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 2016  giugno 25 Sabato calendario

COSI IL QUATAR CONQUISTA LO SPETTATORE

Se gli arabi conquisteranno sul serio l’Europa e il mondo, allora lo faranno sotto le insegne d’una religione inattesa: il calcio. C’è una televisione del Qatar che sta infatti avanzando inesorabilmente nel deserto delle reti pubbliche del Vecchio Continente offrendo una programmazione ventiquattrore su ventiquattro fatta di analisi, dirette, eventi speciali e da una rigorosa campagna acquisti di tutti i migliori ex campioni disponibili sul mercato e tramutati in commentatori in abito blu.
Un’armata che si chiama beIN SPORTS, pay tv nata ufficialmente soltanto nel 2012 ma già presente in trentadue Paesi, con la bellezza di 200milioni di sottoscrittori e che pare destinata a diventare l’Al Jazeera del pallone. E non solo, visto che l’ufficio diritti appena inaugurato a Londra sta acquisendo a suon di petroldollari le esclusive di tutti i top events in cartellone come di ogni propaggine di nicchia della passione sportiva: dai tornei del circuito WTA del tennis femminile fino alla MotoAmerica, dalla pallamano alle botte da orbi delle Mixed Martial Arts. «La nostra missione è trasmettere, nella lingua di elezione di ogni singolo Paese e rigorosamente in diretta, tutto il meglio che il mondo sportivo abbia da offrire», dice Yousef Al Obaidly, amministratore delegato di un gruppo da millenovecento dipendenti e sedi operative a Parigi, Barcellona, Miami, San Paolo, Jakarta e Doha.
A chiunque si trovasse in Francia durante gli Europei di calcio, ad esempio, non può essere sfuggito come ogni singola televisione del Paese, da quelle piazzate nelle terrazze dei bistrot fino ai maxischermi degli aeroporti, fosse sintonizzata su beIN. Anche grazie all’ingaggio di due “faccioni“ amatissimi oltralpe: Marcel Desailly, strappato nel 2014 a Canal+, ma soprattutto il normalmente restio Arsène Wenger, che dopo vent’anni alla guida dell’Arsenal si sfa forse preparando un futuro in tv. «In effetti, siamo gli unici in Francia a possedere i cinquantuno match in esclusiva», dice da Parigi un rappresentante dell’emittente. «TF1, per capirci, può trasmetterne soltanto undici». E idem può fare l’altra emittente storica Canal+, che non a caso ha cercato recentemente di stringere con beIN un accordo di collaborazione da 1,8 miliardi, tale da garantire al sodalizio l’ottanta per cento di tutti gli eventi sportivi trasmessi in Francia. Matrimonio tra colossi, però, momentaneamente bocciato dall’autorità antitrust. E che potrebbe però tracciare il sentiero per l’arrivo di beIN in Italia: Vincent Bolloré, magnate del gruppo Vivendi e principale partner francese dei qatariani, ha acquistato da poco la piattaforma Mediaset Premium. Una prima testa di ponte per lo sbarco nel nostro Paese, potenzialmente, è piazzata. Diventa intanto inesorabile anche l’avanzata in Spagna, con un canale tuttocalcio nato a marzo 2015 che già manda in onda milleduecento partite l’anno tra Liga, Serie A italiana, Champions e Europa League.
Come incessante è la campagna acquisti negli Usa, dove beIN copre tutte le principali discipline e da poco anche lo sport collegiale, mossa fatta apposta per garantire al gruppo un bacino giovane d’appassionati. E nella hall of fame del gigante del Qatar non mancano i volti italiani: Bobo Vieri viaggia spesso negli Emirati e soprattutto a Miami per raccontare il calcio europeo, e le sue interviste ad altri campioni nella rubrica Vieri’s vieti) sono magari un po’ tecniche ma piuttosto ficcanti (quella a Raul, ad esempio, è disponibile su YouTube). Mentre nel suo memoir sui Mondiali in Messico del 1986 (La mano di dio, Mondadori) Diego Armando Maradona ammette di nutrire una vera passione per i commenti di Alessandro “Spillo” Altobelli, ospite fisso nella sede qatariota del canale. Presieduto tra l’altro da Nasser Al-Khelaifi, ex tennista del circuito ATP, presidente della federazione tennistica asiatica nonché a capo di Qatar Sports Investiments, la società proprietaria del Paris Saint Germain.
Più che un’invasione, una lenta morsa di serpente. Alle cui spire, gli appassionati europei si stanno abbandonando volentieri.