Giuseppe Culicchia, Vanity Fair 24/8/2016, 24 agosto 2016
TI AMO, DONALD
«Alzo gli occhi con ammirazione verso l’altissima Trump Tower, che splende orgogliosa nella luce del tardo pomeriggio». Donald Trump? L’idolo di Patrick Bateman. Il serial killer vero o immaginario protagonista di American Psycho, il romanzo più celebre e controverso di Bret Easton Ellis, cita il nome del candidato alle Presidenziali Usa ben 25 volte nel corso del libro. Bateman di Trump sa tutto, e, affascinato dall’arrivismo e dalla spregiudicatezza del suo eroe, vera e propria incarnazione del tycoon capace di fare così tanti soldi da comprarsi il mondo, non si perde neppure le notizie di gossip che riguardano Ivana, la Trump-moglie dell’epoca. «È l’auto di Trump quella?», chiede all’annoiatissima amante Courtney avvistando una limousine. Quando l’amico McDermott vuole ferirlo, fa notare a Bateman che Trump ha definito la pizza del Pastels «la migliore di Manhattan», cosa che mette a dura prova il nostro, visto che poco prima l’ha stroncata perché «secca». Tra le sue priorità, procurarsi «un invito al party di Natale a bordo dello yacht di Trump». Certo Bateman non può immaginare che di lì a un quarto di secolo Trump sarà in corsa per le Presidenziali. «Manifesti sbiaditi di Donald Trump sulla copertina di Time rivestono le finestre di un altro ristorante abbandonato», nota a un certo punto, e la sola vista della faccia del miliardario è per lui un’iniezione di fiducia. Alle modelle che intende seviziare e uccidere, dà appuntamento per l’aperitivo al Trump Plaza. Per spostarsi, prende oltre al taxi la navetta Trump. Ma quando definisce «una figata» il ristorante dove ha portato a cena un paio delle sue prossime vittime, una di queste ribatte: «Una figata, Patrick? Ci mangia Donald Trump, in quel posto». Poco dopo Evelyn, la sua fidanzata, sbotta: «Questa tua ossessione deve finire!». E invece, potrebbe essersi trattato solo dell’inizio.