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 2016  maggio 27 Venerdì calendario

CALCIO SOTTO SCORTA

Se la finale di Coppa di Francia tra Paris Saint-Germain e Marsiglia che si è giocata sabato scorso 21 maggio allo Stade de France davanti a quasi ottantamila spettatori doveva servire da prova generale per testare le misure di sicurezza in vista dei Campionati europei di calcio (si svolgeranno in Francia dal 10 giugno al 10 luglio), si spera che gli organizzatori corrano velocemente ai ripari. A mezz’ora dal fischio d’inizio migliaia di persone si erano ammassate agli ingressi per cercare di entrare, praticamente nel totale caos. Intorno allo stadio, che si trova a Saint Denis, periferia della capitale, è stato innalzato un muro di protezione alto più di due metri mentre le porte d’ingresso sono state ridotte a quattro, quando erano sei volte tante (24) prima degli attentati del 13 novembre scorso sfociati nella carneficina al Bataclan ma che erano iniziati proprio allo stadio, all’esterno del quale tre kamikaze dello Stato islamico si erano fatti esplodere durante l’incontro amichevole Francia-Germania. Le misure adottate si sono rivelate inadeguate. Senza indicazioni precise, molti spettatori hanno perso tempo per trovare l’entrata giusta e arrivare al proprio settore. Il che ha permesso, tra l’altro, a tifosi delle opposte fazioni di entrare in contatto e picchiarsi (pessimo precedente: allo Stade de France sono in programma sette partite e, nella prima fase, una particolarmente delicata per l’ordine pubblico come Germania-Polonia). Per guadagnare tempo ed evitare una ressa pericolosa, diversi supporter sono stati fatti entrare con controlli molto sommari, quando addirittura senza verifiche di nessun tipo. Nessun filtraggio, insomma: l’opposto di ciò che era stato promesso. E sono passati fumogeni, petardi, bottiglie di vetro, caschi...
Il prefetto di Saint-Denis, Philippe Galli, ha dovuto cospargersi il capo di cenere e ammettere: «Il dispositivo studiato ha ceduto su alcuni punti sui quali dovremo rimediare». Mentre il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve si è precipitato a dichiarare che si sarebbe fatto tesoro degli errori commessi per non ripeterli. Nella corsa a tranquillizzare la popolazione si devono registrare anche le parole di Jacques Lambert, presidente di Euro Sas 2016, la società organizzatrice dell’Europeo: «C’è ancora tempo per prendere decisioni che ci permettano di cambiare in corsa cose che non soddisfano. Il dispositivo dell’Europeo è stato attuato solo parzialmente e non sotto la nostra responsabilità operativa». Tradotto: noi sapremo fare meglio.

le minacce dell’is
C’è da sperarlo, naturalmente. Perché i motivi di allarme non mancano. Parigi l’anno scorso ha subito il duplice attacco di gennaio e novembre (Charlie Hebdo e Bataclan per riassumere) che ha lasciato ferite ancora aperte e un generale senso di insicurezza. Lo Stato islamico ha "promesso" attacchi in Europa per il prossimo mese e il pensiero di tutti è ovviamente andato alla competizione calcistica, vetrina ideale per la risonanza degli attentati. E infine i motivi non ancora chiariti della sciagura dell’aereo Egyptair di giovedì 19 maggio lasciano aperto il dubbio che una bomba possa essere stata portata a bordo all’aeroporto Charles de Gaulle, proprio quello da dove passeranno turisti e appassionati di calcio (non è scartata tuttavia l’ipotesi di un cedimento strutturale o di un ordigno collocato in scali diversi da quello parigino).
In questa situazione tra due settimane le forze dell’ordine devono garantire che tutto si svolga regolarmente nei dieci stadi dell’Esagono dove si giocheranno le 51 partite previste. E nel Paese del Vecchio Continente che più di tutti è entrato nel mirino dei jihadisti, anche perché tra i maggiori fornitori di foreign fighters per il sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Lo spiegamento di forze promesso dalle autorità ad esempio per il match inaugurale Francia-Romania (sempre a Saint Denis) è massiccio: mille uomini delle forze dell’ordine, tra mille e milletrecento gli addetti alla sicurezza all’interno dello stadio. Inoltre: una cinquantina di telecamere in più rispetto alle solite a monitorare gli spalti. E con la raccomandazione per tutti di arrivare abbondantemente prima dell’inizio della partita previsto per le ore 21.

due milioni e mezzo di spettatori
Nessuno nega le difficoltà di un impegno da far tremare i polsi. Per la massima competizione europea di uno sport popolare come il calcio (popolare da noi e perciò inviso ai fondamentalisti islamici che ne negano la pratica nei territori da loro controllati) sono attesi in Francia due milioni e mezzo di spettatori, di cui un milione e mezzo stranieri, quasi il doppio rispetto all’edizione precedente del 2012 in Polonia e Ucraina. La possibilità di infiltrazioni è alta, le contromisure, si spera, all’altezza. L’"état d’urgence", deciso dopo i 130 morti di novembre tra ristoranti e teatro, è stato via via prolungato sino al 26 luglio. Nei giorni cruciali in cui gli occhi di molti saranno focalizzati sulla Francia agenti e gendarmi saranno dislocati su tutto il territorio, in particolare, in aeroporti e stazioni, luoghi sensibili di assembramento. E a loro si aggiungeranno circa diecimila militari. Negli stadi e nei luoghi di ritiro delle ventiquattro rappresentative nazionali l’Uefa (Unione europea delle federazioni calcistiche) dislocherà altri diecimila uomini della sicurezza, il 7 per cento di personale in più di quanto inizialmente previsto: i numeri sono stati rivisti dopo il 13 novembre. Il budget stanziato dall’Uefa per la sicurezza è di 34 milioni di euro. Ogni impianto avrà un doppio perimetro di controllo.
Le forze dell’ordine avranno un aiuto anche in cielo. Per la prima volta in occasione di una manifestazione sportiva si ricorrerà alla tecnologia per intercettare coi droni apparecchi che eventualmente dovessero violare la "no-fly zone" sopra gli stadi e i campi di allenamento. Nessuno vuole naturalmente prendere in considerazione la possibilità di giocare a porte chiuse o di spostare le partite in città più controllabili rispetto a Parigi o Marsiglia. E tuttavia sono soluzioni che non vengono escluse in caso di vera urgenza. Ma Patrick Kanner, il ministro delle Città della Gioventù e dello Sport, cerca di rassicurare: «Il rischio zero non esiste ma sarà un evento protetto al massimo».
Nello scorso mese di marzo gli alti rappresentanti di otto polizie europee si sono dati appuntamento in Francia, a Sens, per perfezionare e coordinare i loro movimenti in caso di attacchi terroristici. La Francia aveva già vissuto il mega-evento dei Mondiali di calcio (peraltro vinti) nel 1998. Ma era un’altra epoca. Come commenta Jacques Lambert, ex prefetto della Savoia, all’epoca direttore generale del Comitato organizzativo: «I mondiali del ’98 venivano dopo una serie di attentati come quello della stazione Rer (rete di trasporto veloce, ndr) di Saint-Michel di tre anni prima. Ma la situazione internazionale e nazionale era più calma. Allora i nostri timori erano più legati agli hooligan che al terrorismo». Esattamente il contrario di oggi, a segnalare come in meno di vent’anni sono mutate le emergenze. Eppure Thierry Braillard, sottosegretario allo Sport, almeno nelle dichiarazioni non sembra tremare davanti alla nuova sfida: «Lavoriamo da mesi sulla sicurezza». E traccia un paragone: «Guardate gli inglesi. Nel 2005 subirono gli attentati alla metropolitana di Londra. Nello stesso periodo si aggiudicarono l’organizzazione delle Olimpiadi del 2012. E non si sono mai posti il problema se era il caso di annullare tutto o meno». Cercare di condurre un’esistenza il più possibile "normale", pur con tutte le precauzioni del caso, è del resto la forma di resistenza più efficace davanti a tutti i terrorismi che hanno una matrice sempre comune: cercano di farci cambiare stile di vita.
Tra le precauzioni ci sono anche le simulazioni a cui i cittadini francesi sono stati sottoposti per non trovarsi impreparati in caso di necessità. Esercitazioni che hanno riguardato evacuazioni di emergenza in luoghi molto affollati come stadi, stazioni e fan-zone. Soprattutto sono stati curati i dettagli su come portare immediato soccorso a eventuali feriti.

la carenza di agenti privati
Le fan-zone per i tifosi sono considerate tra i punti più sensibili. Sono spazi liberi dove riunirsi in allegria per vedere insieme le partite davanti a mega schermi. Se non è stata mai d’attualità l’idea di annullare l’Europeo, lo è stata quella se mantenere o no le fan-zone. E su questo l’unanimità non c’è. Anzi. Il primo ministro socialista Manuel Valls: «Salvo minacce particolari, le fan-zone sono confermate». Tra i pareri opposti spicca quello del deputato David Douillet, ex campione del mondo di judo ed ex ministro dello Sport nel governo di Nicolas Sarkozy: «È una decisione totalmente irresponsabile. Il Presidente della Repubblica continua a dire che siamo in uno stato di guerra e poi si fanno riunire migliaia di persone ogni giorno per un mese in tutta la Francia?».
Si stima che saranno almeno sette milioni i frequentatori delle fan-zone. Vorrebbero approfittare del clima di festa per dimenticare l’anno orribile appena trascorso dal Paese. Le amministrazioni cittadine, responsabili di questi luoghi pubblici, hanno interpellato diverse grandi aziende specializzate nella sicurezza per appaltare loro il lavoro, ma si sono viste opporre un diniego: no grazie, troppo complicato e rischioso. Saranno quindi società più piccole ad assumersi l’incarico: molte hanno denunciato difficoltà nel trovare personale, tanto alta è la richiesta di bodyguard e affini in questo periodo. Le operazioni di reclutamento sono complicate dal fatto che ogni nome, come è ovvio, deve passare al vaglio delle questure prima di ricevere l’assenso.

un pallone di speranza
Il budget messo a disposizione per le fan-zone è di 24 milioni: metà è a carico delle città organizzatrici, l’altra metà è finanziata da Stato (8) e Uefa (4). Pure il budget è stato raddoppiato dopo gli attentati del 13 novembre. I sindaci sono i più interessati a far bella figura per guadagnare consenso tra i loro cittadini. Basti, per tutte, la dichiarazione del primo cittadino di Nizza Christian Estrosi: «Nizza avrà la fan-zone più sicura di tutte e sarà anche l’unica dotata di passaggi con metal detector». Quella di Parigi sarà grande 130.000 metri quadrati e sarà allestita vicino alla Tour Eiffel sugli Champs-de-Mars. Sarà «la più grande mai realizzata in Francia, interamente connessa e interattiva con connessione wi fi», nell’orgogliosa rivendicazione dei promotori. Potrà accogliere fino a 92.000 tifosi e resterà aperta fino a mezzanotte tutti i giorni in cui sono previste le partite di calcio. Il sindaco di Parigi Anne Hidalgo ha spiegato come funzionerà l’accesso per gli appassionati: «La zona sarà completamente transennata e avrà un doppio sistema di controllo d’accesso. Insomma saranno adottati i più sofisticati sistemi di sicurezza». Quattrocento agenti privati controlleranno il vasto afflusso. Se necessario avranno l’ausilio delle forze di polizia dislocate nei dintorni. Previste 40 telecamere di sorveglianza. Sullo spazio centrale di 20.000 metri quadrati, le partite saranno trasmesse da 8 schermi giganti più uno di dimensioni inedite di 420 metri quadrati. Intorno, grande spazio per l’animazione, un villaggio Uefa con tra gli altri un campo per street-soccer e basket. Oltre a diversi ristoranti e punti ristoro.
La fan-zone di Parigi sarà inaugurata il 9 giugno, vigilia dell’inizio del torneo, con un concerto gratuito del disc jockey superstar David Guetta, autore e interprete dell’inno degli Europei. Il cui pallone ufficiale si chiama "Beau jeu" (bel gioco): perché dovrebbe essere lui, il pallone, malgrado tutto, il vero protagonista.