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 2016  agosto 22 Lunedì calendario

ASINO PER SETTE

Nella sua tenuta a Casale Marittimo (Pisa) sulle colline tra Volterra e Bolgheri, Oliviero Toscani ha diversi animali fra cui un asino di nome Rocco, 12 anni, a cui è affezionatissimo: «L’asino è un grande lavoratore, si sacrifica, dà tutto, non tradisce, non ha grandi esigenze. Un tempo, prima dell’industrializzazione agricola, era perno fondamentale, umile ma prezioso per il contadino. Il paradosso è, guardando ai presuntuosi umani di oggi, che purtroppo ci sono pochi asini e troppi somari: in politica, nelle aziende, in tv, in strada. La moda dei selfie per esempio è un esercizio di stupidità assoluta. Rocco è mille volte più intelligente di quelli che mi chiedono un selfie per poi scaricarlo su qualche social forum» (Paracchini, Cds).

L’asino (Equus asinus), anche chiamato somaro o ciuco.


Vive fino a trent’anni.

Ha un’eccellente memoria (può riconoscere un altro asino visto 25 anni prima).

Si nutre del foraggio povero rifiutato dalle mucche.



Origini: probabilmente discende da asini selvatici africani, addomesticati 6.000 anni fa in Numidia e poi diffusi dall’uomo in tutto il mondo.

L’asino, animale già noto a Semiti ed Egizi. Dalla Mesopotamia e dall’Egitto fu portato in Grecia e a Roma; nel Medioevo carovane di asini percorrevano la Via della Seta verso la Cina; anche Colombo ne portò alcuni con sé in America allo scopo di produrre muli.

Nell’Egitto dei faraoni era sacro a Seth, gli ebrei del deserto lo adoravano, nella mitologia cinese si ricorda il magico asino di Chang-Kuo-lao, uno degli otto Immortali: l’animale conduceva il suo padrone per centinaia di miglia al giorno e la sera, quando non serviva più, poteva essere ripiegato e riposto come fosse un pezzo di carta.



«E di quante feste medievali e di quanti aneddoti popolari è stato protagonista quell’asino! Per esempio fino a quando durante la Controriforma non venne proibita, una "festa degli asini" era celebrata a Beauvais il 14 gennaio: giorno in cui la Chiesa commemora il ritorno della Sacra Famiglia dall’Egitto. La popolazione intera, posta su un asino la più bella ragazza del paese con in un braccio un bambino, li accompagnava personalmente alla chiesa madre, dove li deponeva sull’altare maggiore. E, come se ciò non bastasse, durante tutta la messa i fedeli, coralmente, gareggiavano a chi imitasse con maggior precisione il raglio asinino» (G. Pellegrino). (Cesare Biasini Selvaggi, I segreti del presepio, Piemme).


A Galatina, in provincia di Lecce, si narra che il Redentore fu posto nella mangiatoia appena nato, su un po’ di paglia, tra il bue e l’asinello. Il bue, accortosi che il bambino aveva freddo, gli si avvicinò e con il suo alito lo riscaldò. L’asino, invece, cominciò a ragliare come se fosse di maggio, e gli impediva di addormentarsi. La Vergine per premiare il bove gli diede forza e pazienza, e per punire l’asino lo fece rozzo e ignorante.

Lo scrittore Erri De Luca dice che nel presepe il suo personaggio preferito è «l’asino, forte e paziente. Quando ero bambino se ne vedevano ancora e poi è simbolo della mia squadra, il Napoli. Senza contare che le Scritture lo descrivono come una cavalcatura nobile, più ancora del cavallo».


Gli asini sono famosi per la loro testardaggine: in realtà, hanno una forte percezione del pericolo e sono piuttosto sensibili. A differenza dei cavalli, che quando si spaventano si imbizzarriscono, gli asini restano piantati dove sono e ragliano forte.

Sono gli unici animali a non arretrare di fronte a un leone.

Meno irascibile del cavallo, i medici lo utilizzano per curare problemi di deambulazione, disturbi dell’alimentazione, autismo, ecc (onoterapia).



Dimensioni: variabili a seconda della razza. Mediamente 250 kg di peso e tra i 90 e i 130 cm di altezza alla spalla.


I calci sferrati dagli asini sono di una precisione millimetrica.


La femmina inizia a riprodursi a circa un anno. Dopo 12 mesi di gestazione nasce un piccolo di 8-14 kg che, dopo mezz’ora dal parto, è già in grado di alzarsi e di poppare.


Nel deserto è in grado di sentire il richiamo di un altro asino a più di 60 chilometri di distanza.

Più forte di un cavallo in proporzione alla stazza, è capace di portare senza sforzo il 30% del proprio peso.


L’asino dorme tre ore al giorno.

Gli asini hanno 62 cromosomi, 16 più dell’uomo.



Il latte d’asina, usato per l’alimentazione dei bambini con forti allergie, perché ha un profilo biochimico simile a quello del latte materno ed è molto più digeribile rispetto a quello di mucca e di capra.


Per i Romani il latte d’asina era una bevanda di lusso. Ippocrate lo raccomandava per avvelenamenti, intossicazioni, dolori articolari, cicatrizzazione delle piaghe, ecc.

Poppea e Cleopatra per mantenere la pelle giovane facevano il bagno nel latte d’asina.
Le antiche romane usavano maschere di bellezza a base di urina di asino.

A Parigi, nel Settecento, le signore compravano latte d’asina, a più di 8 franchi al litro, nelle “stalle asinine”.

Sebbene manchi un censimento mondiale sulla popolazione asinina, esistono i dati per alcuni paesi: nel 2004 la Spagna contava 130.000 capi, la Francia 25.000, la Grecia 145.000, l’Italia 75.000, l’Irlanda 15.000, il Portogallo 170.000, il Regno Unito 10.000, la Svizzera 2.000. Al di fuori dell’Europa: in Algeria nel 2004 i capi erano 340.000, in India 1.500.000, in Cina 11.000.000.

In Italia negli anni Cinquanta c’erano quasi un milione di asini. Oggi sono cinquantamila (dati Coldiretti).

In Italia ci sono nove razze di asini: gli asini dell’Amiata, quello bianco, quello di Pantelleria, il ragusano, il sardo il grigio siciliano e quello di Martina Franca. Tra le più rare quella di Pantelleria e dell’Asinara e il Romagnolo.
Dell’asino romagnolo, noto per il suo temperamento vivace, sono rimasti 570 esemplari (erano solo 76 nel 2005) impegnati nella produzione di latte per uso pediatrico e per l’onoterapia.
Dall’incrocio fra asino e cavalla nasce il mulo. Tra cavallo e asina il bardotto. Muli e bardotti sono sterili.

Tra gli amuleti anti gravidanza usati nel medioevo in Europa alcuni erano realizzati con cerume di mulo (ibrido sterile figlio di asino e cavalla).

In origine mulato, dal latino mulus, ”mulo”, significava “animale nato da uno stallone e da un’asina” ma nello spagnolo del XVI secolo passò a indicare chi era nato da un “europeo” e da un “moro”.

I muli sono più intelligenti di asini e cavalli. Lo hanno dimostrato Leanne Proops, Faith Burtdeen e Britta Ostham delle Università del Sussex e di Canterbury in uno studio dal titolo "Mule cognition: a case of hybrid vigour”, pubblicato su "Animal Cognition”. L’esperimento è consistito nel verificare, in muli, cavalli e asini, le capacità di abbinare simboli visivi (quadrati, croci, cerchi ecc.) all’ottenimento di una remunerazione (una carota). Ebbene, le due specie pure e il loro ibrido hanno tutte dimostrato di saper apprendere a discriminare tra simboli, presentati a coppie, di cui solo uno garantiva la remunerazione. I muli, però, hanno surclassato sia i cavalli che gli asini mostrando prestazioni decisamente superiori.

«La proverbiale cocciutaggine dei muli non va attribuita a niente di più profondo del loro uso da parte di persone abitualmente insensibili agli animali e indifferenti al loro benessere» (Peter e Jean Medewar nel saggio intitolato Da Aristotele a Zoo).

A Sidmouth, nel Devonshire, Inghilterra, è in funzione dal ’69 il Donkey Sanctuary, un centro di cura per asini abbandonati, maltrattati o che i padroni non possono più custodire. Aperto 365 giorni all’anno dalle nove del mattino al tramonto, 11 fattorie per 1.800 acri di terreno, ha ospitato finora migliaia d’asini. A Sala, Biella, dal 2009, col supporto del Donkey Sanctuary, ha aperto il “Rifugio degli asinelli” che ospita asini malati, attempati, maltrattati.




Nel 1925, il presidente degli Stati Uniti Calvin Coolidge viveva alla Casa Bianca in compagnia di dieci cani, tre gatti, un papero, un canarino, un furetto, un cucciolo d’ippopotamo e un asinello.



«Ho adottato un ciuchino a distanza, Donkey-shot, che vive nel Devon. Ho un debole per i somari sin dai tempi della scuola: quando hanno cominciato a venir rimpiazzati dagli ape car ho sentito che dovevo fare qualcosa. Gli spedisco un vaglia mensile: sapere che bruca sereno grazie alle mie sterline mi far star meglio» (Claudio Bisio).



Nel 2005 alle Barbados una zebra africana e un asino domestico hanno messo al mondo un ibrido, subito ribattezzato ”zonkey” (asino in inglese è donkey). Battezzato Alex, l’animale ha le orecchie e le zampe a strisce mentre il resto del corpo ha il colore del cioccolato al latte. Il muso invece ricorda quello di un cavallo, con il tipico segno a ”V” nel centro.

«Per quanto si bastoni un asino non si riuscirà mai a farne una zebra» (William Thackeray).


Alcuni appunti di Guglielmo Marconi sul suo diario di scuola: "Pane e salame per colazione: 0,25 lire; una mela: 0,05 lire; stallaggio per l’asino: 0,50 lire". Degna Marconi: «Il suo asinello gli costava più del vitto».

Per assistere alle lezioni del professor Righi, Marconi raggiungeva l’università di Bologna in sella a un asino, percorrendo ogni giorno oltre undici chilometri.




A Monte Baducco, in provincia di Reggio Emilia, esiste il più grande allevamento d’Europa di asini. Circa 800 esemplari, almeno undici razze diverse, anche le più rare (l’elegante romagnolo, il Martina Franca, l’Amiatino, il piccolo e nero sardo, il San Domenico, l’asiatico, il pezzato irlandese, il bianco egiziano, l’andaluso, il ragusano). Giuseppe Borghi, 70 anni, fondatore del centro: «Contrariamente a quanto si pensa, l’asino è docile, diventa un animale ostinato e testardo soltanto quando è soggetto a ripetuti maltrattamenti».

Giuseppe Borghi, che ha fondato l’allevamento nel 1996: «Il desiderio di aprire questo agriturismo nasce dal sogno di una vita. Mio padre faceva il mezzadro e io lo aiutavo. Ero ancora un bambino, andavo al casello a prendere l’acqua potabile a tre chilometri di distanza e tornavo a casa, sempre in groppa alla Gina, la nostra asina. Lei era diventata la mia compagna. Stavamo sempre assieme, la portavo anche al bar a guardare la tv. Mi prendevano un po’ in giro, ma il nostro era un rapporto speciale. Lì ho scoperto la loro docilità e l’umiltà, che rendono i ciuchini animali domestici unici». Poi arrivò l’epoca delle macchine agricole, delle automobili a portata di mano. «Mio padre si comprò un trattore». E niente più somaro. «Imparai a fare il fabbro. Dopo 22 anni, avevo racimolato abbastanza per cominciare la mia avventura. Comprai tre asini e chiesi al Comune il permesso per aprire una stalla per l’allevamento. Non mi credevano, pensavano fossi pazzo. Ma si sono dovuti ricredere». I tre capostipiti — «Dante, Giuditta e l’Eleonora» — sono ancora lì, anche se un po’ acciaccati. («Un somaro può vivere fino a 30-35 anni se allevato con cura. Li vendo agli appassionati: servono circa 400 euro per un maschio, dagli 800 ai mille per una femmina; ne piazzo circa 300 l’anno»). Poi c’è Pierino, lo stallone romagnolo; Nerone, l’imponente e inusuale esemplare dal pelo corvino. E Morello, battezzato così vent’anni fa in onore di Dario, calciatore granata della storica Reggiana da serie A (ma militò anche nell’Inter, nel Bologna e nel Genoa). «Quando ha saputo che c’era un asino col suo nome è voluto a venire a conoscerlo a tutti i costi».

“Asinino Reggiano”, il primo formaggio al mondo prodotto esclusivamente con latte di asina. Il risultato è stato ottenuto nel più grande allevamento d’asini d’Europa, l’azienda Montebaducco di Quattro Castella (Reggio Emilia).


«Un giorno un asino e un maiale s’incontrarono, e il maiale fa all’asino: ”Ma che brutta vita che fai, ti caricano di pesi dalla mattina alla sera e tu avanti e indietro, avanti e indietro... e il giorno dopo di nuovo carico di pesi e avanti e indietro, avanti e indietro. Guarda, fai davvero una brutta vita”. L’asino guarda il maiale e dice: ”Ma tu non sei quello dell’anno passato, vero?”» (Alberto Patrucco).


«Il raglio, tra le voci della natura, è una delle più intensamente drammatiche, espressione di un’urgenza irrimandabile, di una volontà di non tacere più dopo aver troppo taciuto» (l’architetto Paolo Portoghesi).

Flaubert da Napoli: «Sono sempre in eccitazione, fotto come un asino sbardato».