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 2016  giugno 28 Martedì calendario

FIGLI «Palleggiava con i limoni, le mele, le arance. Puntava un bersaglio e lo colpiva. Un vaso, un soprammobile

FIGLI «Palleggiava con i limoni, le mele, le arance. Puntava un bersaglio e lo colpiva. Un vaso, un soprammobile. Io sentivo il rumore dei cocci e cominciava il fuggi fuggi: Graziano si nascondeva, io raccoglievo tutto prima che mia moglie si arrabbiasse. Ogni tanto lei mi chiedeva: “Ma su quel mobile non c’era una bomboniera?”» (Roberto Pellé, padre di Graziano, attaccante della nazionale italiana). PADRI «A me piacevano le macchinine, poi a 4 anni mi sono ritrovato con la prima palla di spugna tra i piedi e non l’ho più mollata. Siamo tre maschi in famiglia: io sono il solo che ha deciso di fare il mestiere di papà. Senza che lui mi abbia mai imposto niente» (Federico Di Francesco, calciatore, attaccante del Lanciano e figlio dell’allenatore del Sassuolo Eusebio). NONNI «Mio padre mi ha chiamato così in onore di Eusebio. Se fossi nato dopo, ora forse sarei Johan… E pensare che Ulivieri mi chiamava l’olandese perché in campo sapevo fare di tutto... Cruyff ha cambiato il calcio ed è un grandissimo esempio, valido ancora oggi: guardate il Barcellona» (Eusebio Di Francesco). TIFOSI «Sono un presidente tifoso, non un tifoso presidente. Non ho mai voluto creare sogni e false speranze. A una brutta verità o a una bella bugia, preferisco la prima» (Claudio Lotito, presidente della Lazio). VISCERE «In Italia vivete il calcio così visceralmente che mi ricorda il mio Egitto» (Mohamed Salah, calciatore, trequartista della Roma). SOCIAL «Prima il calcio era migliore, c’era più rapporto umano anche con i compagni. Ormai quasi tutti pensano solo ai social e a quelle cose lì, mentre a me non interessano proprio. Una volta era diverso. Forse perché c’erano meno stranieri, però ci si divertiva di più. Anche il rapporto con i giornalisti era più facile, più diretto» (Francesco Totti, capitano della Roma). VICINO «Non è solo una questione psicologica, Djokovic sta semplicemente giocando alla grande. Ma dai nostri ultimi match ho imparato molte cose, sento che gli sono vicino, e avere Ivan Lendl accanto può aiutarmi molto» (Andy Murray, tennista, considerato il rivale più accreditato di Novak Djokovic a Wimbledon). ANCORA «Io gioco perché mi diverto ancora tanto. Una finale o una vittoria Slam in più o in meno non mi cambia la vita» (Roger Federer, tennista).