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 2016  luglio 23 Sabato calendario

ZIKA FA PAURA O NO?

Pericolo reale o psicosi? L’entità del virus Zika continua a far discutere a livello internazionale. L’argomento torna d’attualità nel periodo pre-olimpico, essendo il Brasile il Paese più colpito al mondo. Non sarebbe lo Zika in sé a preoccupare, ma le possibili conseguenze, fra cui la microcefalia.
L’Oms descrive i sintomi «simili a quelli della dengue, con febbre, eruzioni cutanee, congiuntivite, malessere e cefalea» per un periodo «fra i 2 e i 7 giorni», mentre il tempo d’incubazione non è stato ancora definito ma sarebbe di pochi giorni.
Esiste quindi il rischio che gli atleti siano infettati durante le prove, ma soprattutto che i numerosi stranieri possano contribuire alla diffusione del fenomeno.
Non tutti, però, la pensano così.
Secondo Andrew Parsons, presidente del Comitato Paralimpico brasiliano e vicepresidente del Comitato Paralimpico internazionale, esiste una distorsione: «Su alcune questioni si tende a esagerare e penso che lo Zika sia una di queste. Lo percepiamo nei nostri viaggi all’estero. Si è registrata una diminuzione dei casi, non saremo in estate, e non penso che lo Zika possa minacciare l’organizzazione delle Olimpiadi e nemmeno che a partire da queste possa esserci un boom di casi all’estero. Le persone non torneranno disseminando Zika, anche perché c’è bisogno di un vettore come il mosquito (Aedes aegypti, ndr)», ha dichiarato a SportWeek. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, «Zika è un virus emergente trasmesso dalle zanzare e identificato per la prima volta in Uganda nel 1947 fra gli animali e nel 1952 fra gli esseri umani». L’Aedes aegypti, oltre allo Zika, trasmette dengue e chikungunya, malattie infettive da non sottovalutare.
Il Ministero brasiliano della Salute “combatte” su due fronti: prevenzione e comunicazione. Sì, perché le defezioni degli atleti per Zika stanno “macchiando” l’immagine dei Giochi e da tempo la questione si è trasformata da sanitaria in politica. Gli ultimi dati, diffusi il 13 luglio, lasciano spazio all’ottimismo.
Fino al 28 maggio si sono registrati 161.241 casi probabili in tutti gli stati brasiliani, un’incidenza di 78,5 ogni 100.000 abitanti. «Quest’anno il picco è stato nella terza settimana di febbraio, con 16.059 casi. Nell’ultima di maggio, ne sono stati registrati solo 12. Un crollo del 99,9%», secondo Brasilia. Le cifre sono diverse quando si parla dei casi di microcefalia, numerosi soprattutto nel Nord-Est del Paese. Degli 8.451 casi sospetti, ne sono stati confermati 1.687, mentre 3.622 sono stati classificati come «normali». Altri 3.142 sono ancora sotto esame. L’ultima rinuncia è stata quella del golfista Francesco Molinari. Una decisione dettata da altre ragioni, anche se «zika non ha aiutato».
Le indicazioni delle autorità rimangono le stesse: spray contro le zanzare e magliette a maniche lunghe, nei limiti del caldo carioca. La stagione invernale aiuterà a mitigare la presenza degli insetti, così come le aree olimpiche dove non è stata rilevata una presenza considerevole del mosquito. Ma quando bisogna stare attenti? «Soprattutto di giorno», ci spiega Helena Maria Carneiro Leào, presidente dell’AMPE (Assoçiao Medica de Pernambuco) e dirigente per le perizie mediche dello Stato.
Perfino la dottoressa fatica a inquadrare definitivamente la presenza dello Zika virus in Brasile, anche se di una cosa sembra certa: «Si è diffuso dopo la Coppa del Mondo». E quindi verrebbe dall’esterno, non dall’interno del Paese. L’unto tacciato di essere l’untore, una “condanna” ricorrente nella storia brasiliana.
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