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 2016  maggio 31 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LE CONSIDERAZIONI FINALI DEL GOVERNATORE VISCO


REPUBBLICA.IT
ROMA - Vi sono "chiari segnali positivi" per l’economia italiana, soprattutto per la domanda interna, ma "si deve, e si può, fare di più", dice il governatore Ignazio Visco, in occasione delle tradizionali Considerazioni finali. "La ripresa è ancora da consolidare", l’attività economica rimane infatti "lontana dai livelli precrisi". E tuttavia i segnali importanti sono molti: tra i principali Visco cita i passi in avanti del Mezzogiorno, ricordando che però "i divari rispetto al Paese hanno continuato ad ampliarsi", e la ripresa dell’occupazione: "La domanda di lavoro è tornata a crescere a un ritmo superiore alle attese di un anno fa". Però "la disoccupazione resta troppo alta": urgono interventi, a cominciare, suggerisce il governatore, da "un ulteriore taglio del cuneo fiscale gravante sul lavoro".
Le Considerazioni finali: testo integrale
Visco riconosce che sotto il profilo degli interventi e delle riforme molto è stato fatto: cita la riforma della Pubblica Amministrazione, "un passo importante", ricorda l’adozione delle misure per ridurre il contenzioso. Però resta molto da fare, anche sotto il profilo del bilancio pubblico. In particolare il governatore osserva come gli sforzi del governo per conciliare il sostegno alla ripresa con la riduzione del debito rischiano di non raggiungere gli obiettivi quest’anno, anche se "uno stretto controllo dei conti pubblici e la realizzazione del programma di privatizzazioni possono consentire di avvicinare il più possibile il rapporto tra debito e prodotto a quanto programmato e garantirne una riduzione significativa nel 2017".
Il punto su banche e sofferenze: "Passo indietro sul bail-in"
Ci sono poi fattori che frenano la ripresa dall’esterno: Visco in particolare ne cita uno, la deflazione. "Per la politica monetaria, la sfida principale resta il permanere dell’inflazione su livelli eccessivamente bassi". Però rivendica gli sforzi fatti: "Abbiamo agito con determinazione per favorire il ritorno alla stabilità dei prezzi". Le misure espansive "Hanno alimentato la fiducia di imprese e famiglie. Senza le nostre stime, in assenza delle misure di politica monetaria introdotte tra la metà del 2014 e la fine del 2015 sia il tasso di crescita annuo dei prezzi sia quello del prodotto sarebbero stati inferiori, nell’area, di circa mezzo punto percentuale nel triennio 2015-2017. E per l’Italia "gli effetti stimati sono più pronunciati".
Tutte le Considerazioni finali di R. PETRINI
Tuttavia la politica monetaria non basta, "deve essere accompagnata da politiche di bilancio coerenti con le condizioni cicliche e con la posizione patrimoniale di ciascun Paese e da interventi di riforma volti a innalzare stabilmente il potenziale di crescita e di creazione di posti di lavoro". A questo proposito, Visco, premettendo che "la legalità è condizione cruciale per lo sviluppo", indica ulteriori priorità di riforme: la rimozione degli ostacoli all’attività d’impresa derivante dai fenomeni d’illegalità, da inefficienze delle amministrazioni pubbliche e della giustizia civile, da limitazioni della concorrenza, e chiede anche incentivi per gli investimenti nell’innovazione, nella ricerca e nel capitale umano. E ricorda che le riforme intraprese possono essere efficaci "anche se i loro effetti si esplicano soprattutto nel medio periodo".

PETRINI RIFA LA STORIA
ROMA - Aprì le sue prime Considerazioni, il 31 maggio del 2012, inviando un messaggio di saluto a Mario Draghi, suo predecessore e appena nominato (nel novembre del 2011) alla presidenza della Bce con l’Europa piegata dagli spread. I quasi cinque anni di Ignazio Visco alla guida della Banca d’Italia sono cominciati in uno dei periodi più turbolenti della storia dell’economia del Dopoguerra: la crisi scoppiata nel 2007-2008 negli Usa si era trasferita in Europa, con l’esplosione del caso Grecia e dei debiti sovrani. L’Italia con la differenza tra Btp e Bund a quota stratosferica aveva appena accantonato la parentesi di Berlusconi e Mario Monti era a Palazzo Chigi. "Prendo per la prima volta la parola di fronte a questa assemblea in giorni non facili per il nostro Paese", furono le sue parole di esordio. Poi la rassegna, come di consueto, dei fatti dell’anno precedente: il rendimento dei titoli pubblici che "balzava" al 7,3 per cento e il rischio di "condizioni proibitive" per il rinnovo del debito in scadenza.

L’anno successivo è ancora all’insegna di circostanze drammatiche in Europa: "Darò conto di un anno difficile", esordì il 31 maggio del 2013 rievocando le vicende del 2012 e le contromosse dell’Europa per far fronte alla crisi, dalla firma del Fiscal compact, al fondo salva Stati di giugno, alle prime manovre di allentamento della liquidità della Bce, dal "whatever it takes" di Mario Draghi al lancio delle "Outright Monetary Transaction" di Francoforte. Per l’Italia la situazione restava difficile: l’austerità di Mario Monti mordeva e la recessione avanzava. Il messaggio di Visco suonò come un richiamo alla responsabilità: "Le riforme non possono essere chieste a chi è altro da noi; tutti dobbiamo impegnarci: imprese, lavoratori, banche, istituzioni".

E’ il 30 maggio del 2014, terzo anno di Ignazio Visco, quando l’Italia, superato il governo Letta, è già sotto la guida di Matteo Renzi. La recessione è al terzo anno consecutivo con il 2014 che si chiuderà con un Pil a quota -0,4 per cento. "L’inflazione è bassa, crescita modesta e diseguale in Europa", osserva il governatore nelle sue Considerazioni finali. Ma l’Unione europea, seppure tra mille difficoltà, sembra uscire dalla crisi finanziaria: la Bce riduce i tassi due volte durante il 2013, gli interventi sui conti pubblici di Italia, Spagna, Irlanda, Portogallo e la drastica cura alla Grecia, contribuiscono alla stabilità finanziaria, ma comincia ad affacciarsi lo spettro della deflazione che, dice Visco, "va contrastata con altrettanta fermezza" del surriscaldamento dei prezzi.

La crisi mette ancora a nudo i ritardi della costruzione europea. Visco lo sottolinea: "Ho ricordato in altre occasioni che l’euro è una moneta senza Stato e di questa mancanza risente. Per completare il cammino lungo la strada dell’integrazione vanno condivisi altri elementi essenziali di sovranità". Un tema che tornerà nei mesi successivi.

Proprio per contrastare la deflazione Draghi vara, agli inizi del 2015 il Quantitative easing, acquisti di titoli pubblici a colpi di 60 miliardi al mese. Una misura appoggiata e condivisa dalla Banca d’Italia: Ignazio Visco osserva nelle Considerazioni del 26 maggio del 2015, che con i tassi negativi siamo entrati nel territorio "in parte inesplorato" sul quale ancora oggi ci si interroga. L’Italia torna al segno positivo (+0,8 per cento a fine 2015): la parola d’ordine del Governatore è "consolidare la ripresa", crescere di più anche per avviare una rapida
riduzione del debito pubblico cresciuto di 30 punti percentuali dall’inizio della crisi finanziaria. Dopo cinque anni la situazione dell’economia europea e italiana è migliorata ma i pericoli sono sempre in agguato. E si guarda ancora con attenzione alle ricette di Via Nazionale.

LA PARTE CHE RIGUARDA LE BANCHE
ROMA - Dalla necessità di rilanciare la ripresa ai problemi del mondo bancario. Ignazio Visco, il governatore di Bankitalia, affronta tutti i nodi dell’economia italiana nella Relazione sull’anno scorso. Se la ripresa è iniziata e da consolidare, c’è anche un sistema bancario solido ma provato dalla crisi al quale certo non giova l’introduzione del bail-in: in occasione delle Considerazioni finali, il governatore torna infatti a chiedere un passo indietro alle autorità europee: "L’esperienza internazionale mostra che, a fronte di un fallimento del mercato, un intervento pubblico tempestivo può evitare una distruzione di ricchezza, senza necessariamente generare perdite per lo Stato, anzi spesso producendo guadagni".

Più investimenti e giù il cuneo fiscale

Il governatore non critica il principio della condivisione dei rischi dei fallimenti bancari da parte di azionisti e creditori subordinati, il salvataggio interno in sé, però ribadisce che "nella sua applicazione va ricercato un equilibrio tra questo obiettivo e quello della stabilità". Richiesta che la Banca d’Italia aveva fatto a suo tempo, ricorda Visco: "Diversamente da quanto proposto dalla delegazione italiana nelle sedi ufficiali, non è stato previsto un sufficiente periodo transitorio che consentisse a tutti i soggetti coinvolti di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime". In ogni caso Visco non invoca la possibilità di salvataggio pubblico come misura primaria, ma solo come intervento "di natura eccezionale".

Considerazioni finali, il testo integrale

Del resto il bail-in è figlio, osserva Visco, di una costruzione europea "irregolare, incompleta", che "richiede, per la sua stessa sostenibilità, di essere integrata con gli elementi mancanti". Altrimenti il rischio è il "risorgere nei sentimenti di molti cittadini europei, talora nei governi che li interpretano, di timori e pregiudizi che si credevano sepolti", e questo ostacola i passi in avanti. In particolare "il successo concreto dell’unione monetaria, dell’unione bancaria, dell’unione dei mercati di capitali, la stessa prospettiva di un bilancio comune richiedono di compiere un salto di qualità".

Tutti i discorsi del governatore di ROBERTO PETRINI

La lunga crisi, ricorda il governatore, alla quale purtroppo a volte si sono sommati "comportamenti imprudenti e a volte fraudolenti da parte di amministratori e dirigenti", ha portato "alla vicenda delle quattro banche poste in risoluzione", che dimostra come "la perdita di fiducia da parte del pubblico possa propagarsi velocemente e rischiare di generare effetti sistemici di natura persistente". E ha portato anche al cumulo anomalo delle sofferenze: adesso questa tendenza, con la moderata ripresa in atto, è in calo, per cui "nel complesso le preoccupazioni sulla qualità degli attivi delle banche italiane devono essere prese in seria considerazione, senza sovristimare però l’entità del problema".

Visco sottolina però come si stia superando il problema principale legato alle sofferenze, e cioè "la lentezza delle procedure di insolvenza e di recupero", grazie alle nuove norme che permettono "l’assegnazione stragiudiziale dell’immobile dato in garanzia delle imprese" e allo sviluppo del mercato degli attivi deteriorati, al quale sta dando
un contributo importante il Fondo Atlante: "Pur con risorse al momento relativamente contenute, Atlante può dimostrare che è possibile conseguire rendimenti attraenti acquistando sofferenze a prezzi più elevati di quelli oggi offerti dagli investitori specializzati".

ANALISI DI STEFANO CINGOLANI PER FORMICHE
Buona parte delle considerazioni finali lette da Ignazio Visco sono dedicate alle banche ed è giusto così, perché la crisi bancaria è il cuore della crisi italiana. Certo c’è il debito pubblico. C’è la caduta di produttività. C’è la perdita di capacità produttiva. Ma le banche restano l’alfa e l’omega. E dopo aver letto e ascoltato le parole del governatore della Banca d’Italia, la preoccupazione anziché diminuire aumenta.

La crisi bancaria è a sua volta figlia della lunga recessione che ha fatto esplodere i prestiti deteriorati il cui valore “è di poco inferiore ai 200 miliardi”. Ma non solo. Ci sono dietro i comportamenti dei banchieri. In particolare le banche popolari hanno rivelato “scarsa trasparenza nelle decisioni degli amministratori, l’autoreferenzialità di alcune figure di vertice, la resistenza al cambiamento”. E non basta. “La redditività dei principali gruppi bancari italiani rimane inferiore a quella delle banche europee”, documenta la Relazione generale. L’utilizzo delle tecnologie è ancora basso (siamo al posto 23 nell’e-banking), gli sportelli sono ancora troppi (30 mila) anche se in via di riduzione. La presenza sul territorio va riorganizzata. E ci saranno inevitabili tagli del personale.

Il sistema bancario si trova nello stesso tempo a dover aumentare il capitale e ridurre il peso dei crediti deteriorati, ma non esiste un meccanismo di carattere più generale che possa affrontare una volta per tutte la situazione. In questa situazione, l’Unione europea ha lasciato sola l’Italia, in più è stata “pressoché annullata la possibilità di usare risorse pubbliche nazionali o comuni”.

Qui l’accusa di Visco alla Ue è netta e circostanziata.

1) “La posizione assunta dalla Commissione europea in materia di aiuti di Stato esclude l’utilizzo degli schemi di assicurazione dei depositi sebbene siano di natura privata”. Secondo il governatore (e qui fa appello alla dottrina) “non vi è motivo per considerare come impropri aiuti di Stato iniziative che contribuiscono a correggere fallimenti del mercato senza ledere la concorrenza”.

2) “Una interpretazione rigida, poco attenta alla stabilità finanziaria ha anche ostacolato l’ipotesi di istituire una società per la gestione dei crediti deteriorati delle banche italiane”.

3) Il bail-in è stato introdotto senza tener conto della situazione italiana. “Diversamente da quanto proposto dalla delegazione italiana nelle sedi ufficiali non è stato previsto un sufficiente periodo transitorio che consentisse a tutti i soggetti coinvolti fi acquisire piena consapevolezza del nuovo regime, né si è esclusa l’applicazione delle norme agli strumenti di debito già collocati anche al dettaglio”.

4) L’Unione bancaria si è risolta in un boomerang, perché “deve essere completata con gli elementi previsti nel disegno originario. Il fondo unico di risoluzione è stato costituito, ma i contributi versati dalle banche inizialmente suddivisi in comparti nazionali, verranno messi in comune in tempi lunghi: non traspare una chiara determinazione a farne effettivamente uso. Il sistema europeo di garanzia dei depositi non è ancora stato definito”.

5) I requisiti prudenziali vanno affrontati “senza posizioni preconcette… l’esperienza insegna che transizioni originariamente pensate come graduali spesso finiscono per subire repentine accelerazioni imposte dal mercato”.

Emerge, insomma, il quadro di una sconfitta su tutti i campi. I negoziatori italiani non solo non hanno ottenuto pressoché nulla, ma sono finiti in trappola. Sì, perché la cosiddetta unione bancaria così com’è, senza fondo di risoluzione e garanzia europea dei depositi è un maledetto imbroglio.

Il governo italiano, il parlamento, la Banca d’Italia, la vigilanza, il sistema bancario nel suo complesso, gli stessi risparmiatori che hanno chiuso gli occhi quando sembrava che le cose andassero bene, nessuno è esente da responsabilità, anche se vanno attentamente graduate per non fare polveroni. Ma la denuncia di Visco dovrebbe portare anche a qualche conclusione concreta.

Che fare? Restare a bagnomaria? Farsi cuocere a fuoco lento? Attendere la prossima tempesta finanziaria e alzare bandiera bianca? Vendere a tedeschi e francesi le banche italiane (quelle appetibili perché le altre nessuno le vuole)? O far saltare il banco e denunciare una unione bancaria fittizia, usata come strumento discriminatorio, come mezzo per una vera e propria concorrenza sleale? Perché mettere le banche italiane alla mercé delle autorità europee se poi le crisi vanno affrontate su base nazionale, ma con le regole degli altri?

Sono domande allarmanti che implicano risposte forti, risposte politiche che non spettano solo alla Banca d’Italia, ma al Tesoro e al governo. Né Renzi né Padoan hanno intenzione di ingaggiare un braccio di ferro proprio adesso che hanno incassato la flessibilità. Eppure, risolvere la crisi bancaria è più importante persino di una riduzione delle imposte (a meno che non sia davvero significativa e strutturale).

A questo punto sorge anche un dubbio. Il governo si è concentrato in questi due anni nel braccio di ferro per ottenere qualche decimale di punto nel bilancio pubblico, così facendo ha lasciato in secondo piano la questione bancaria e non s’è accorto del trappolone in cui si andava a cacciare. E’ una interpretazione malevola? A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. O no?

ILSOLE24ORE



–di Nicoletta Cottone 31 maggio 2016


«Nel 2015 l’economia italiana è tornata a crescere per la prima volta dall’avvio della crisi del debito sovrano. Vi sono chiari segnali positivi, soprattutto per la domanda interna. L’attività economica rimane però lontana dai livelli precedenti la crisi; è soggetta alle stesse incognite che gravano sull’economia globale ed europea». Lo ha detto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nelle sue Considerazioni finali presentate oggi a palazzo Koch.

ANSA/ANGELO CARCONI 1/10

Rilancio investimenti pubblici e taglio cuneo fiscale
«Per una ripresa più rapida e duratura - ha sottolineato il Governatore nella sua relazione annuale- è necessario il rilancio degli investimenti pubblici mirati, anche in infrastrutture immateriali, a lungo differiti» ed è importante anche «un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale gravante sul lavoro».

la relazione annuale 31 maggio 2016

Bankitalia: aumento occupazione favorito da sgravi contributivi e Jobs act

Visco ha chiesto anche di rafforzare gli incentivi per l’innovazione e sostenere i redditi dei meno abbienti, particolarmente colpiti dalla crisi. Se i margini di bilancio sono oggi limitati, ha ricordato ancora Visco, è però «possibile programmare l’attuazione di questi interventi su un orizzonte temporale più ampio». Per la prima volta la relazione annuale del Governatore non si svolge in coincidenza con l’Assemblea dei partecipanti che esamina e approva il bilancio della Banca d’Italia. L’Assemblea si è, infatti, già tenuta il 28 aprile e dal prossimo anno si terrà entro marzo, come prevede il nuovo Statuto, con l’obiettivo di unificare la data di approvazione dei bilanci di tutte le banche centrali dell’area euro.

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Occupazione meglio del previsto, ma resta alta la disoccupazione
Sgravi contributivi e Jobs act hanno fatto crescere l’occupazione più del previsto, ha detto il governatore di Bankitalia. «La domanda di lavoro - ha sottolineato Visco - è tornata a crescere a un ritmo superiore alle attese di un anno fa, interessando aree, settori e categorie di lavoratori esclusi dai segnali di ripresa del 2014. Vi hanno influito la nuova disciplina dei rapporti di lavoro e, in misura a oggi piu’ ampia, gli sgravi contributivi». Il governatore ha sottolineato come l’espansione dell’occupazione si sia «estesa alle assunzioni a tempo indeterminato» e abbia «riguardato anche il Mezzogiorno». Il tasso di disoccupazione dei giovani, ha sottolineato Visco, è sceso per la prima volta dal 2007 di oltre due punti percentuali, ma «la disoccupazione resta però troppo alta».

la relazione annuale 31 maggio 2016

Bankitalia: produzione industriale in ripresa, produttività in lieve calo

Elevare la produttività, serve mercato di capitali più aperto
La politica monetaria ci offre condizioni «molto favorevoli, da cogliere per intervenire ancora con riforme di struttura, necessarie per rilanciare l’attività d’impresa e creare maggiori, e migliori, opportunità di lavoro, in particolare per i giovani», ha detto Visco. «Bisogna puntare a riportare la produttività delle imprese, dell’economia nel suo complesso, su un sentiero di crescita solido e stabile: l’innovazione, l’investimento devono beneficiare di un ambiente che li favorisca e li premi». Un mercato dei capitali «più aperto, anche grazie a progressi tangibili sul fronte europeo, a cui possano affacciarsi imprese che oggi non emettono capitale di rischio e obbligazioni, costituisce un obiettivo da non mancare».

Mezzogiorno: ampliato il divario col Nord
La ripresa dell’economia si sta allargando anche al Mezzogiorno, anche se il divario con il Nord si è ampliato ancora. Visco ha sottolineato che i segnali di miglioramento dell’economia «hanno cominciato a estendersi al Mezzogiorno; ciò nonostante, i divari rispetto al resto del paese hanno continuato ad ampliarsi». Secondo le prime stime disponibili, ha aggiunto il Governatore, «dopo sette anni consecutivi di recessione il prodotto delle regioni meridionali avrebbe interrotto la sua caduta».

la relazione annuale 31 maggio 2016

Bankitalia: cresciuta la fiducia e la ricchezza delle famiglie

Banche cooperative e popolari attuino rapidamente le riforme
Le riforme varate dal Governo su banche popolari e banche di credito cooperativo devono essere attuate velocemente dai soggetti interessati. Visco ha invitato le grandi popolari che si stanno trasformando in spa a completare il processo «celermente; arrivare a ridosso del termine (dicembre 2016, ndr) espone a incertezze». Per la riforma delle banche cooperative, ha spiegato il Governatore. «la Banca d’Italia emanerà in tempi rapidi la normativa secondaria»: «ci attendiamo un’attuazione altrettanto veloce da parte del sistema». Nel definire il gruppo bancario «seguire logiche strettamente industriali». La componente associativa mantenga ruolo rappresentanza «senza indebite interferenze sulla pianificazione strategica, sulla gestione operativa e sulle funzioni di controllo del gruppo».

L’allegato

La relazione annuale sul 2015

La massa di crediti deteriorati delle banche sono un problema, ma non va sovrastimato
Per molte banche italiane, ha detto Visco, «resta forte l’esigenza di intervenire sui costi, inclusi quelli per il personale, agendo sulla qualità e quantità degli organici in maniera coerente con gli sviluppi del mercato e della tecnologia». Il modello di attività «va ancora adeguato, proseguendo nella riduzione degli sportelli», ha sottolineato il Governatore di Bankitalia. I crediti deteriorati delle banche italiane preoccupano, ha sottolineato Visco, ma il problema non va «sovrastimato». Per le banche ridurli deve diventare «un obiettivo strategico». Le ultime riforme legislative sul recupero dei crediti, così come la garanzia Gacs, hanno fatto dare al Governatore una valutazione “positiva” su quanto si sta facendo. Ruolo cruciale può averlo il Fondo Atlante, che ha «la determinazione, l’indipendenza e la professionalità per affrontare la sfida con successo; quanto più ci riuscirà, tanto più sarà possibile raccogliere nuovi investimenti, alimentando un circolo virtuoso». Secondo il Governatore, pur con risorse al momento relativamente contenute, «Atlante può dimostrare che è possibile conseguire rendimenti attraenti acquistando sofferenze a prezzi più elevati di quelli oggi offerti dagli investitori specializzati».

Le cose dette e quelle non dette

Regole bail-in recuperino margini per intervento pubblico
Nei casi di crisi bancarie «l’esperienza internazionale mostra che, a fronte di un fallimento del mercato, un intervento pubblico tempestivo può evitare una distruzione di ricchezza, senza necessariamente generare perdite per lo Stato, anzi spesso producendo guadagni. Andrebbero recuperati più ampi margini per interventi di questo tipo, per quanto di natura eccezionale», ha detto il Governatore riferendosi alla nuova normativa sul bail-in. Visco ha anche ribadito la critica alla rigidità della Commissione Ue sull’applicazione delle regole sugli aiuti di Stato: «Non vi è motivo per considerare come impropri aiuti di Stato iniziative che contribuiscono a correggere fallimenti del mercato senza ledere la concorrenza». Una rigidità che ha impedito la nascita della bad bank italiana.

le reazioni AL DISCORSO DI  VISCO 31 maggio 2016

Boccia: essenziale coerenza Bce-politica economica. Patuelli (Abi): svolta per banche

No ai muri in Europa
Il benessere e la sicurezza dei cittadini europei sono «beni primari», ma non si realizzano con la costruzione di muri. Danni «certi e ingenti» dal «tentativo di garantirli dando alle sfide globali risposte frammentate, di tenere le minacce fuori dell’uscio di casa tornando a erigere barriere nazionali ha ben poche probabilità di riuscita». Il numero uno di via Nazionale al termine della sua relazione ha richiamato le parole di un grande europeista come Altiero Spinelli morto trenta anni fa, auspicando «un’unione che riparta dai valori fondamentali del progetto europeo. Pace, libertà uguaglianza, promozione del benessere».

REAZIONI
ROMA - La relazione annuale del governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha sollevato polemiche ma anche segnali di approvazione. L’attacco arriva dal leader della Lega Matteo Salvini: "In un paese normale il governatore di Bankitalia Visco, invece di pontificare, sarebbe in galera. Che cacchio hanno controllato in questi anni? Dov’erano mentre le banche fregavano e saltavano? Dov’erano mentre Popolare Vicenza e Veneto Banca bruciavano 11 miliardi di euro di risparmi, rovinando migliaia di cittadini? Bankitalia deve tornare ad essere sotto il controllo dei cittadini, non di quattro burocrati di Bruxelles. A pagare non devono essere risparmiatori e lavoratori, ma i banchieri e i mancati controllori. La lega non molla".

Positivo invece il giudizio del segretario della Cgil Susanna Camusso sulla necessità di investimenti pubblici per far ripartire l’economia: "Mi pare abbia assolutamente ragione". Sulla stessa linea il segretario della Cisl Annanaria Furlan: "Ha ragione Visco a sollecitare un impegno maggiore per la crescita, rilanciando investimenti pubblici mirati, in particolare in infrastrutture materiali ed immaterali e rafforzando gli incentivi all’innovazione" e aggiunge, "ma anche il sistema bancario deve fare oggi di più per lo sviluppo del Paese, con un nuovo modello di servizio e consulenza delle banche, recuperando la fiducia nei cittadini attraverso una gestione trasparente e virtuosa del credito, senza ridurre gli organici e gli sportelli".

Parla di "istituzione inutile" Maurizio Gasparri (Fi): "L’evanescente, inutile, sussiegosa relazione del governatore della Banca d’Italia dimostra una volta di più l’inutilità di questa istituzione. Sono dei mandarini che violano le leggi dello stato con retribuzioni che sfondano i tetti previsti per le amministrazioni pubbliche". E aggiunge: "Hanno distrutto
il risparmio degli italiani, rivelandosi incapaci di vigilare. Bankitalia va abolita, è un’istituzione pericolosa per gli italiani. Si sono rivelati dei parassiti superficiali e strapagati. Meglio chiudere".