Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 28 Martedì calendario

SE FACEBOOK DECIDE LE ELEZIONI

La politica è comunicazione. È noto. La comunicazione nella politica non è una cosa platonica: sopra le idee, sotto i mezzi d’informazione che le distribuiscono. Non è così. Le idee si formano nel momento in cui si comunicano, e se allertano le corde emotive. Qual è la notizia? È il ruolo formidabile che internet, anzi Facebook, hanno assunto nel determinare le opinioni degli elettori. Il media che si sta imponendo anche nella politica è proprio internet. D’altra parte è pervasivo nelle nostre vite, non era difficile aspettarsi che lo diventasse anche in politica.
Qualche dato. Richiesti di indicare quale mezzo d’informazione ha pesato di più nella decisione del voto (ricerca Pragma-Sociometrica) il 32 % indica la Tv, ma il 26 indica la Rete. Il giudizio di amici e parenti è sceso al suo minimo storico, con il 5%: perciò gli «amici» che contano non sono quelli che ci stanno accanto fisicamente, ma quelli della nostra bacheca Facebook. Influenze specifiche sul voto? Enormi. Su 100 persone che hanno votato per Raggi, il 46 % si è fatta un’idea proprio su internet; su 100 che hanno votato Giachetti, solo il 18% ha fatto lo stesso. Che cosa colpisce di più di quello che internet offre? È il dialogo con i candidati (l’interlocuzione diretta – non importa se vera, finta, o per interposta persona - raccoglie il 58 % delle preferenze) poi arrivano i video con il 48% e poi c’è facebook (33). Facebook significa essere intimi nella piazza: è un’ambiguità che solletica gratificazioni e narcisismi, e ridefinisce il concetto di amico come sodale. Subito dopo arrivano le foto, su cui fa conto il 30 %. Le foto! Quando si dice che un’immagine vale più di mille parole, qui lo vediamo.
Siamo in una nuova competizione su chi crea meglio emozioni: la parola scritta? i video? le foto? Tutti concorrono sullo stesso piano. Dimenticate il resto.
È un bene, è un male? Domanda inutile, perché i mondi nuovi non sono più manichei dei vecchi. Certo, discutere su internet è un bene, perché più la politica appartiene a tutti e meglio è. Certo su internet è facile che girino bufale, fake, notizie incontrollate e s’imponga una certa credulità. Su internet è facile (e intollerabile) l’insulto, che è il contrario della democrazia. E ancora, c’è la tendenza a selezionare quelli con cui si è già d’accordo: avere un nugolo di persone pronto a cliccare «mi piace» dà identità (o almeno la rafforza). Più che ad aprire dibattiti, spesso serve a chiuderli. Se la politica è comunicazione, dobbiamo essere esigenti e rigorosi anche su internet.