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 2016  giugno 29 Mercoledì calendario

LA RICETTA DI LADY SMARTPHONE: «COSÌ PORTO UN TOCCO UMANO FRA GLI INGEGNERI DELL’HI-TECH» – Al polso indossa un braccialetto di plastica azzurra con la scritta «Sostieni l’uguaglianza di genere»

LA RICETTA DI LADY SMARTPHONE: «COSÌ PORTO UN TOCCO UMANO FRA GLI INGEGNERI DELL’HI-TECH» – Al polso indossa un braccialetto di plastica azzurra con la scritta «Sostieni l’uguaglianza di genere». Ma non ha l’aria da pasionaria del femminismo. E neppure molto in comune con lo stereotipo, a metà tra il nerd e il venditore di sorrisi, del top manager di un’azienda hi-tech. Tanto più se asiatica come Samsung, che non ha mai brillato per riconoscibilità dei suoi leader. Younghee Lee è la forza creativa che negli ultimi anni ha svecchiato l’immagine e la comunicazione dell’azienda coreana. Samsung resta numero uno al mondo per gli smartphone ma ha cambiato passo negli eventi per il pubblico e per la stampa. Fino al colpo di teatro del Mobile World Congress di Barcellona (nel febbraio scorso), quando ha portato sul palco la star Mark Zuckerberg, partner nel progetto per la realtà virtuale. «Sono una delle poche donne ai vertici in questa industria? — ci racconta a Milano appena arrivata da Cannes, dove ha ricevuto per Samsung il premio per il Marketing creativo dell’anno —. Non che nelle aziende in cui ho lavorato prima ce ne fossero tante, persino nella cosmetica. Serve un ulteriore cambio di mentalità ma sono fiduciosa». Qual è stata la sua esperienza, di donna asiatica in un colosso asiatico? Ripenso a molte mie compagne di scuola o di università oppure a ex colleghe, bravissime. Tante di loro non lavorano più. È vero che tuttora in Corea e in altri Paesi asiatici molte donne pensano che “prima la famiglia” sia la regola. Ma vale in tante altre parti del mondo, forse anche per molte italiane, no? Io devo ringraziare il mio carattere e mio padre, che mi ha sempre detto: “Vai avanti, sii coraggiosa, sii tenace”». Nel suo ruolo di vice presidente esecutivo, con delega ai dispositivi indossabili, pensa di aver portato in Samsung un «tocco femminile»? Samsung era una tipica azienda di ingegneri, molto razionale. Quando sono arrivata nel luglio 2007 era totalmente orientata verso gli aspetti tecnologici. Forse più che un tocco femminile penso di aver portato un tocco umano. Non essendo un ingegnere non posso capire a fondo gli aspetti più tecnici. Il mio approccio è creare un legame tra utenti e tecnologia. Renderla comprensibile, fare in modo che abbia un impatto positivo sulle vite di tutti. Non lo penso perché sono una donna ma perché è naturale e giusto farlo. Da una parte c’è Apple, dall’altra i produttori cinesi sempre più aggressivi. Come combatte una battaglia su due fronti? Samsung è una delle aziende con i più alti investimenti in ricerca e sviluppo e con maggior numero di brevetti. Abbiamo un portafoglio prodotti che copre tutte le fasce di prezzo, abbiamo le risorse e le energie per questa sfida. È nella nostra vocazione giocare su più campi. Ma fare due cose insieme, come nella vita di tutti i giorni, è complicato. Vendere telefoni a 700 euro e oltre sta diventando difficile, quando sul mercato se ne trovano di ottima qualità già intorno ai 2-300 euro. È vero che il mercato è saturo e si allungano i tempi con cui si sostituisce lo smartphone. Ma se riesci a dare grandi prodotti con design innovativo c’è interesse anche sulla fascia alta. Il successo del nostro Galaxy S7, che sta andando molto meglio del precedente S6, è un buon esempio. Nello stesso tempo state cercando di andare oltre lo smartphone, con accessori e nuovi dispositivi. Pensiamo che il telefono sia il fulcro di un’esperienza più ampia. Per questo abbiamo creato un visore per la realtà virtuale, il Gear VR, una videocamera a 360 gradi, Gear 360. E poi smartwatch e bracciali per il fitness. I dispositivi indossabili però per ora non hanno sfondato. Che cosa manca? Se parliamo di smartwatch, nessuna azienda è riuscita a trovare un motivo davvero convincente per indossarne uno tutti i giorni. Io uso il mio Gear S2 per notifiche e informazioni sull’attività fisica. Per le fitness band il discorso è un po’ diverso: in Nord America, dove si fa molta attività sportiva all’aperto, il mercato è già maturo. A quando uno smartphone flessibile come un foglio di carta? Ho provato dei prototipi. Bellissimi. Ma per la commercializzazione servono molta ricerca e investimenti. Non solo il display dovrà essere flessibile, ma anche la batteria e tutti i componenti. Credo ci toccherà aspettare ancora qualche anno.