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 2016  settembre 27 Martedì calendario

IL CANONE DI 749 INCLUDE 150 DI SPESE CONDOMINIALI

A Berlino si scandalizzano: un appartamento di dieci metri quadrati, anzi per la precisione di 9 e 70, proposto in affitto per 749 euro, 75 euro a metro quadrato. «Klein aber fein », piccolo ma raffinato, promette l’annuncio online sul sito immowelt.de. Il minuscolo presunto gioiello si trova nella zona della Bergmannstrasse a Kreuzberg, una delle più ambite, per chi ama chiasso e movida, esattamente nella Riemannstrasse al numero 16.
L’ affitto kalt, freddo, cioè quello base è per la verità di 599 euro, a cui si aggiungono 120 euro di spese, e trenta di riscaldamento. E chi lo vuole conquistare deve anticipare tre mensilità «kalt».
Un furto, si commenta, dato che gli affitti medi, sempre kalt, a Berlino oscillano tra i 6 euro in periferia e i 14 al centro. Lo stesso appartamento era stato offerto in vendita all’inizio dell’anno per 99 mila euro, cioè quasi 10 mila euro a metro quadrato. Nessuno ha abboccato, ed ora si cerca di trovare un inquilino. A quanto pare, ancora invano. Per un confronto, l’assitenza sociale garantisce a un single un appartamento di 45 metri quadrati, ma il proprietario, Jachiel Skurnik, si difende: «Il mio è di lusso, una Porsche nell’immobiliare. Il divano di letto è un oggetto di design, e c’è una tv al plasma».
Sospetto che la cella di Berlino sia uno specchietto per le allodole. Lo propongono solo per poi far alzare il prezzo degli appartamenti normali. È vero che in certe vie i prezzi per le case nuove hanno raggiunto i 10 mila euro a mq., ma nella Bergmannstrasse che piace ai giovani stranieri si è ancora intorno ai 4 mila.
Herr Jachiel sarà uno speculatore, ma non capisco perché i berlinesi si lamentino. Continuano a chiedere «siamo diventati una metropoli?» Ma entrare nel club ristretto di Londra, Parigi, Madrid o di Roma e Milano, ha il suo prezzo. Quand’ero appena arrivato a Parigi, decenni fa, come corrispondente, cercavo casa. Le agenzie avevano la cattiva abitudine di mettere annunci con il solo indirizzo, senza indicare il prezzo e la superficie. Desideravano contattare i clienti, per poi offrire in seconda battuta quel che loro cercavano. Così vidi di tutto, da magioni nobiliari a stamberghe. Uno spreco di tempo.
L’appartamento più piccolo legalmente proponibile era, forse lo è ancora, uno studio di 12 metri quadrati, con tre prese d’acqua. Però ti offrivano anche studiette fuori legge, di dieci metri quadrati, o anche meno. Come a Berlino, metropoli o forse ancora no. Ne vidi una a Saint Germain, diabolicamente minuscola: ai piedi del letto era sistemata la piastra della cucina, pericolosa per chi superasse il metro e ottanta. La doccia era nell’armadio. Però dalla finestra si scorgeva il Cafè Flore, quello di Sartre e di Simone de Beauvoir. Mentre ammiravo la vista, avevano già firmato il contratto alle mie spalle con qualcun altro. Non mi ricordo quale fosse il prezzo.
I giornali si chiedono come si possano chiedere 75 euro al metro quadrato violando la legge entrata in vigore il 1° giugno del 2015 che impone di rispettare il Mietspiegel, cioè l’affitto medio della zona. Non si potrebbe andare oltre il 10%. E non si può aumentare oltre questa percentuale l’affitto vecchio per un nuovo inquilino. Ma non solo a Berlino, in nessuna città tedesca, la norma viene rispettata. Gli agenti immobiliari, con la scusa della privacy, si rifiutano di rivelare quanto pagasse il vecchio affittuario. E i trucchi sono infiniti: si gonfiano le spese accessorie, con l’assenso dell’inquilino, o si chiede un supplemento per la cucina, o di rilevare i mobili come se fossero nuovi o d’antiquariato. Nessuna legge può calmierare i prezzi, come è avvenuto per l’equo canone in Italia. A Berlino mancano gli alloggi di taglio medio perché li hanno comprati gli italiani e gli altri stranieri, che li tengono vuoti o li affittano ai turisti. E si trova sempre qualche disperato disposto a farsi taglieggiare.