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 2016  giugno 29 Mercoledì calendario

UN’ALTRA LADY DI FERRO THERESA MAY PUÒ FERMARE L’AVANZATA DI JOHNSON

La chiamano la candidata «Stop Boris». È Theresa May, ministro dell’interno, la più accreditata nella successione di Cameron ora che il fascino e il sorriso dell’ex sindaco di Londra sono appannati dal caos post Brexit. Lei all’Europa non è mai stata affezionata, ma ha appoggiato il suo leader nella campagna del Remain, anche se tiepidamente, almeno nelle esternazioni pubbliche. D’altronde il ministro è una donna di pochi slanci e di grande fermezza. Ancora una volta la parola «acciaio» torna a colorare le cronache politiche inglesi, di nuovo una «iron lady» che potrebbe salvare Tory e Paese dai pasticci di due uomini, David Cameron e Boris Johnson.
IL GRADIMENTO
Secondo un sondaggio realizzato da YouGov per il Times è la May a raccogliere maggiore consenso fra i Tory a cui non piacerebbe premiare il tradimento di Johnson a Cameron e l’incertezza in cui il referendum ha gettato il Paese. Mentre la May ha mantenuto fedeltà al capo senza tradire le sue idee, a iniziare da quelle sull’immigrazione: regole più restrittive, anche quelle riservate ai cugini Ue. «Le nostre strade non sono lastricate d’oro, per molti migranti l’Europa e il Regno Unito sono posti in cui fare soldi. Ma non è così», scriveva al Telegraph l’estate scorsa prima della trattativa di Cameron sul tema a Bruxelles.
LA SFIDA CON MERKEL
E adesso questa sua visione che abbraccia le ragioni e del Leave e del Remain potrebbe essere vincente. Certo saranno interessanti, nel caso vincessero i Tory sotto la sua guida alle prossime elezioni, le trattative della Brexit con la signora Angela Merkel che rispetto alla circolazione delle persone nell’Ue non ha incertezze: non si tocca. Fino ad allora, però, la May sarà impegnata in una breve e intensa marcia verso Downing Street.
Gli inglesi hanno bisogno di stabilità e certezze per essere accompagnati fuori dall’Ue e la May sembra avere le caratteristiche per farlo: ministro dell’Interno da sei anni, fermezza nella gestione della macchina della sicurezza, dal controllo dei confini e dell’immigrazione, al terrorismo, indisponibilità a farsi mettere i piedi in testa, neanche dal suo leader, Cameron, che adesso la sostiene.
QUALCOSA DEL SUO PASSATO
È in queste ore, mentre la sua candidatura alla guida del partito si rafforza, che gli inglesi conoscono qualcosa in più su di lei perché la discrezione è la cifra di questa signora sessantenne, che è facile paragonare a Margareth Thatcher, la grande e severa madre del Paese che oggi in tanti rimpiangono. Ma a lei i paragoni non piacciono neanche con la Thatcher. Tantomeno con l’altro astro della politica made in Uk, la scozzese Nicola Sturgeon con cui condivide impegno e carattere, oltre a una sfrenata passione per le scarpe, ma non certo la visione sul Paese. A indicarle la strada sono stati solo i suoi genitori, mamma Theresa, conservatrice appassionata. E papà Hubert Brasier, vicario della Chiesa d’Inghilterra che le ha trasmesso la «vocazione» di prendersi cura della sua comunità. Cresciuta nell’Oxfordshire, ha studiato geografia al St Hugh’s college di Oxford, l’università «sforna premier». Ed è stata la sua coetanea, futuro primo ministro del Pakistan, Benazir Bhutto a presentarle suo marito, Philip May, grande appassionato di cricket come lei. Una volta laureata ha lavorato alla Banca d’Inghilterra e al traguardo dei 30 anni, nel 1986, ha deciso di scendere in campo candidandosi per il consiglio comunale nel quartiere londinese di Merton, nel sud di Londra. L’arrivo a Westminster nel 1997 come deputata del nuovo collegio elettorale del Maidenhead. Poi la gavetta in diversi governi ombra, e nel 2002 la nomina a presidente dei Tory, la prima donna a diventarlo. Adesso l’ultimo obiettivo: 10 di Downing Street.
Maria Corbi, La Stampa 29/6/2016