Daniela Minerva, la Repubblica 28/6/2016, 28 giugno 2016
IL TAR, BIG PHARMA E LE CARTE BOLLATE
Con una spesa farmaceutica che tocca i 28,9 miliardi, in crescita costante (+8,6% nel 2015), bisogna risparmiare. Il Veneto ha perciò messo in gara due gruppi di farmaci che fanno lo stesso mestiere: gli inibitori della pompa protonica (per reflusso e ulcere) esomeprazolo, pantoprazolo e omeprazolo, e i soppressori del testosterone (contro il tumore della prostata) leuprorelina e triptorelina. D’altra parte è noto che spesso tra una medicina e l’altra c’è solo una differenza minima, quasi cosmetica. E l’Agenzia del farmaco ha stabilito che le molecole che il Veneto vuole mettere in gara per abbassarne il prezzo hanno la stessa efficacia terapeutica. Ma il Tar del Lazio ha detto no: la decisione «deve essere motivata e deve essere seguito un iter decisionale verificabile». Ma verificabile da chi? Per questo c’è la Commissione tecnico-scientifica dell’Agenzia, che ha preso la decisione. È, nel bene e nel male, l’organo tecnico del governo. Basta e avanza. E questa storia laziale è un altra picconata alla separazione dei poteri, scientifico e giudiziario. Nel paese in cui è normale che un tribunale amministrativo smentisca la massima autorità in materia di farmaci.