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 2016  giugno 25 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - DOPO LA BREXIT REPUBBLICA.IT LONDRA - Una petizione al parlamento inglese per chiedere un nuovo referendum sulla Brexit sta avendo un enorme successo in Gran Bretagna, anche se si ritiene che sarà improbabile un secondo ricorso al voto popolare

APPUNTI PER GAZZETTA - DOPO LA BREXIT REPUBBLICA.IT LONDRA - Una petizione al parlamento inglese per chiedere un nuovo referendum sulla Brexit sta avendo un enorme successo in Gran Bretagna, anche se si ritiene che sarà improbabile un secondo ricorso al voto popolare. Dalla Scozia, invece, arriva l’annuncio di una seconda consultazione popolare per l’indipendenza, mentre il governo scozzese chiede di avere "discussioni immediate" con Bruxelles. Continua, in Gran Bretagna, la fibrillazione politica scatenata dal voto del 23 giugno che ha decretato l’uscita dalla Ue. Petizione per nuovo referendum. La petizione per una nuova consultazione ha superato un milione e 800mila firme. È pubblicata sul sito del parlamento britannico (https://petition.parliament.uk/petitions/131215), che, a un certo punto, è andato in tilt a causa dei troppi accessi. I firmatari chiedono la promulgazione di una nuova legge che consenta la ripetizione del referendum in caso di un risultato del ’Leave’ o del ’Remain’ inferiore al 60%. E che abbia come condizione minima un’affluenza alle urne non inferiore al 75%. Insomma, sarebbe un escamotage per poter ripetere la consultazione: in molti ritengono che difficilmente la petizione avrà seguito, tuttavia è eccezionale la quantità di firme a sostegno che in breve tempo ha ottenuto. Va precisato che le petizioni inviate al governo e al parlamento che raccolgono almeno 100mila firme vengono automaticamente considerate per un dibattito parlamentare. Doppio referendum: il precedente dell’Irlanda. Appare molto improbabile l’organizzazione di un nuovo referendum sulla Brexit come chiesto dai firmatari della petizione che sta ottenendo un grande successo in Gran Bretagna. Ma esiste un doppio precedente nell’Ue. In Irlanda la ratifica dei trattati Ue di Nizza e di Lisbona è stata realizzata in due tempi, organizzando un secondo referendum, con risultati positivi, dopo la bocciatura di una prima consultazione popolare. Il 7 giugno 2001 i no al Trattato di Nizza furono il 53,87% contro il 46,13%. L’anno successivo, il 19 ottobre 2002 il 53,65% degli irlandesi dette invece via libera al Trattato (contrari il 46,13%), dopo qualche leggera modifica, in un secondo referendum. Il 12 giugno 2008, ancora una volta gli irlandesi, 53,4% contro 46,6%, dicono di no ad nuovo Trattato europeo, quello di Lisbona. Eppure il nuovo Trattato prospetta una cessione di sovranità inferiore a quella prevista dal Trattato di Nizza, bocciato definitivamente nel 2005 dal ’no’ ai referendum di ratifica di Francia e Paesi Bassi, mettendo la parola fine al progetto di dotare l’Unione di una Costituzione europea. Si rivota l’anno successivo, anche questa volta dopo alcune leggere modifiche, il 2 ottobre 2009: 61,5% di sì, 28,5% di no. Una curiosità infine: persi i referendum sul Trattato di Nizza, Francia e Olanda decidono di non prendere rischi per la fase successiva. Il trattato di Lisbona viene ratificato per via parlamentare in ambedue in paesi nel 2008. Secondo referendum indipendenza Scozia. Un secondo referendum per l’indipendenza della Scozia, all’indomani dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, è "un’opzione concreta". Lo ha affermato il first minister scozzese, Nicola Sturgeon. Il governo scozzese chiederà di avviare "discussioni immediate" con Bruxelles "per proteggere il posto nell’Unione Europea della Scozia" che s’è espressa a favore dell’Europa. Brexit, Scozia: "Referendum sull’indipendenza è un’ipotesi concreta" Condividi Le manovre nei due partiti. Sono in pieno fermento, intanto, le manovre politiche all’interno dei due partiti più importanti, laburisti e conservatori. Tra i laburisti: le critiche di Blair a Corbyn. L’ex premier britannico Tony Blair non risparmia critiche anche al leader laburista Corbyn: "Ha dato un sostegno insufficiente alla causa del Remain. Non è riuscito a spiegare all’elettorato laburista che questo non era un voto di protesta contro il governo conservatore, la sua politica, i suoi tagli. Ha permesso che un’ampia parte del nostro elettorato votasse per Brexit, insieme a Ukip e all’ala più euroscettica dei Tories. Senza i voti del Labour, Brexit non avrebbe vinto". Corbyn si difende. Jeremy Corbyn (che invita il Paese "a unirsi dopo la divisiva campagna sul referendum"), si dice pronto a ricandidarsi alla guida del partito laburista, se la sua leadership fosse messa in discussione. "Le nostre politiche commerciali, economiche e migratorie - ha aggiunto - devono cambiare, non possono essere lasciate a Johnson, Farage e Gove", principali sostenitori della campagna pro-Brexit. Tra i conservatori: la fronda anti Johnson. La faida fra i Tory, degenerata in campagna referendaria, si sposta ora sul terreno dell’elezione del leader. La resa dei conti, dopo l’annuncio di dimissioni di Cameron, è fissata dopo l’estate. È il Times a rivelare una fronda tutta interna al partito conservatore per evitare che Boris Johnson, l’ex sindaco di Londra leader della campagna pro-Brexit, diventi primo ministro in seguito alle annunciate dimissioni di David Cameron.