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 2016  agosto 31 Mercoledì calendario

LADY ACQUA, LA PRESIDENTE ACEA UN PO’ PUBBLICA E TROPPO PRIVATA

Ci sono indirizzi che contano più di una sede di governo. Palazzi dove si incrociano i destini di quello che la multinazionale francese Suez chiamava “l’essenziale per la vita”. Acqua ed energia, grandi opere e infrastrutture, quei beni comuni che sono da sempre mercato sicuro. Lo studio legale Bonelli Erede Pappalardo il prossimo 6 settembre ospiterà i sindaci ribelli di Latina, convocati dalla banca irlandese – con capitale statale tedesco – Depfa, per discutere il loro voto nell’assemblea dei soci di Acqualatina, il gestore del sistema idrico della provincia pontina. Primi cittadini sotto tutela, legati da contratti di pegno blindati, dove i finanziatori possono esautorare la volontà dei Comuni se qualcosa non li convince. Una storia – raccontata dal Fatto Quotidiano nelle scorse settimane – dove affiora il crocevia degli interessi finanziari per l’acqua nel nostro Paese: uno snodo dove banche, società e consulenti si incontrano e si sovrappongono.
Catia Tomasetti, 52 anni, avvocato ben noto nel milieu europeo degli affari nel settore idrico è senza dubbio la professionista più influente del settore. Chiamata dall’allora sindaco di Roma Ignazio Marino nel 2014 a presiedere il consiglio di amministrazione di Acea – primo operatore nel settore acqua in Italia e secondo in Europa – continua a mantenere il suo prestigioso posto di partner dello studio Bonelli Erede Pappalardo, l’ufficio dove passano le milionarie consulenze sul finanziamento delle aziende partecipate dallo Stato e dalle multinazionali dei servizi.
La questione dei mutui Depfa concessi ad Acqualatina nel 2007 – grazie ai pegni sulle quote dei Comuni che possono escludere i sindaci dalla scelta delle strategie aziendali – la conosce bene. Nel 2011, appena entrata nello studio Bonelli, guidava il team di legali che assisteva la società di Latina, proprio su quel finanziamento.
Incarico che lo studio Bonelli lascia poco dopo, per assistere – nel 2013 – la stessa Depfa, sempre sul dossier del finanziamento del gestore idrico pontino. Insomma, finanziato e finanziatore. Ma Catia Tomasetti ha un nome che pesa ovunque in Italia, ove si parli di acqua e di banche. Come recita il suo curriculum, “viene regolarmente incaricata da autorità pubbliche della redazione di alcune normative”. Un esempio: “La legge regionale sul sistema idrico integrato in Toscana”, spiega al Fatto Quotidiano, Regione dove i contratti di finanziamento basati sul pegno delle azioni dei Comuni hanno avuto successo.
Il suo nome ritorna nei progetti di finanza per gli acquedotti della provincia di Pisa e di Arezzo, due casi molto simili alla vicenda Acqualatina: in cambio dei fondi, i Comuni hanno dovuto firmare pegni, con clausole che possono comportare – in caso di “evento rilevante”, casistica che include anche la ripubblicizzazione integrale della società – l’esautorazione dei Comuni. Troppo potere in poche mani? “Non ho ruoli esecutivi in Acea – spiega al Fatto – proprio per evitare commistioni: non sono io che decido, non sono io che faccio la strategia da sola”. Sostiene che in questa fase delicata per il sistema idrico del Lazio, che vede Acea in trattativa per acquisire proprio il controllo di Acqualatina, diventando il gestore unico della regione, lei non ha in realtà nessun ruolo: “Su Acqualatina ho fatto presente all’amministratore delegato di Acea, Alberto Irace, che proprio perché io in passato avevo delle conoscenze, avendola assistita legalmente, dovevo essere isolata dal dossier”.
Lo studio Bonelli – che la vede partner – ha di certo un ruolo da protagonista nella vicenda, tanto da essere stato indicato come sede dalla banca Depfa per l’incontro con i sindaci della provincia di Latina: “Nel mio studio ci sono altri avvocati bravissimi – spiega Catia Tomasetti – che seguono queste pratiche ora, ma io non posso parlare con loro sulle questioni che riguardino Acea. Studi come il nostro hanno un severo sistema di cosiddetti ‘muri cinesi’, proprio al fine di evitare qualsiasi conflitto di interesse”. I “muri cinesi” – ovvero il divieto di comunicare tra chi, nello stesso studio, segue dossier potenzialmente collegati o in conflitto – rischiano di essere, in Italia, una separazione fragile.
Mentre il presidente di Acea, Catia Tomasetti, continua a seguire la Banca Depfa in Calabria, dove l’istituto di credito di Dublino ha ancora in mano i pegni della Sorical, il gestore degli acquedotti partecipato dalla Regione, il mercato dell’acqua appare sempre più affare per pochi. Un sistema a porte girevoli, con gli stessi nomi e tanti monopoli di fatto. In Acqualatina, ad esempio, l’amministratore delegato è Raimondo Luigi Besson, ingegnere vicino al Pd romano. Fu lui alla fine degli anni ‘90 a disegnare la legge regionale sul sistema idrico integrato per il Lazio. Pochi anni dopo venne chiamato dai francesi di Veolia per dirigere la calabrese Sorical, e, in epoca più recente, Acqualatina. Prima esperto per il pubblico, poi per il privato.
Nel frattempo la politica – che dovrebbe dettare le strategie – rimane immobile. “Le questioni del mutuo Depfa lasciamole agli avvocati, i sindaci pensino ad altro”, ha commentato il sottosegretario alle riforme Sesa Amici, in un incontro tra i sindaci della provincia di Latina durante la Festa dell’Unità nel paesino di Rocca Gorga. Cari sindaci, certe cose è meglio lasciarle nelle mani di chi conta veramente.
Andrea Palladino, il Fatto Quotidiano 31/8/2016