sua attività», come accaduto in passato.
Il patron di La7 e del Torino non è entrato nello specifico e non ha dato particolari indicazioni sulla possibile integrazione tra Rcs e Cairo. Ha solo ribadito che la fusione è una opzione (prevista nel prospetto dell’opas nell’arco temporale di 12-24 mesi), così come lo è il cut price del Corriere della Sera. Anche se dal tono di voce post-assemblea, questa operazione che finora pareva certa, ora potrebbe essere accantonata. Anche perché ancora c’è da valutare l’effetto che sui numeri ha avuto il pay wall del sito: «Dai numeri che ho visto non ho notato un calo cosi rilevante di traffico online e noto che c’è spazio. Non mi sento di metterlo in discussione». Per ora.
Sicuramente quello che non si vedrà in Rcs nei prossimi mesi è l’aumento di capitale: l’azienda ha già chiesto ai soci più di 400 milioni. Sarebbe la soluzione estrema. Per questa ragione, nei prossimi mesi Cairo farà il nuovo punto della situazione con le banche creditrici, tuttora esposte per 422 milioni. «Certo che il costo degli interessi è molto rilevante, ma abbiamo tempo per ridurre l’esposizione e rispettare i covenant. Cercheremo comunque la possibilità di valutare intese migliorative assieme agli istituti di credito».