Alex Saragosa, il venerdì 29/4/2016, 29 aprile 2016
VENDITE IN AUMENTO: L’INASPETTATO RITORNO DEL PORTA A PORTA
A volte ritornano. Dalla crisi del commercio in Italia, aumentato di solo lo 0,7 per cento nel 2015, dopo quattro anni di decrescita, emerge un sorprendente vincitore, una figura «preistorica», che si pensava relegata ai margini dall’avanzata degli iperstore e del commercio online: il commesso viaggiatore. Quello che suona al campanello di casa vostra per proporvi ogni genere di prodotto, dai cosmetici all’aspirapolvere.
«Nel 2015 il fatturato della vendita diretta è aumentato del 7,5 per cento sul 2014, la crescita maggiore di sempre», dice Ciro Sinatra, presidente Univendita, associazione che riunisce le principali aziende del porta a porta, come Bofrost, Avon, Folletto, Tupperware «superando gli 1,6 miliardi di euro».
Merito di un esercito di 153.000 venditori che battono palmo a palmo l’Italia piazzando soprattutto cosmetici, alimentari, elettrodomestici e prodotti per la casa. Un esercito quasi tutto femminile.
«In effetti il 93 per cento dei venditori a domicilio sono donne, di ogni età lavorativa. E questo soprattutto perché la vendita diretta lascia liberi di organizzarsi i tempi di lavoro, conciliandoli con quelli per sé e per la famiglia. Inoltre è un’occupazione in cui le donne eccellono, servendo molta empatia per farsi accettare dal cliente ed entrare in sintonia con lui». E, probabilmente, in tempi di crescente diffidenza, avere una donna alla porta di casa è anche più rassicurante.
Ma come si spiega il loro successo, con tutte le alternative di acquisto oggi disponibili? «Le ragioni sono tre: la qualità di quello che vendiamo, è raro che i nostri clienti si avvalgano del diritto di ripensamento sull’acquisto, la professionalità dei nostri venditori, tutti formati gratuitamente dalle aziende, e il fatto che molte persone apprezzano avere un consulente che dedichi a loro del tempo, il contrario dell’impersonalità degli ipermercati».
Ma non sarà anche merito della crisi, che ha spinto tanti disoccupati a tentare, per mancanza di alternative, una professione che non dà uno stipendio, ma solo una percentuale sulle vendite, aumentando così l’offerta?
«C’è anche questo fattore, certo, ma il numero di venditori nel 2015 è cresciuto solo dello 0,2 per cento. E può anche essere che le tante persone sole delle nostre città spesso amano poter scambiare due parole: non ha idea di quanti caffè ogni giorno devono accettare i nostri venditori».