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 2016  giugno 29 Mercoledì calendario

I MERITI DI PROFUMO E LE BUONE RAGIONI DEL SINDACO DI TORINO

Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo, ha risposto negativamente alla neosindaca di Torino, Chiara Appendino, che lo aveva invitato a valutare l’ipotesi delle dimissioni dalla carica per essere stato designato dal Comune di Torino solo poco tempo prima della competizione che l’ha eletta. La sindaca aveva anche sostenuto l’opportunità, per le diverse cariche di designazione pubblica, di prevedere un «semestre bianco» nel quale non sia consentito agli enti competenti, e in specie al Comune, di procedere a nomine e indicazioni. Quest’ultima proposta è senz’altro condivisibile: potrà essere opportuno considerare a parte le nomine in società quotate, come è stato suggerito, ma per il resto l’indicazione della sindaca, che è sperabile si traduca in una delibera comunale di indirizzo, ma cogente, ha un solido fondamento, mirando a evitare lasciti molto spesso determinati da valutazioni politico-partitiche obbedienti a dosaggi e a locali manuali Cencelli, al di là della persona prescelta che può avere tutte le doti e i requisiti possibili, ma è pur sempre marchiata, addirittura contro il proprio valore e la competenza, dalla nomina che appare sospettosamente frettolosa. Si potrebbe dire che dovrebbe essere proprio il rispetto della competenza e della professionalità, nonché dell’esperienza del nominato a evitare che si adotti un provvedimento che possa porre in una luce ambigua la persona prescelta, contro i suoi meriti.
Ciò vale a maggior ragione in una fondazione di origine bancaria, essendo stato prodotto, anche di recente, un processo di puntualizzazione normativa, che ha la sorgente nella legge Ciampi, per consolidare l’autonomia degli enti in questione dalla politica anche per rafforzare l’altra autonomia, quella delle banche, dalle stesse fondazioni. Il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, è stato protagonista di questo processo, rinsaldando i profili dell’autonomia, da ultimo, con il noto Protocollo Acri-Tesoro. Quanto alla richiesta di dimissioni, Profumo certamente non sbaglia nel ricordare che, quanto meno dal punto di vista della stretta configurazione delle regole, egli, indicato dal Comune di Torino fra i componenti del Consiglio generale della Compagnia, poi da questo è stato eletto presidente: dunque, ha detto in sostanza Profumo, è da quest’organo che dipende la mia nomina, non dall’ex sindaco Piero Fassino. Naturalmente sussiste anche una prassi che vuole che questo tipo di designazione sia quella che poi porta il designato alla carica di primo cittadino. Dunque, da un lato, norme e procedure positive, dall’altro, la consuetudine.
Molto riposa sul sentire dei singoli interessati, sulle valutazioni che si compiono, sulle sensibilità individuali, potendosi anche ritenere non opportuno, sotto il profilo proprio dell’autonomia, dare seguito a una indicazione per ordine del sindaco e smentendo il deliberato del Consiglio; anche la «resistenza» può avere, tuttavia, critici di altro genere. Insomma, la scelta è controversa ed è difficile una soluzione salomonica. Il problema sussiste, però. E allora, quanto meno per il futuro, occorrerebbe dare un segnale preciso e convincente. La sindaca Appendino ha il merito di avere sollevato il problema; ora, con equilibrio, si trovi la soluzione nell’interesse delle reciproche autonomie.
Contrarian, MilanoFinanza 29/6/2016