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 2016  giugno 29 Mercoledì calendario

“LONDRA SUBITO FUORI DALLA UE O TRADIREMO 17 MILIONI DI PERSONE” – [Intervista a Farage] – Nigel Farage s’appoggia al marmo rosa dell’ingresso di Palazzo Justus Lispius illuminato dal sole della sera

“LONDRA SUBITO FUORI DALLA UE O TRADIREMO 17 MILIONI DI PERSONE” – [Intervista a Farage] – Nigel Farage s’appoggia al marmo rosa dell’ingresso di Palazzo Justus Lispius illuminato dal sole della sera. Ha l’inevitabile sorriso trionfale, «una faccia da lenza» l’avrebbero definita le nonne d’una volta. Ha vinto il referendum e ora, il leader indipendentista dell’Ukip, aspetta di vedere cosa succede. Non lo allarma il futuro del Regno Unito, non quanto il destino che prevede per l’Eurozona. «La crisi dell’euro sta tornado, la rivedremo in estate – assicura –. Succederà certamente in Grecia e non è impossibile che generi sconquassi nel settore bancario italiano». È preoccupato per le nostre banche? «Molto. Perché l’Italia è un grande Paese. Mi spiace quello che è successo ai greci, ma cinicamente si potrebbe dire che era solo un 3% del Pil. L’Italia rischia. Non c’è stata crescita per quindici anni. Non è un Paese prospero». Colpa dell’Ue? Starebbe meglio senza euro? «È possibile che sì. Certamente, avrebbero potuto beneficiare di una svalutazione competitiva della lira». Non teme la caduta della sterlina? L’import sarà più caro. «Sarà un bene per noi. Oltretutto, non viviamo in una stagione in cui l’inflazione è un problema per l’economia». A Bruxelles c’è chi crede che Londra non chiederà mai di uscire dall’Ue. Possibile? «È uno scenario orribile. Così tradiremmo la fiducia di 17 milioni di persone. E ci saranno conseguenze politiche anche più gravi di quelle che abbiamo visto con questo referendum». Senza l’articolo 50, lei si vede il prossimo premier? «Questo non lo so. Ma se questo governo tradisce la fiducia, le prossime elezioni saranno molto interessanti». Quando? «In teoria è il 2020. Il nuovo premier conservatore potrebbe però indirle in novembre, è una cosa che sentiamo dire». Sarà Johnson? «Potrebbe essere. La leadership dei Tories viene in genere vinta dalla persona che alla vigilia non è sotto i riflettori. Qualcuno che spunta dal nulla. Adesso è difficile dirlo». Perché non si dimette dall’Europarlamento? «Perché abbiamo vinto la guerra ma non c’è ancora la pace. È importante che noi si resti a vedere cosa succede e che tutto sia fatto a dovere». È sicuro che non si candiderà nel 2019? «Spero di no. Dovremmo essere fuori nel 2019. Se non dovessimo esserlo, arriverebbe il doppio dei deputati Ukip. Sarei qui e sarei una seccatura doppia!». Il suo alleato Grillo ha una posizione non sempre chiara sull’Europa. Come la valuta? «I Cinque Stelle sono un movimento riformista euroscettico che sta andando straordinariamente bene. Hanno preso Roma! La loro è una posizione coerente. Loro non credono che in questa fase l’Italia dovrebbe lasciare l’Unione europea. Ma questo non vuol dire che le cose possano cambiare nel giro di qualche anno. Chi chiede le riforme, una volta che si accorgesse che le riforme non avvengono, potrebbe decidere di andare via». Crede che Juncker o Tusk dovrebbero andarsene? «Non lo faranno». Il suo futuro? Che farà quando il suo sogno sarà realizzato? «Ho lavorato nel mondo degli affari. Per vent’anni. Molto anche in Italia. Non so, davvero. Ma una volta ottenuto il mio obiettivo potrei dire: “Grazie a tutti, me ne vado”». Marco Zatterin, La Stampa 29/6/2016