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 2016  maggio 27 Venerdì calendario

SE IL LIBERAL NYT SOTTOPAGA DONNE E MINORANZE


La «corazzata» liberal della stampa Usa, nota nel mondo per il suo progressismo e la sua indipendenza, sembra però non aver vinto tutti i pregiudizi. È emerso infatti che il New York Times, seguendo una tendenza ancora diffusa nel resto del giornalismo americano e in genere occidentale, paga meno le minoranze e le donne. I numeri preoccupanti per la Gray Lady, come era soprannominata negli anni d’oro dell’editoria la testata newyorkese, sono in un rapporto pubblicato dal News Gild, sindacato che rappresenta centinaia di dipendenti del giornale.
Le minoranze sono retribuite in media il 10 per cento in meno e le donne il 7 per cento rispetto a uomini nella stessa posizione. Si calcola poi che solo il 22 per cento del personale provenga da minoranze etniche. A queste appartiene la maggior parte dei dipendenti nei ruoli meno retribuiti e nelle posizioni più basse. Per le donne risulta più difficile fare carriera rispetto agli uomini. Il rapporto è rimbalzato subito su tutte le testate concorrenti, dal Wall Street Journal al New York Post, che non hanno risparmiato critiche. Ma anche dentro la Gray Lady si è scatenato il dibattito. Un portavoce dell’editore ha affermato che il rapporto del sindacato sarà analizzato con cura, e Dean Baquet, il primo direttore operativo nero del Nyt, ha detto che si deve fare di più: «Troppo spesso siamo impacciati nell’affrontare questioni legate al genere o all’origine etnica, bisogna creare redazioni sempre più diverse al loro interno». Problemi che riguardano però anche le altre testate, come il Wall Street Journal: in uno studio pubblicato a marzo da un altro sindacato era emerso un gap salariale fra uomini e donne pari al 13,2 per cento. Non è la prima volta che il Nyt finisce sotto accusa per questioni di rispetto dei diritti di genere e delle minoranze. Nel 2012 l’ex candidato repubblicano alla presidenza, Herman Cain, aveva tacciato il giornale di razzismo. Il «re della pizza» aveva definito oltraggioso un articolo del professore di scienze politiche dell’Università della Pennsylvania, Adolph Reed, dove gli afro-americani repubblicani erano descritti come un «puzzle».

Alessandro Carlini