Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  settembre 16 Venerdì calendario

LA CARICA DEI QUATTRO DI VISEGRAD

Grandi discussioni, soprattutto in Italia, su quali sono gli equilibri europei del momento, cioè sul gioco delle alleanze. Soprattutto ora che il Regno Unito sta uscendo dall’Unione. Si dice che l’asse franco-tedesco è cosa del passato. Si immagina un direttorio a tre fra Berlino, Parigi e Roma. Si sogna un’alleanza dei mediterranei alternativa al dominio tedesco. In realtà, una forza emergente c’è, anche se non l’abbiamo voluta vedere fino a questo momento. D’ora in poi, sarà sempre più ambiziosa perché ritiene di sapere cosa deve fare la Ue per non andare a catafascio. Si tratta dei Paesi dell’Europa centrale e orientale, soprattutto dei cosiddetti Quattro di Visegrad (V4), un’alleanza tra Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria.
«Noi di Visegrad sappiamo cosa fare per riformare la Ue in senso migliore», ha detto più volte, durante un incontro tra capi di governo dieci giorni fa, la primo ministro polacca Beata Szydlo. La teoria, sua, condivisa dal governo di Varsavia e accolta sostanzialmente dagli altri Paesi del V4, è che la Brexit abbia aperto nella Ue una “opportunità storica”, come sostiene il primo ministro ungherese Victor Orbán: quella di indirizzare la riforma della Ue – a questo punto obbligatoria – nella direzione di ridimensionare il ruolo della Commissione europea a esecutore delle decisioni dei governi e di dare maggiore potere non solo al Consiglio europeo (i capi di governo) ma anche ai parlamenti nazionali. I Quattro di Visegrad non vedono solo l’opportunità creata dalla Brexit: sono anche convinti di avere la forza di imporre buona parte delle loro idee. Secondo Orbán, infatti, i Paesi dell’Europa centrale e dell’Est sono l’unica forza in crescita del Vecchio Continente, per dinamicità economica e ideale. «Se nella vecchia Europa dite a un giovane di studiare perché il suo futuro sarà migliore, vi riderà in faccia – dice - Da noi no, perché sa che sarà migliore. Il sogno europeo si è spostato da Occidente a Oriente».

Li guardavamo dall’alto in basso Su queste basi, il Gruppo di Visegrad intende d’ora in poi presentarsi in formato unito, coalizzando attorno a sé anche altri Paesi nordici e dell’Est, su questioni specifiche, dalla sicurezza all’immigrazione. Per anni noi occidentali abbiamo guardato dall’alto in basso i nuovi arrivati dell’Est. Ora, improvvisamente, scopriamo che sono una forza reale e determinata. Che ci piacciano o meno le loro politiche, dobbiamo sapere che oggi sono i soli europei di successo. E che ora vogliono contare.