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 2016  maggio 27 Venerdì calendario

SETTANT’ANNI FA IL VOTO, MA LE DONNE RESTANO «ANGELI DEL FOCOLARE»


Il voto alle donne compie settant’anni. Fu esattamente nel 1946 che il suffragio elettorale diventò universale anche nei fatti oltre che nel nome. La ricorrenza è stata celebrata nei giorni scorsi a Reggio Emilia dalla Fondazione Nilde Iotti, con una bella iniziativa intitolata La Repubblica delle Italiane, che ha costituito l’occasione per tracciare un bilancio del molto che è stato fatto e del moltissimo che resta ancora da fare in materia di eguaglianza tra i generi. Perché, nonostante le grandi conquiste civili di questi anni, le pari opportunità rimangono un programma realizzato solo in parte. Una giusta dichiarazione di principi la cui piena attuazione, però, è ancora di là da venire. E che oggi, più che nei decenni precedenti, corre il rischio di essere rimessa in discussione da un’onda montante di paternalismo che, dietro la foglia di fico della difesa della famiglia e dei valori tradizionali, nasconde in realtà un atteggiamento profondamente conservatore. In questo senso appaiono purtroppo ancora attuali le parole della femminista canadese Charlotte Whitton, sindaca di Ottawa dal 1951 al 1956,«le donne devono fare il doppio degli uomini per essere considerate brave la metà». E la distribuzione, tuttora ineguale, delle chances di carriera, nel lavoro e in politica, ne è la prova. Evidentemente il mito della donna angelo del focolare, votata per natura alla vita privata più che a quella pubblica, alla cura dei figli più che agli affari, è duro a morire.
Non sono ancora nate insomma nuove mitologie del femminile che riflettano le trasformazioni del modo di essere donne. Per riscrivere la mappa dei ruoli dalla parte delle bambine.