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 2016  aprile 29 Venerdì calendario

«DOVEVO PESARE 43 CHILI...» LE ACCUSE ALLA SCALA FANNO IL GIRO DEL MONDO


Qualche giorno fa ha postato sulla sua pagina Facebook (Mary Garret, nome d’arte) una foto nella quale indossa uno splendido costume color smeraldo nella coreografia di Balanchine, Jewels con il commento You can fly. Quasi un presentimento di quello che sarebbe successo poche ore dopo: la Cassazione ha deciso che Mariafrancesca Garritano, 37 anni, può tornare a danzare alla Scala, da cui era stata allontanata dopo le denunce sui disturbi alimentari tra le giovanissime. Ricorso del teatro respinto, licenziamento illegittimo. E i giornali di tutto il mondo, a iniziare dal New York Times, a raccontare il caso.
Lei spera davvero di tornare sul palcoscenico: «Mi aspettavo il reintegro già nel 2014, quando era arrivata la prima sentenza». Il «caso Garritano» era esploso nel dicembre 2011. La danzatrice aveva rilasciato un’intervista al periodico inglese The Observer, in cui lanciava accuse senza risparmiare il suo teatro: «Una ballerina su cinque è anoressica», parlando di ragazzine «portate in ospedale per essere alimentate artificialmente, colleghe afflitte da disordini alimentari, addirittura sette su dieci che non hanno più le mestruazioni per via delle diete punitive». Situazioni che aveva raccontato nel libro La verità, vi prego, sulla danza!, dove le critiche sulla Scala di una ventina di anni fa, quando lei era una giovane allieva, erano più circostanziate: l’istruttore la chiamava «mozzarella» e la costringeva ad andare avanti a mele e yogurt e a scendere a 43 chili.
Nel corpo di ballo la solidarietà non è stata unanime, molte colleghe hanno sostenuto che parlare di anoressia sia esagerato. Qualcuno ha sospettato che il polverone fosse stato sollevato da Garrìtano per fini personali. La Scala, dove ballava da quando aveva 18 anni, le ha dato il benservito per l’impatto di «oggettiva gravità» delle accuse sull’immagine dell’istituzione, i suoi legali si sono opposti. La Corte d’appello le ha dato ragione una prima volta, il teatro ha fatto a sua volta ricorso. Ora la sentenza della Cassazione mette la parola fine.
Che cosa succederà ora? «Deciderà il Consiglio di amministrazione» dice Simone Pietro Emiliani, uno dei suoi avvocati. Certo è che, in questi anni, l’attenzione ai problemi fisici e psicologici delle giovani danzatrici è cresciuto, come confermano i responsabili dell’Accademia: le allieve sono seguite dal punto di vista medico e psicologico da specialisti e dietologi.