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 2016  giugno 29 Mercoledì calendario

OGNI GIORNO CEMENTO SU 25 METRI DI COSTA

Il disastro è già stato compiuto: dei 6477 chilometri di costa che separano Ventimiglia da Trieste (comprese Sicilia e Sardegna, ma escludendo le piccole isole) ben 3291 chilometri – il 51 per cento del totale – sono stati trasformati e cementificati in modo irreversibile. E quel che resta rischia di continuare a sparire, mangiato da borghesissime e «sostenibili» villette. In barba alla legge Galasso, che avrebbe dovuto tutelare le aree entro i 300 metri dalla riva del mare, e che non ha purtroppo impedito che dal 1988 ad oggi venissero cementificati altri 220 chilometri di costa. Ogni anno, in media, 8 chilometri. Ogni giorno, in media, 25 metri di cemento fresco.
Questo è il triste bilancio che emerge dal Rapporto Ambiente Italia 2016, a cura di Legambiente e edito da Edizioni Ambiente, presentato ieri. Una fotografia della realtà delle coste italiane per certi versi drammatica, e che non riguarda solo l’aspetto del cemento. Di questo 51 per cento di coste costruite, 719,4 chilometri sono occupati da industrie, porti e infrastrutture; 918,3 sono stati colonizzati dai centri urbani e addirittura 1653,3 chilometri - il 25% dell’intera linea costiera – da ville e villette, edifici a «bassa densità». Tra le Regioni, il primato delle casette davanti al mare spetta alla Sicilia (350 km), seguita da Calabria e Puglia; la Sardegna è invece la regione più virtuosa per quantità di paesaggi naturali e agricoli ancora integri, e comunque è la regione meno urbanizzata d’Italia.
Ma l’assalto al mare non arriva solo dal cemento. Un terzo delle spiagge è interessato da fenomeni erosivi attualmente in espansione; 14.542 sono le infrazioni accertate nel corso del 2014 tra reati inerenti al mare e alla costa in Italia (40 al giorno, 2 ogni chilometro), ancora in crescita rispetto al 2013. L’habitat marino è costantemente messo alla prova dall’inquinamento, con il 25% degli scarichi cittadini ancora non depurati (40% in alcune località) e ben 1.022 agglomerati in procedura di infrazione europea (l’81% di quelli della Campania, il 73% della Sicilia, il 62% della Calabria). Il 45% dei prelievi realizzati da Goletta Verde nel 2015 è risultato inquinato, mentre la plastica continua a colonizzare spiagge e fondali marini. Solo il 19% della costa (1235 chilometri) è sottoposta a vincoli di tutela.
Ed è proprio a partire dalle 32 aree marine protette che bisogna lavorare per cercare di salvare quel che resta delle coste italiane. «E’ un modello che si è già rivelato di successo, anche dal punto di vista turistico – spiega Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – Ma bisogna anche muovere le ruspe per demolire le migliaia di case abusive che deturpano le nostre coste, e avviare operazioni di riqualificazione in aree che potranno, in questo modo, avere un futuro turistico fuori dal degrado».
Roberto Giovannini, La Stampa 29/6/2016