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 2016  luglio 23 Sabato calendario

SU MISURA PER IL SUCCESSO. LA CORSA DELLA KOREA A QUALCHE CENTIMETRO IN PIÙ

Per gli italiani di una certa età non sarà difficile ricordare lo choc della sconfitta nella finale della Coppa del mondo di calcio 1966 contro il Sud Corea. Ci fu un moto di sorpresa globale quando i nostri campioni tricolori dovettero soccombere a undici indemoniati folletti sotto il metro e sessanta.
Esattamente 50 anni dopo, però, l’ormai ricco Paese dei Samsung, di Hyundai e Daewoo, vive un fenomeno certo inimmaginabile in quei tempi ormai remoti seguiti alla guerra contro il Nord comunista. Altezza e aspetto fisico non hanno mai contato infatti così tanto per le ultime generazioni di una società supertecnologizzata, dove rimbalzano dalla tv alla stampa nuovi canoni di bellezza: figure longilinee e volti da star del cinema, da K-pop, insomma, ovvero l’onda coreana di artisti che hanno esportato la Korean wave tra milioni di giovani asiatici.
La Corea del Sud ha il più alto numero di chirurgie plastiche procapite al mondo, con oltre 980mila operazioni registrate nel solo 2014, ovvero 20 persone “rifatte” ogni 1000 contro la media Usa di 13. E non si interviene soltanto sulle labbra, sulle guance o sui seni. A crescere costantemente è anche il numero dei pazienti che si sottopongono a dolorosi e costosi interventi per raggiungere la statura ideale di Sam (1,73) spilungona del celebre gruppo delle Nine Muses (le nove muse), o, per i maschi, l’ 1,84 di Rain, corrispettivo asiatico tra Michael Jackson e Ryan Gosling in quanto a professione e popolarità.
Il fenomeno “dell’allungamento” ha qui radici storiche che risalgono a quando, negli anni 50, molti chirurghi americani si offrirono di ricostruire arti e volti distrutti durante la guerra contro la Corea del Nord. Oggi i medici coreani sono diventati a loro volta maestri di operazioni e trattamenti, sia di plastica facciale sia per innalzare una popolazione geneticamente di piccola statura.Nemmeno Taiwan, il Giappone e la Thailandia, pure tra le prime cinque al mondo come numero di interventi, battono un trend che sta attraversando a tutti i livelli una società sempre più competitiva e stressata, dove fanno affari d’oro cliniche specializzate nell’aggiungere mediamente 4 o 5 centimetri ai corpi degli adolescenti con viti, protesi, farmaci ed esercizi. Si tratta di processi estremamente dolorosi, definiti da numerose organizzazioni dei consumatori e dei diritti dei cittadini “disumani”, spesso di ”dubbia efficacia” e comunque senza necessità cliniche, al pari dell’ultimo grido in campo chirurgico, la phonoplastic, che rimodella le corde vocali per ottenere effetti metallici, come quelli dei personaggi da fumetto.
I genitori sono i primi a spingere per gli interventi: «Servirà a dare a nostro figlio un futuro migliore», dicono (e l’espressione comprende un partner economicamente benestante e un lavoro di successo). E d’altra parte anche gli adulti non disdegnano ritocchi e trazioni, tanto gli uomini quanto le donne. I maschi rappresentano tra il 15 e il 20 per cento della clientela delle migliaia di cliniche sparse per le città coreane, centri che hanno nomi allusivi tipo Piccolo Volto, Magico Naso, Prima e dopo, Rinascita, Top Class, Voglio essere. Tra queste la competizione è tale che si arriva a propagandare le proprie prerogative senza preoccuparsi di scadere nel cattivo gusto: come il centro chirurgico multato salatamente, qualche mese fa, perché mise online una torre fatta con le mandibole “avanzate” dei 1000 clienti sottoposti alla più popolare delle tecniche, l’ovale a V con guance a doppia C.
L’appiattimento estetico ha raggiunto nel paese livelli tali per cui nessuno si stupì quando il popolare sito Buzzfeed pubblicò, un paio d’anni fa, un articolo che sottolineava come le concorrenti per diventare Miss Korea 2013 fossero pressoché identiche, secondo standard esplicitamente richiesti dalla giuria del concorso, “grandi occhi da bambola e mascelle a forma di cuore”, oltre che un’altezza minima difficilmente raggiungibile lasciando fare alla natura. Appena l’anno prima, la vincitrice venne ribattezzata dai media “Miss plastica facciale” per i vari interventi cui fu sottoposta, e parecchie ex concorrenti ammisero pubblicamente di essersi lasciate convincere a farsi rimodellare in cambio di una possibilità di carriera.
Il modello estetico cui si ispirano i coreani è quello occidentale: ridurre l’effetto a mandorla degli occhi e rimpolpare le palpebre, appuntire i nasi, estendere la fronte, aggiungere una fossetta sotto le guance, riallineare gli angoli della bocca per renderla eternamente sorridente, alzare natiche e anche.
L’altezza, è l’ ossessione principale. Lo ha persino teorizzato in diretta tv uno studente che partecipava a un popolarissimo talk show: «Sotto 1,80 sei un perdente», ha detto. Per fare dei propri figli dei “vincenti”, quindi, i genitori coreani sono disposti a spendere fino a 2000 euro al mese in terapie e trattamenti che permettano ai loro rampolli, spesso figli unici ultracoccolati, di trovare felicità e affermazione sociale.
La procedura per allungare che spopola in questo momento è quella inventata dal chirurgo russo Gavril Abramovich Illizarov. Metodo originariamente impiegato per gli affetti da nanismo o da gravi malformazioni fisiche, comporta la frattura delle ossa di entrambe le gambe per “avvitare” poi gli arti a un telaio esterno in acciaio che permette la graduale estensione di tendini e muscoli. Tutto il processo può durare un anno, e richiede un sacrificio e una determinazione fuori dal comune, visto che gran parte dei giovani sottoposti a questi trattamenti nel frattempo deve anche studiare per non restare indietro nell’altra competizione nazionale obbligatoria, quella tra i banchi di scuola.
Apgujeong Dong, nel cuore del celebre distretto di Gangnam reso celebre dal rap di Psy, è il quartiere dei ricconi e dei grandi magazzini dove sono ospitate ben 500 delle migliaia di cliniche, ospedali e centri ortopedici interamente adibiti alle operazioni più ardite nel campo della chirurgia estetica. Yongsuh, 12 anni, è una paziente che si è sottoposta a una tecnica più blanda (ovvero senza frattura) di allungamento di tendini e muscoli per favorire “naturalmente” la crescita delle ossa con l’aiuto di medicine e strumenti meccanici. «Se sei alto acquisti più fiducia in te stesso», ci ha detto Yongsuh sotto lo sguardo amorevole della madre, che la accompagna tre volte a settimana a fare gli esercizi di trazione con speciali macchine a cinghia. «Se sei piccolo», aggiunge la ragazza, «ormai sei soggetto allo scherno degli altri».
C’è qualcosa nelle sue parole che tocca una corda della cultura nazionale: le antiche divisioni feudali tra i ricchi ben nutriti della casta aristocratica yangban e il popolo, anticamente sfruttato e mingherlino dei cheonmin, che oggi rivendica uno status migliore. Secondo Wang Sang Min, docente di psicologia della Yonsey University, i coreani di ogni ceto puntano al chemyon, termine che tradotto vuol dire qualcosa tipo “salvare la faccia”. Dove, spiega Wang, oggi «la “faccia” è l’insieme delle apparenze di ricchezza, potere e salute da esibire all’esterno per ottenere maggior prestigio».
Il contesto legislativo in cui si muovono le varie équipe mediche estremamente permissivo. Farmaci e tonici tradizionali a base per esempio di ginseng e corna di cervo, spesso privi di adeguati test scientifici, si possono reperire ovunque, senza contare la tolleranza dello Stato per l’uso e abuso di ormoni e cellule staminali.
Non a caso, peraltro, la Corea del Sud è stata negli anni scorsi al centro di controversie scientifiche internazionali. Nel ’95 e poi nel ’97 vennero annunciati i primi esperimenti di clonazione di cellule umane, poi ufficialmente interrotti. E ancora, nel 2007 alcuni scienziati di Seul modificarono il Dna di un gatto per renderlo fosforescente e poi ottenere, con le sue cellule, una speciale razza felina. Chissà che con il tempo non si arrivi a clonare direttamente coreani alti come svedesi.