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 2016  maggio 31 Martedì calendario

MOYA: «DJOKOVIC VINCERA’ A PARIGI. ATTENTI A WAWRINKA» – Carlos compie 18 anni. No, Moya non ha trovato l’elisir dell’eterna giovinezza: semplicemente, quest’anno festeggia la maggiore età del suo unico titolo Slam, conquistato proprio al Roland Garros nel 1998

MOYA: «DJOKOVIC VINCERA’ A PARIGI. ATTENTI A WAWRINKA» – Carlos compie 18 anni. No, Moya non ha trovato l’elisir dell’eterna giovinezza: semplicemente, quest’anno festeggia la maggiore età del suo unico titolo Slam, conquistato proprio al Roland Garros nel 1998. Già primo nel ranking Atp, ora tenero marito e padre con famiglia al seguito, prova a realizzare la scommessa di un altro trionfo negli Slam, stavolta da assistente di Milos Raonic, insieme a Riccardo Piatti e alla new entry McEnroe: per la prima volta un giocatore avrà al suo angolo due ex numeri uno del mondo. Carlos, perché la scelta di aggiungere McEnroe al team? «Perché è uno dei più grandi tennisti della storia, perché è uno dei più grandi giocatori di sempre sull’erba e perché è stato il più grande interprete della volée: nessuno ha mai saputo toccare i suoi vertici in quel colpo. Staremo insieme 5 settimane, da qui a Wimbledon, e lasciatemi dire che io sono particolarmente orgoglioso che John abbia scelto di far parte della nostra squadra. Ci darà valori importanti». Ma non c’è il rischio che tre teste siano troppe per un solo giocatore? «No, è un problema che non si pone. L’importante è avere la visione d’insieme sull’obbiettivo, che è quello di rendere Milos un giocatore migliore. Poi Riccardo, John ed io, con le nostre sensibilità e le nostre conoscenze, daremo i consigli e i suggerimenti che saranno funzionali alla sua crescita. Nessuno, ad esempio, possiede i segreti dell’erba meglio di John». Stiamo andando verso la scelta di un allenatore diverso per ogni superficie? «Non credo. E vorrei aggiungere che John ed io non siamo allenatori, ma consulenti. Cioè abbiamo un approccio più legato agli aspetti mentali che a quelli tecnici». Dove può migliorare Raonic? «Milos è un ragazzo molto intelligente e che ha voglia di imparare. È già un giocatore solido, ma deve diventare ancora più costante. La cosa importante però è che venga lasciato in pace dagli infortuni, dopo l’Australia ha dovuto fermarsi due mesi e non ha potuto allenarsi come voleva. Se in queste cinque settimane starà bene, sarà interessante lavorare con lui e faremo una preparazione sicuramente proficua». Fino a vincere Wimbledon? «Perché no? Stiamo parlando di un tennista che a Wimbledon è già stato in semifinale nel 2014 e che a gennaio ha giocato la semifinale anche in Australia». Facciamo un gioco. Scelga i tre colpi migliori del circuito. «Per il dritto vado con Federer. Poi scelgo il rovescio di Djokovic. Per il servizio, non posso avere dubbi: prendo quello di Milos». A proposito di Djokovic: se arriva ai quarti, supera i cento milioni di dollari di premi. Un traguardo incredibile. «Davvero. Impensabile non dico trent’anni fa, ma forse anche dieci, perché i montepremi hanno avuto un grosso incremento negli ultimi cinque anni. Ma bisogna solo fare i complimenti a Novak: è un super campione». È lui il favorito del torneo? «I risultati dell’ultimo anno e il tabellone dicono così, anche se questo è l’unico Slam che gli manca e quindi c’è sicuramente un surplus di tensione. Comunque pronostico lui». E l’avversario in finale? «Murray o Wawrinka. Farei molta attenzione a Stan, se le condizioni restano così, con i campi e le palle pesanti, uno con la sua potenza diventa davvero pericoloso». A proposito del meteo: potrà incidere dover giocare più partite in giorni consecutivi? «Dipende dalla fatica che si accumula e dalla durata dei match. Ma oggi i tennisti sono atleti straordinari». Qual è il segreto di Maiorca, 850.000 abitanti e due numeri uno del mondo, lei e Nadal? «Oh, credo sia solo una casualità. Però sicuramente il clima e la qualità della vita, senza troppo stress, possono avere influito».