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 2016  giugno 25 Sabato calendario

QUEEN KONG, UOMINI TREMATE: IL PORNO DIVENTA FEMMINILE

Porno subito. Ma con un porno diverso, liberato dalla dittatura dell’eiaculazione maschile, devoto all’orgasmo femminile. Un porno che riflette sul porno (meta-porno), un porno che forse porno non è: “Queen Kong è incredibile, ma non è un film porno!”, osserva Rocco Siffredi.
Vietato ai minori di 18 anni perché sessualmente esplicito, Queen Kong è un cortometraggio, di circa 20 minuti, diretto da Monica Stambrini (Benzina), autoprodotto con il crowdfunding e inserito nel progetto Le ragazze del porno, un gruppo di registe italiane desiderose di esplorare la sessualità nei film sul modello delle francesi XFemmes, con un occhio di riguardo, produttivamente, per Erika Lust.
Dice il sommo Bernardo Bertolucci, per cui Stambrini girò il making of di Io e te Sedia elettrica, che “quando l’ho visto la prima volta sono quasi svenuto, così ho dovuto rivederlo più volte”, ma di che “parla” Queen Kong? Innanzitutto, da chi è interpretato: due attori tout court, Luca Lionello e Janina Rudenska, e la pornoattrice Valentina Nappi, tutti e tre coinvolti alla pari, ovvero tutti disposti a darci dentro. O, almeno, a provarci: allontanatisi nel bosco da una festa, un uomo (Lionello) e una donna (Rudenska) elegantemente vestiti fanno sesso dietro a un albero, ma lui non riesce ad avere un’erezione.
Se non bastasse, gli suona pure il cellulare: lei se ne va, lui torna alla bottiglia. Prova a rintracciarla, cade in un fosso e si trova davanti una strana creatura, una satira con clitoride gigante: “È l’invidia del pene”, scherza Stambrini. “Né uomo né donna: mi eccitava l’idea dell’animalità”, Queen Kong vuole soddisfazione, sessuale.
A quella del partner, viceversa, è indifferente: il pover’uomo se ne va su una spider ancora eccitato. Morale della fav(ol)a, che sia per propria défaillance o altrui disinteresse, l’orgasmo maschile è questo sconosciuto, segnando un drastico cambiamento rispetto alla sintassi del porno mainstream: “Non è un revenge porn, ma si dà sempre tanta importanza all’orgasmo maschile, lo facciamo anche noi donne.
Il nostro orgasmo, viceversa, è meno evidente – la solita domanda: ‘Sei venuta?’ – ma non per questo va trascurato. L’erezione maschile è una meraviglia, anche per noi, proprio per questo (ride, ndr) ho voluto negare il cumshot, l’eiaculazione: il desiderio dell’uomo rimane intatto, prepotente…”. Se dirigere gli attori non è stato “facilissimo, perché hanno sistemi diversi: Lionello si preoccupava che fosse troppo, la Nappi che fosse poco porno.
In più, lei doveva violentarlo, lui subire”, la regista sposta il focus sull’aspetto educativo: “Se fare (e guardare) film è anche un modo per avvicinarsi alle paure e per liberare le fantasie, allora questo corto può risultare piuttosto liberatorio (come è stato per me realizzarlo)”. Queen Kong verrà presentato in anteprima l’8 luglio alla 52ª Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, diretta da Pedro Armocida: l’indomani una tavola rotonda, a cui parteciperà Valentina Nappi, farà il punto sul porno al femminile, nella certezza (Stambrini) che “attraverso la sessualità ci si possa accostare al senso della vita”.
Se così è, possiamo esultare: la sessualità conosce un momento fortunato anche in sala. Non nei vecchi cinema a luci rosse rottamati dal sesso 2.0, ma in programmazione ordinaria: capita con Kiki & i segreti del sesso dello spagnolo Paco Leon, che intreccia love story e bizzarre fantasie sessuali, dalla dacrifilia alla sonnofilia e arpaxofilia (cercate sul dizionario…), e soprattutto con Porno & Libertà, il documentario di Carmine Amoroso sulla liberazione sessuale in Italia negli anni 70.
Tra pornografia, utopia e battaglie contro la censura, Porn to Be Free (titolo internazionale) ritrova Riccardo Schicchi, Ilona “Cicciolina” Staller e altre “persone che credevano negli eccessi – dice Amoroso – come mezzo per raggiungere una dimensione più profonda. Come afferma lo scrittore Salman Rushdie, ‘un paese libero e civilizzato dovrebbe essere giudicato dalla disponibilità ad accettare il porno’”.
Federico Pontiggia, il Fatto Quotidiano 25/6/2016