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 2016  agosto 24 Mercoledì calendario

ETNA E VESUVIO A NOZZE


«Ci siamo guardati e non abbiamo più smesso». Così Margareth Madè e Giuseppe Zeno, nuova coppia di bellissimi del cinema italiano, raccontavano un anno fa in anteprima a Vanity Fair il loro colpo di fulmine.
Oggi, come vedete dalle nostre foto esclusive, è già tempo di nozze. Celebrate il 20 agosto in Sicilia, terra d’origine della sposa. Lei, bellissima in abito di pizzo bianco di Giorgio Armani Privé Haute Couture, ha detto sì a Giuseppe nella chiesa di San Giovanni Battista, detto San Giovannello, a Ortigia, Siracusa. «Appena l’ho vista me ne sono innamorata: è senza tetto e ha riaperto da poco, dopo essere stata chiusa per anni», racconta Margareth.
Entrambi volevano una cerimonia intima, solo la famiglia e gli amici più stretti, pochissimi i volti dello spettacolo. Dopo il rito, però, spazio ai festeggiamenti: aperitivo e cena placé nell’orto botanico di un castello nell’entroterra siciliano, dove un amico degli sposi ha suonato le «loro» canzoni, prima tra tutte Tu si ha cosa grande di Modugno. A chi fa notare che stanno insieme da appena un anno Madè replica: «Già dai primi incontri era evidente che ci fossimo “trovati” ed entrambi siamo stati chiari nelle intenzioni. Non siamo due ragazzini, io ho 34 anni. Giuseppe stava per compiere i 40 e mi ha detto: “Non voglio giocare, voglio costruire qualcosa di concreto, non ho tempo da perdere». Pochi mesi dopo lui si presentava con l’anello. «Ci tenevamo al matrimonio, siamo credenti». L’abito bianco lo sognava dall’infanzia? «Per me il matrimonio è sempre stato una favola e la famiglia un obiettivo: i miei genitori si sono separati quando avevo 8 anni, sono stata cresciuta da mia madre e dai nonni. Con mio padre ho un rapporto, ma non quello classico padre/figlia, la verità è che c’è stato poco». Lei invece ha sempre messo la vita privata al primo posto. «Ho fatto rinunce professionali di cui dopo mi sono anche pentita perché non stavo con la persona giusta. Ma quelle esperienze sono servite: quando ho incontrato Giuseppe ero pronta, avevo raggiunto una certa consapevolezza, e poi, a voler credere nei segni, mio marito si chiama come mio padre, come mio nonno che è stato un riferimento e come Tornatore, il regista che mi ha scoperta».
All’epoca di Baarìa lei faceva la modella a Milano, dove si era trasferita a 15 anni dalla Sicilia. «Le origini sono tutto, mi considero una donna del Sud per attaccamento ai valori della famiglia, alla natura, alle tradizioni; gli stessi principi di Giuseppe, napoletano cresciuto in Calabria. Con lui mi sono subito sentita a casa».
Zeno, primo di quattro figli, sapeva da sempre di volere una famiglia. «Puoi farlo prima o dopo, dipende dagli incontri. Nasciamo individui, soli, ed è bello lungo il cammino della vita trovare una persona con cui condividere». A Vanity Fair, cinque anni fa, raccontò che per permettersi dei figli bisogna avere stabilità professionale ed economica. «Ho visto mio padre spaccarsi la schiena sui pescherecci per anni per mantenerci: con questo lavoro sono e resto un “precario” anche se di lusso. Scegliere di fare l’attore mi è costato per anni il rapporto con papà, che avrebbe voluto seguissi le sue orme. Dopo tanti sacrifici, anche se non mi sento arrivato so di aver raggiunto la maturità per far viaggiare vita professionale e privata in parallelo. L’incontro con Margareth è stato una congiuntura astrale perfetta».
È vero che si era innamorato di lei vedendola in Baarìa? «Mi colpirono i suoi occhi che trasmettevano purezza e ingenuità. Margareth è diversa dalle altre attrici che spesso sgomitano per una parte: si capiva che lei, una modella, era prestata a questo lavoro e questo comunicava grande verità». A fare lo stesso mestiere non si rischia di entrare in competizione? «Dopo l’attenzione planetaria sul film di Tornatore mia moglie avrebbe potuto navigare verso Hollywood, ma per lei la professione non è al primo posto».
«Giuseppe è nato per fare questo lavoro», spiega la sposa, «non potrebbe fare altro, a me invece è capitato. Sono un passo indietro rispetto a questo fuoco che lui ha dentro, quindi non solo non c’è competizione ma sono orgogliosa di lui». Potrebbe fare solo la mamma? «Non metto paletti, ci sono fasi in cui coltivi di più la vita privata fino a quando arriva un’altra occasione per cui valga la pena. I figli li vogliamo, anche più di uno, se e quando Dio vorrà mandarceli ma senza ansie. Un bambino non si programma».
Bellissimi, esposti a mille tentazioni, come gestite la gelosia? Parola a Margareth: «Se fai questo mestiere non puoi essere geloso, non vivresti più. Mi infastidisco solo se qualcuno cerca di intromettersi tra noi. Lui nega di essere geloso, non chiama per controllare, non chiede dove sono, solo perché è orgoglioso. Io sono l’Etna e lui il Vesuvio: posso fare qualche botto ma non succede niente di grave, lui, se esplode, distrugge». Come l’ha conquistata? «Regalandomi un giardino». Prego? «Nella casa dove viveva, a Roma, c’è un giardino con limoni, ulivi, gelsomino. La prima volta che me l’ha mostrato ha detto: “L’ho preparato per te, stava aspettando te”. Ho aggiunto il fico d’india e l’aloe, dalla mia terra, e hanno preso benissimo».