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 2016  giugno 28 Martedì calendario

MESSI, SARA’ VERO ADDIO?

Perché Messi non vuole più giocare con la maglia dell’Argentina? Basta aver sbagliato uno dei rigori che hanno deciso la finale della Coppa America del Centenario per giustificare questa decisione così clamorosa? Tre sconfitte in tre anni a un pelo dal traguardo – nel Mondiale con la Germania e per due volte con il Cile nel torneo latinoamericano – sono un bilancio amaro da digerire per un campione che sa di essere il numero uno al mondo e che con il suo club ha vinto tutto quello che c’è da vincere. Eppure, neanche Pelé e Maradona hanno mai conquistato la Coppa America: la delusione è forte ma non basta a spiegare completamente questa mossa, non libera tutti. Cosa c’è, allora, dietro alla resa improvvisa? Cosa vuole dire Messi con questa sua inattesa «exit»?
Penso che ci siano almeno due effetti. Uno è piuttosto circoscritto a livello locale, e va a colpire la guerra per bande che ha sfasciato la federcalcio di Buenos Aires. L’altro effetto è planetario, attraversa il calcio in modo orizzontale, sfiora tutti quelli che sono stati spiazzati dalla notizia e toccati da quel doloroso pianto di Leo dopo il penalty tirato alle stelle nella lotteria con i cileni. «Se non vinciamo, che non tornino», aveva detto con sarcasmo Diego Maradona in coda a un’intervista televisiva concessa a Victor Hugo Morales. L’uruguagio è il commentatore più popolare del Sudamerica, quello che aveva descritto in diretta il gol del secolo del Diez agli inglesi – in Messico 1986 – con una telecronaca diventata leggenda. Si sta celebrando la ricorrenza dei trent’anni di quel capolavoro e dell’ultimo titolo mondiale dell’Argentina. Maradona è il trait d’union, lo snodo che tiene assieme l’impatto locale con quello globale. Pesa anche il fuori onda con Pelé sulla mancanza di personalità di Messi. Tutto torna.
Ogni volta che si è fatto un paragone tra i due assi è tornato a galla il Mondiale ‘86 per spingere il discorso nel vicolo cieco di una banale equazione: Diego l’ha vinto, Leo l’ha perso in finale, dunque il più grande è l’ex Pibe. Pelé ne ha festeggiati tre, di Mondiali, con lui – se vogliamo seguire questo filo – non c’è proprio partita. L’impatto planetario dell’«exit» di Messi riguarda proprio la fine delle possibilità di vincere un mondiale con l’Argentina. Il fixing della situazione diventa definitivo. Roba da pietra sopra. La resa – tra l’altro – lascia subito il campo libero all’irriducibile duellante di Leo, il portoghese Cristiano Ronaldo. L’asso del Barça e CR7 si sono spartiti le ultime otto edizioni del Pallone d’oro. Nessuno è mai riuscito a conquistarne cinque, come la Pulce, ma il match è ancora aperto. La Coppa America del Centenario e l’Europeo che si sta giocando in Francia sono il territorio dell’infinito inseguimento tra gli attuali due migliori giocatori del mondo. Anche Cristiano ha un rapporto un po’ complicato con la sua nazionale, che è competitiva ma non ai livelli dell’Argentina. Dopo una falsa partenza in Europa (rigore sbagliato nel debutto con l’Austria), coincisa con la tripletta di Messi a Panama, CR7 adesso ha la possibilità di fare un bel controsorpasso. Se arriva gloriosamente in fondo al torneo, Ronaldo può ancora portarsi a casa una coppa importante e dopo aver rivinto la Champions riconquistare anche il Pallone d’oro. Vedremo.
È già partita la campagna per riportare Leo Messi nell’Albiceleste. Il quotidiano sportivo di Buenos Aires, «Olé» dedica l’intera prima pagina alla Pulce con l’appello «No te vayas» (non andartene) che richiama un celebre titolo del grande Roberto Fontanarrosa. I social sono scatenati. Anche l’ex nazionale inglese Gary Lineker, che negli anni Ottanta ha vestito la maglia del Barça come Maradona, è sceso in campo per chiedere a Messi di ripensarci. Nel giorno del suo ventinovesimo compleanno, quattro giorni fa, Leo ha duramente attaccato la federcalcio argentina, ancora allo sbando dopo la morte di Grondona. La Fifa l’ha ascoltato ed è intervenuta. Il braccio di ferro è solo agli inizi. Altri grandi del calcio in passato – tipo Franco Baresi o Zizou Zidane – sono tornati in nazionale dopo averle lasciate per un paio d’anni. I prossimi Mondiali si giocano in Russia, nel 2018: Messi ha tempo per pensarci.