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 2016  giugno 29 Mercoledì calendario

“EXIT-BREXIT”, ECCO 4 MODI PER POTER EVITARE L’USCITA

BRUXELLES.
Dopo aver rinfacciato per decenni all’Europa la sua mancanza di legittimità democratica, le menti più sottili del Regno Unito si stanno esercitando da giorni a studiare il modo di mantenere la Gran Bretagna nella Ue nonostante il risultato inequivocabile del referendum, che ha decretato la volontà popolare di lasciare l’Unione europea. Secondo Gideon Rachman, del Financial Times,
l’idea tenterebbe lo stesso Boris Johnson, probabile prossimo premier britannico e leader dei conservatori che hanno abbandonato Cameron per fare campagna in favore del Leave.
In effetti il referendum britannico ha giuridicamente un valore puramente consultivo. E dunque paradossalmente la decisione di uscire dall’Ue dovrà essere ratificata da un Parlamento in cui la maggioranza dei deputati era favorevole al Remain. Solo a quel punto il prossimo capo del governo britannico potrà notificare questa decisione alle autorità europee, sempre che decida di farlo, e si avvierà il vero e proprio processo di divorzio dall’Europa. Il Parlamento europeo, la Commissione e molti capi di governo dell’Ue hanno sottolineato che la scelta del popolo britannico è chiara «e va rispettata». Senza contare che gli accordi di febbraio negoziati da Cameron, che garantivano alla Gran Bretagna una serie di condizioni speciali, sono automaticamente decaduti perché erano condizionati ad una risposta referendaria positiva. Ma la recente esperienza greca ci ha già offerto lo spettacolo di un Paese che prima respinge per referendum un accordo proposto da Bruxelles e poi ne approva, sempre per referendum, uno molto più duro. E dunque nulla impedisce che Londra imbocchi la strada già percorsa da Atene. Ecco, in sintesi, i vari modi in cui potrebbe farlo.
IGNORARE IL REFERENDUM
Certo sarebbe la soluzione più sfacciata e apertamente anti- democratica. Ma in teoria, essendo il voto dei britannici puramente consultivo, il governo e il Parlamento potrebbero bellamente ignorarlo. Se Downing Street non comunicasse a Bruxelles la volontà di ricorrere all’articolo 50 del Trattato Ue che regola l’uscita di uno stato membro, l’Europa non avrebbe nessuno strumento per espellere il Regno Unito. Resterebbe al nuovo premier il compito di spiegare agli oltre diciassette milioni di britannici che hanno votato per il Leave, che la loro volontà non conta nulla.
FARSI AIUTARE DALLA SCOZIA
La Camera dei Lord ha detto che la decisione di lasciare l’Unione europea dovrebbe essere ratifica anche dai parlamenti di Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Ma la premier scozzese Nicola Sturgeon, dopo che oltre il 60 per cento degli scozzesi si è pronunciato contro la Brexit, ha spiegato che il Parlamento di Edimburgo non ratificherà la decisione britannica di lasciare la Ue. Il Parlamento di Londra, che è sovrano in politica estera, potrebbe revocare agli scozzesi il loro diritto di veto innescando così un processo di secessione della Scozia dal Regno Unito. Ma potrebbe anche fare finta di piegarsi al «no» scozzese rinunciando ad invocare l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa per evitare l’uscita della Scozia dalla Gran Bretagna. Salverebbe forse la faccia, ma dovrebbe sempre vedersela con il 17 milioni di Leave.
RIFARE IL REFERENDUM
È già successo con la Danimarca nel 1992 e con l’Irlanda nel 2001 e poi nel 2008. Ma allora si trattava di bocciature alla ratifica dei Trattati di Maastricht, Nizza e Lisbona. In quei casi i governi di Dublino e Copenaghen fecero finta di negoziare con l’Europa qualche eccezione marginale e poi richiamarono il popolo a votare ottenendo il desiderato via libera.
RIAPRIRE I NEGOZIATI
Il nuovo governo britannico potrebbe essere tentato dall’idea di riaprire i negoziati con Bruxelles senza ricorrere all’articolo 50, senza quindi chiedere l’uscita ma cercando di ottenere condizioni più vantaggiose per poter indire un nuovo referendum nella speranza di ribaltare il voto del 23 giugno. Tutto questo fingendo di ignorare il fatto che il negoziato di uno status particolare per la Gran Bretagna era stato già condotto con successo da Cameron prima del voto. E respinto dagli elettori. Ma i leader europei, che non sono completamente sprovveduti, per una volta hanno giocato d’anticipo sui fini pensatori britannici. «No negotiation without notification», hanno detto all’unisono Merkel, Renzi e Hollande. Non si negozia su nulla fino a che Londra non notifica la sua intenzione di ricorrere all’articolo 50 per uscire dalla Ue. I margini per ottenere uno status privilegiato della Gran Bretagna erano già stati esauriti da Cameron. Boris Jonhson, se vuole annullare la Brexit, dovrà battere altre strade.
ANDREA BONANNI, la Repubblica 29/6/2016