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 2016  agosto 23 Martedì calendario

QUANT’È DIFFICILE TROVARE NEL PD QUALCUNO CHE DIFENDA IL “SÌ”

Trovare qualcuno che venga a difendere la riforma costituzionale voluta dal governo Renzi su un palco, in un dibattito con un esponente del fronte del No, è un’impresa quasi impossibile.
Sabato si tiene a Roma la festa del Fatto Quotidiano, nel quartiere Testaccio, alla Città dell’Altra economia. Il dibattito di apertura non poteva che essere dedicato al referendum d’autunno sulle riforme. Abbiamo invitato uno degli esponenti più noti del fronte degli oppositori, cioè Salvatore Settis: già direttore della Normale di Pisa, firma di Repubblica, intellettuale pubblico stimato, autore di recente per Einaudi di un saggio sulla Costituzione. Il tipo di interlocutore, insomma, con cui tutti quelli che chiedono di discutere della riforma renziana “nel merito” dovrebbero aver voglia di confrontarsi.
Non è così. Trovare un esponente del “Sì” disposto al confronto non è stato facile. D’accordo, è estate, il preavviso non era molto, ci sono le vacanze. Ma c’è anche il referendum tra poche settimane, un passaggio da cui molto dipende e a cui il fronte del Sì dovrebbe essere già molto preparato, secondo quanto aveva lasciato intendere il premier Matteo Renzi . Negli inviti siamo partiti ovviamente dal governo e dal premier in persona. Nessuna risposta. Siamo passati ai ministri: Maria Elena Boschi si è negata, Marianna Madia, Carlo Calenda, Graziano Delrio e Maurizio Martina sarebbero stati disponibili, ma sono bloccati dalle vacanze o da iniziative di partito.
L’unico che declina senza scuse è Dario Franceschini: da quando è diventato ministro della Cultura, spiega, è diventato “monotematico”: parla soltanto di turismo o di cultura. Non di Costituzione o referendum.
Non è un appartenente al Giglio magico renziano, e forse per questo è libero di accettare, Andrea Orlando, ministro della Giustizia, è il solo che ha dato la sua disponibilità ad affrontare un dibattito: discuterà sabato 3 settembre con il professor Gustavo Zagrebelsky alla festa del Fatto nel Parco della Versiliana, a Marina di Pietrasanta in Versilia. Ma resta il problema della festa di Roma.
Nella Capitale non si trova un solo sostenitore della riforma. Esaurito il governo, passiamo ai vertici del partito, ma i leader Pd sono tutti in giro per le feste dell’Unità o in vacanza, approfittando delle ferie lunghe del Parlamento: il presidente del partito Matteo Orfini sarebbe pronto a un dibattito con Settis, ma si deve dividere tra le tante “feste del Sì”.
Altri parlamentari sono irraggiungibili o impegnati, da Andrea Romano a Debora Serracchiani. Anche Piero Fassino, ex sindaco di Torino, è in vacanza. Idem Gianni Cuperlo e Pier Luigi Bersani. Non si può muovere da Lucca Marcello Pera, ex presidente del Senato per Forza Italia che sostiene il Sì. Fuori gioco, causa impegni pregressi, Arturo Parisi, ulivista del “Sì”. Facciamo un tentativo disperato: Giorgio Napolitano, l’ex presidente è il referente ultimo del progetto riformatore. Nonostante i suoi rapporti poco cordiali con il Fatto, magari questa volta ha voglia di intervenire. Ma il suo portavoce è in vacanza negli Usa, fino a settembre non sentirà il presidente.
Almeno gli intellettuali d’area, quella che sui giornali da mesi si dedicano a spiegare e difendere la riforma, saranno pronti e combattivi, si immagina. Ma tutti quelli sentiti dal Fatto hanno una giustificazione per non essere a Roma con Settis: il più amareggiato sembra essere il politologo Roberto D’Alimonte (lo “zio” della riforma, ha ispirato la legge elettorale abbinata), ma non ce la fa a rientrare dalle vacanze.
Stessa giustificazione per altri professori, Michele Salvati, Franco Bassanini, Stefano Ceccanti, Salvatore Vassallo, Tiziano Treu. Il costituzionalista Carlo Fusaro e lo storico Guido Crainz hanno scritto un libro a sostegno del “Sì”, ma il primo ha già un impegno, l’altro è in finale a un premio. Il manager Chicco Testa è in partenza per la Russia. Uscendo da Roma e dal Parlamento, finalmente si trova un eroico renziano disposto al dialogo con Settis e il pubblico del Fatto: il sindaco di Firenze Dario Nardella.
Certo, se gli attivisti del “Sì” saranno così sfuggenti, Renzi fa bene a iniziare la sua tattica di contenimento danni in caso di vittoria del “No”.
di Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 23/8/2016