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 2016  luglio 24 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - I POKEMON IN SIRIA


Sebbene originariamente fossero solamente 151, il numero complessivo di Pokémon ha raggiunto le 251 unità con i videogiochi Pokémon Oro e Argento. Durante la terza generazione sono stati introdotti ulteriori 135 Pokémon e, dopo la pubblicazione dei videogiochi Pokémon Diamante e Perla, i Pokémon sono diventati in totale 493. Con l’arrivo della quinta generazione il numero di Pokémon è salito a 649. Nella sesta generazione il totale dei Pokémon raggiunge le 721 unità, a cui si aggiungono le megaevoluzioni (W)

REPUBBLICA.IT
Un Pokémon seduto sulle macerie di un palazzo: sullo sfondo, un’auto in fiamme e lo scheletro di una città devastata dalla guerra. Pokémon Go, il videogioco basato sulla realtà aumentata geolocalizzata con Gps, è arrivato anche in Siria. I piccoli mostriciattoli appaiono su veicoli militari, accanto a combattenti dello Stato islamico; scivolano nelle tubature rotte, mentre alcuni ragazzini nuotano in acque luride; fanno trasalire, nelle strade sventrate dalle bombe, attorno a bambini che hanno perso tutto. Si chiama "Pokémon Go In Syria - Part 1" l’opera fotografica di Khaled Akil, artista di Aleppo. Un montaggio che mette insieme le rovine di un Paese distrutto da cinque anni di guerra civile e il videogame più popolare del momento. "Mi sono reso conto di questa inquietante contraddizione tra l’allegro mondo dei Pokémon e i pericoli che i siriani vivono ogni giorno" ha spiegato l’artista ad Al Jazeera. "Mi sono chiesto come sarebbe stato cacciare i Pokémon tra le rovine in Siria, e come un’applicazione per cellulari riesca ad attrarre più attenzione che le atrocità commesse nel mio Paese". Il lavoro di Khaled Akil non è l’unico appello che affianca i mostriciattoli alla drammatica realtà del suo Paese. Il precedente è di pochi giorni fa con le foto di bambini siriani pubblicate su Twitter che chiedono aiuto alla comunità internazionale: "Trovateci e salvateci" hanno scritto sui fogli in cui erano raffigurate le immagini di Pokémon Go

ULTIME DALLA SIRIA
ALEPPO - Nelle ultime 24 ore, quattro ospedali da campo e una banca del sangue che erano stati allestiti nella città siriana di Aleppo sono stati colpiti dai bombardamenti dei caccia russi e da quelli dell’aviazione del regime di Bashar al Assad. Lo riferisce un gruppo di medici locali, l’Associazione medici indipendenti, citata dall’Ansa.

Secondo l’associazione, in uno dei raid ha perso la vita un bimbo di appena due giorni, che era nato in un ospedale pediatrico nella zona orientale assediata della martoriata città. Il neonato è morto per un black-out di energia elettrica che ha fatto saltare l’approvvigionamento di ossigeno. E’ la seconda volta che questo ospedale viene bombardato negli ultimi nove giorni, ha precisato il gruppo di medici siriani. L’associazione ha avvertito che i quattro ospedali colpiti - l’Ospedale Pediatrico, quello Al Bayan, l’Al Zahraa e l’Al Daqaq - potrebbero essere costretti a sospendere la loro attività a causa dell’escalation dei bombardamenti.

Non è la prima volta che strutture civili e ospedali vengono prese di mira dalle parti in guerra: lo scorso febbraio attacchi missilitici su almeno cinque strutture mediche e due scuole tra Aleppo e Idlib hanno ucciso quasi 50 civili, inclusi bambini. Nell’ultima settimana di aprile bombardamenti aerei ed attacchi d’artiglieria hanno provocato oltre 200 morti fra i civili. Fra questi, almeno 50 erano bambini. Buona parte delle vittime si trovavano nelle aree fuori dal controllo governativo e sono state uccise nei raid aerei del regime nei quartieri nella zona a est e sud di Aleppo. Tra le strutture colpite c’era anche l’ospedale di Al Quds assistito da Medici senza Frontiere, un centro pediatrico dove sono morte almeno 20 persone, tra le quali sei componenti dello staff e l’ultimo pediatra rimasto in città, Mohammed Wasim Moaz.
Aleppo, bombe sull’ospedale Msf: muore l’ultimo pediatra
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All’inizio di maggio un bombardamento dei ribelli su un ospedale nel settore di Aleppo controllato dal regime aveva provocato la morte di 14 persone e decine di feriti.

E si aggrava di ora in ora la situazione dei 150mila civili rimasti intrappolati a Manbij, la città nella Siria settentrionale, tra Aleppo e Raqqa, alla cui periferia ieri sono entrate truppe arabo-curde con l’appoggio degli Usa. Gli abitanti della città sono esposti ai bombardamenti della Coalizione filo-Usa, agli spari dei cecchini curdi e alle rappresaglie degli ultimi jihadisti dell’Is rimasti nella zona.

"Non ci sono posti sicuri per proteggersi dai raid aerei. Ogni civile è considerato un terrorista dagli americani", afferma Muhammad Khatib, ex consigliere comunale di Manbij, fuggito a nord di Aleppo ma ancora in contatto giornaliero con i familiari rimasti in città.
I gruppi arabo-curdi "sono ancora lontani dal quartiere generale dell’Is", afferma Khatib. Tre giorni fa, le stesse forze vicine alla Coalizione avevano lanciato ai jihadisti un ultimatum di 48 ore, scaduto ieri mattina.

La zona, tra l’Eufrate e il confine turco, è teatro da fine maggio di un’offensiva delle "Forze democratiche siriane", guidate dall’ala siriana dei curdi del Pkk e sostenute dagli Stati Uniti. L’assedio di Manbij, centro vitale tra Aleppo e Raqqa - "capitale" dell’Isis in Siria - è descritto da curdi e da Stati Uniti come parte della "guerra al terrorismo".

Nei giorni scorsi, in bombardamenti della Coalizione filo-Usa a nord di Manbij, nel villaggio di Tukhar, un numero imprecisato di civili era stato ucciso. L’Unicef ha detto che nei raid sono morti più di 20 bambini. L’Isis aveva riferito di "160 morti", la tv iraniana di "140", l’agenzia siriana Sana di "120". Attivisti di Manbij fuggiti a nord dicono di aver documentato "210 morti". Anche ieri i bombardamenti della Coalizione sono stati intensi. "Almeno 12 raid hanno colpito la città e sono stati colpiti tre ospedali: "l’Amal, il Qrishman e quello pubblico", afferma Khatib.