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 2016  settembre 27 Martedì calendario

GOOD BANK, PIÙ CHE LA CHIAREZZA SUI TEMPI È NECESSARIA QUELLA SULLE CONDIZIONI

l 30 di questo mese scade il termine antro il quale, secondo le prescrizioni della Commissione Ue, bisognerebbe vendere le quattro «good banks» (Popolare dell’Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti) derivanti dalla nota operazione di salvataggio. Mentre si continua a scrivere di un interesse di Ubibanca per l’Etruria, e della Popolare dell’Emilia per la Banca delle Marche, ormai sembra ci sia un allineamento sullo slittamento del suddetto termine, configurato, però, come ricorso ai «tempi supplementari», secondo la formula adottata dal presidente delle stesse banche, Roberto Nicastro, che in una lettera ai dipendenti ha assicurato comunque che la cessione è vicina. A differenza di quanto sostenuto su queste colonne sulla necessità di un ricorso a un termine ampio, l’insistenza sui termini calcistici lascerebbe intendere che le trattative in corso con potenziali acquirenti siano a buon punto oppure (ma è una ipotesi che non appare realistica) che ci si muova per una proroga breve, essendo in ipotesi esclusa dalla Commissione una più ampia.
Quest’ultima eventualità sarebbe ancor più inconcepibile se si ha presente che il termine fissato dalle norme per casi di dismissione della specie è di due anni, sicché sarebbe incomprensibile una resistenza di Bruxelles sulla scadenza di venerdì prossimo, la cui osservanza recherebbe un favore chiaro ai negoziatori che intendano acquisire gli istituti. Ma anche nell’eventualità che le trattative stiano a uno stadio avanzato, ugualmente un ampliamento non rigidamente limitato del termine sarebbe necessario, pure per un giusto equilibrio tra le parti contraenti, sapendo bene che la eventuale differenza tra l’introito complessivo della vendita dei quattro istituti e l’ammontare del prestito erogato da alcune banche al Fondo di risoluzione (per 1,8 miliardi) andrà a carico dell’intero sistema bancario. Non si nega, qui, l’opportunità che le good banks abbiano una definitiva collocazione, per la quale passaggio fondamentale è la vendita, ma è singolare che la Commissione Ue, che nella materia ha mostrato tutto il suo miope rigorismo, a suo tempo cominciando con l’impedire l’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi per il salvataggio delle quattro banche in dissesto da cui sono state generate poi le «good» con l’assurda motivazione che si sarebbe trattato di aiuto di Stato, abbia posto inizialmente un termine ristrettissimo all’alienazione, poi prorogato al 30 settembre non molto distante da quello originario, ma senza far conoscere le ragioni di una tale restrizione a fronte del molto più ampio spazio temporale disponibile. Ora, però, è il momento della trasparenza e della puntuale motivazione della discrezionalità, che è cosa diversa dall’arbitrarietà: una discrezionalità tecnica, quella della Commissione, deve essere basata su adeguate e solide motivazioni, da far conoscere ai mercati e all’opinione pubblica.
L’esercizio di una siffatta attribuzione eventualmente privo di sufficienti motivazioni esporrebbe a impugnative: sarebbe bene che il Governo e le altre Autorità le cominciassero a valutare in occasione di vicende della specie, agendo sul terreno giurisdizionale, senza a priori inibirsi una scelta di questo tipo. Naturalmente, la vendita in questione è legata alle ipotesi di profittabilità che l’acquirente formula. Occorre che, però, l’alienante decida anche avendo presenti il piano strategico e operativo che il potenziale acquirente progetta di attuare. La via più semplice può illusoriamente apparire quella di incidere sul personale; ma ciò, da un lato, dovrebbe escludere licenziamenti di sorta, ricordando, tra l’altro, quanto dichiarato dal Premier Matteo Renzi sull’operazione condotta come volta a salvare posti di lavoro (e anche i risparmi rientranti nelle categorie indicate dai relativi provvedimenti normativi) non i posti dei banchieri che si siano contrassegnati per casi di mala gestio; dall’altro, che qualsiasi misura che, semmai utilizzando forme di agevolazione all’esodo su base volontaria, riguardi i dipendenti, dovrebbe essere parte di un piano che prima incida su altre variabili e prenda in esame altri costi - innanzitutto riorganizzando gli uffici centrali e rivedendo la congruità delle filiali - in una con le strategie e con processi di riqualificazione e di impegno in nuovi compiti. In ogni caso, prioritario è che su questa vicenda sia fatta quanto prima chiarezza. È evidente che sussistono doveri di riservatezza; ma è altrettanto evidente che sussistono, non secondari, altri doveri di informativa e di visibilità che, approssimandosi il 30 di questo mese, diventano ancora più stringenti. Le aree circoscritte di difficoltà nel sistema hanno bisogno di scelte chiare; vale per le good banks, così come per gli altri casi, noti a tutti.