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 2016  aprile 30 Sabato calendario

DA MILANO A SANREMO INDIETRO TUTTA


A volte, quasi involontariamente, succede che una passione nata all’improvviso diventi in breve qualcosa di più nobile. Un piccolo ponte gettato all’indietro, in grado di riportare ai giorni nostri storie dimenticate ma fondamentali. Quelle degli albori di uno sport, ad esempio. Del ciclismo, per essere più precisi. Un piccolo ponte che, a pensarci, rappresenta anche un dovere, in un certo senso. Perché a voler ben vedere non si tratta qui di un attacco di nostalgia superficiale – come quella per certe maglie calcistiche degli Anni 60 o 70, tanto per dirne una – ma di qualcosa di più profondo che assume un significato estetico e anche filosofico.
La Gran Corsa di primavera è la rievocazione storica della Milano-Sanremo, classicissima del ciclismo nata nel 1907. La seconda edizione – della Gran Corsa, non della “Sanremo”... – è andata in scena poco più di un mese fa. Ed è stato il viaggio di un museo ambulante, generato dal massimo rispetto per quella storia di cui si diceva. Un museo fatto di biciclette antiche, nate al massimo nel 1930. Tutto quello che è arrivato più tardi, in termini tecnici, non è ammesso. Così come non è ammessa, e sembra un paradosso volendo ricordare una gara così famosa, la velocità. È l’andamento lento a ispirare i corridori, così come il paesaggio di un tempo visto che per il percorso si va alla ricerca di strade buone per i cicloturisti e di scenari suggestivi.
A cominciare dal via, sotto l’Arco della Pace a Milano. Per proseguire poi verso il Parco del Ticino, sull’argine e su uno sterrato che rievoca a sua volta tempi eroici. Il bello, dell’andamento lento, sta anche e soprattutto nella scoperta di tratti dimenticati. Come la vecchia linea ferroviaria che portava da Voghera a Salice Terme e che è stata trasformata in una pista ciclabile dal sapore vintage. E poi il mare, quello che ai ciclisti di un secolo fa doveva sembrare una specie di miraggio da abbracciare con sollievo. Qui ci si arriva con dolcezza. Perché le creature portate in giro dai “Gran Corsini” – la più vecchia era del 1905 – sono oggetti molto delicati, opere d’arte se vogliamo. «È un progetto affascinante, partito 5 anni fa», racconta Christian Cappelletto, uno dei promotori. «A coltivarlo sono per ora 250 persone in tutta Europa, che si sono messe a cercare le bici tra mercatini e collezioni private. Perché trovare mezzi originali nati prima del 1930 è difficile. Poi, una volta trovata la bici che può arrivare a costare anche 3.000 euro, scatta la passione incontenibile. Che ti fa cercare foto sbiadite di quel tipo di bici in corsa, identificando i corridori e la squadra, per poi andare a recuperare l’abbigliamento perfetto. Se si trova: alcuni marchi si sono messi in effetti a riprodurre vintage di anni lontani. Perché altrimenti si ricorre alla classica magliaia in grado di ricreare su richiesta i capi di cento anni fa». Diventa anche un discorso culturale, forse è soprattutto un discorso culturale. Di memoria da condividere, di radici da tramandare. Proprio quando si tiene la guardia alta e chi ama questo sport combatte contro doping e mezzi “truccati”. Qua di motorini nascosti per aiutare a spingere non ce n’è: questi gioielli antichi non avevano nemmeno il cambio.
E che sia un discorso importante e apprezzato lo dimostra il fatto che sono allo studio altre due avventure: una Gran Corsa dei Due Mari, ovvero la rievocazione della Tirreno-Adriatico, e la Gran Corsa del Vino, dal Prosecco al Franciacorta portando i ciclisti da Conegliano a Brescia mentre sfiorano vitigni straordinari. Vino da amare, come il cibo, quanto le bici e le strade. Intanto la Milano-Sanremo ha regalato quello che aveva promesso. Alla fine i km percorsi sono stati 330, il più anziano corridore al via era un settantatreenne, il più giovane uno che di anni ne ha 36. Sul percorso si sono viste 4 donne e 14 ciclisti francesi, un’ammiraglia d’epoca e una motocicletta del 1926 al seguito con il cambio ruote. Solo 12, considerata la situazione, le forature e gli incidenti meccanici. In definitiva, un bel viaggio e un grande, lentissimo, successo.