Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  aprile 30 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - SI RIAPRE IL MUSEO DEI BRONZI DI RIACE


REPUBBLICA.IT

L’ultimo tempio della Magna Grecia
Navigazione per la galleria fotografica
Ed è stato proprio Renzi accompagnato dal ministro per i Beni culturali Dario Franceschini, il primo visitatore ad avere la possibilità di ammirare la collezione e l’edificio che la ospita: una struttura che fonde insieme "l’archeologia, il paesaggio, la tecnologia più avanzata" ha detto uno dei progettisti, Paolo Desideri, architetto e fondatore dello studio ABDR (Arlotti, Beccu, Desideri, Raimondo). "Un concentrato di primati e di sorprese - aggiunge Desideri - che ha caratterizzato ogni scelta di noi progettisti. Dal nuovo allestimento museale che accompagna la narrazione espositiva, alla nuova lobby che funziona come grande polmone bioclimatico dell’edificio, alla sorprendente tensegrity che supporta la copertura vetrata del cortile interno, alla nuova caffetteria che apre alla spettacolare vista dello stretto, al sofisticato impianto di filtrazione dell’aria della sala bronzi, conclude l’architetto.
I Bronzi di Riace tornano a Reggio Calabria: inaugurata la sala nel museo
Condividi
"Dopo la restituzione dei Bronzi alla città nel 2014 - aggiungono dalla soprintendenza - oggi finalmente la comunità torna a poter usufruire del suo intero, inestimabile patrimonio". Un percorso travagliato, quello del museo, accompagnato da diversi scandali e da un’inchiesta della Dda che ha svelato come anche la ristrutturazione sia finita sotto il tallone dei clan. "Dobbiamo riuscire a continuare la battaglia contro la criminalità perché questa non è ancora vinta. Ecco perché noi siamo in prima fila con i giudici e con le forze dell’ordine per sconfiggere ogni forma di criminalità", ha detto il premier.
Ma l’appuntamento più atteso per oggi era la firma del patto per la città metropolitana che ha consegnato al sindaco Giuseppe Falcomatà un assegno da 132milioni di euro per lo sviluppo infrastrutturale dell’area. Ossigeno per la prima amministrazione seguita al commissariamento per mafia, che fin dall’inizio del mandato ha dovuto fare i conti con il pesantissimo piano di rientro concordato per evitare il default.
"Serve la determinazione e il coraggio di un’Italia che dice sì e che sa provarci", ha detto il premier Matteo Renzi, durante la cerimonia di apertura del nuovo museo che definito "un simbolo" di un Paese che chiude tutti i cantieri aperti, termina le opere e riparte. "C’è ancora molto da fare - ha aggiunto il premier - in 9 anni ci sono state molte difficoltà e problemi e se guardiamo il bicchiere mezzo vuoto, di occasioni perse ne abbiamo a bizzeffe. Chi si lamenta spesso ha ragione, ma questo ragionamento non serve, serve solo per evitare gli errori del passato. Al direttore, scelto con una competizione internazionale, dico festa oggi, ma da domani correre di più, perché non è possibile che questo museo abbia 200mila visitatori l’anno".
"Il museo di Reggio Calabria - ha aggiunto il ministro Franceschini - ha espresso una volontà di cambiamento. La sfida è quella di attirare ancora di più i turisti internazionali. Investire in cultura significa vincere una sfida non solo per il sud ma per tutto il Paese".
E nel suo intervento, Renzi ha toccato nuovamente il tema del ponte sullo Stretto. "Sicuramente è alla nostra attenzione - ha detto - ma prima ci sono da completare opere più importanti come la Salerno-Reggio Calabria e la situazione relativa ai collegamenti, per esempio l’alta velocità Napoli-Palermo. Solo dopo - ha concluso Renzi - si potrà parlare del ponte sullo Stretto". E il passo ulteriore, ha sottolineato è la banda larga.
Il premier al suo arrivo è stato accolto da un folto gruppo di lavoratori che lo ha ’salutato’ a suon di urla e fischi: "Dopo, dopo vengo" ha detto Renzi, prima di entrare con la squadra della soprintendenza e del Museo che attendeva nervosa per una rapida visita alla struttura.
Renzi a Reggio Calabria, presidio dei sindacati: "Basta passerelle"
Condividi
Ma i lavoratori hanno atteso invano. Subito dopo Renzi è ripartito da Reggio Calabria per recarsi a Catania e successivamente a Palermo.

I SICILIANI IN MOSTRA A LONDRA
LONDRA - Il British Museum dedica una mostra alla Sicilia, si chiama “Sicily culture and conquest” (Sicilia, cultura e conquista) ed è composta da 200 oggetti, alcuni dei quali arrivano in Inghilterra per la prima volta.

In particolare, un altare smaltato di terracotta risalente al 500 AC, un mosaico bizantino che proviene dal Museo Diocesano di Palermo, una scultura di terracotta che raffigura il mostro Gorgone, un busto di marmo di Federico II. E poi, il gran finale con un rostro di bronzo usato da una nave romana: un reperto trovato da poco a Levanzo. Tra gli oggetti più interessanti, una mappa commissionata da re Ruggero al cartografo islamico Al-Idrisi, e custodita ad Oxford, e un falcone di bronzo che si trova al MoMa di New York.

“L’isola più grande nel Mediterraneo. La casa del monte Etna. Un centro culturale del mondo antico e medievale”: con queste parole è descritta la Sicilia ai 6.7 milioni di turisti che ogni anno visitano il museo londinese, il più affollato d’Inghilterra e tra i più visitati al mondo. Il taglio della mostra è storico, l’immagine che la illustra è la testa di una statua antichissima.

L’apertura è prevista il 21 aprile, la chiusura il 14 agosto. Ad organizzarla è proprio il Museo, insieme all’assessorato regionale dei Beni Culturali. Lo sponsor è la banca svizzera privata Julius Bar. Il costo del biglietto è di 10 sterline, più 1 sterlina per la prenotazione. Come per le altre mostre in programma, i membri del Museo entrano gratis (l’ingresso alle sale è generalmente gratuito, tranne che per le mostre speciali come questa) così come i ragazzi sotto i 16 anni. Gli orari sono dalle 10 alle 17.30, e il venerdì fino alle 20.30.

"E’ un piacere annunciare la mostra - dice il vicedirettore del British Museum Joanna Mackle - sulla ricca storia culturale della Sicilia. Siamo riconoscenti a Julius Baer per la partnership con il museo e per il suo supporto economico. Siamo anche felici di lavorare con i colleghi siciliani per portare alla luce l’affascinante storia di questa isola".

"Siamo onorati - afferma Carlo Vermiglio, assessore regionale ai Beni culturali, nella nota in inglese diffusa ai giornalisti - di questa mostra che è parte della collaborazione culturale tra questo prestigioso museo e l’assessorato ai Beni Culturali della Sicilia. Speriamo di continuare così e siamo anche pronti a nuove iniziative che faranno conoscere la nostra regione a tutto il mondo grazie al suo straordinario patrimonio culturale".

“La Sicilia - si legge nella presentazione sul sito del museo, pubblicata stamattina - è stata plasmata da onde di conquista e insediamento da parte di popoli diversi per oltre 4 mila anni. Sin dal 7° secolo Avanti Cristo, fenici, greci, romani, bizantini, arabi e normanni si sono insediato o hanno invaso l’isola, attratti dalle terre fertili e dalla posizione strategica. Nel tempo, questa serie di conquiste ha forgiato una identità culturale diversa da qualunque altra”.

"Questa mostra - continua la spiegazione dell’esposizione - racconta le storie affascinanti della Sicilia - dall’arrivo dei greci e del loro incontro con i fenici ed altri invasori, allo straordinario periodo “illuminato” sotto il dominio normanno dall’11° al 13° secolo. La Sicilia è stata ammirata ed invidiata per la sua magnificenza, per il patrimonio culturale e l’architettura”. “La mostra - si legge, in una traduzione non letterale - illustra la varietà, la ricchezza e il valore presenti in Sicilia nel corso di centinaia di anni, grazie a statue, decorazioni architettoniche provenienti da templi, chiese e palazzi, monete antiche, meravigliosi gioielli d’oro dell’antica Grecia, e grazie a mosaici e tessuti normanni”.

“Scopri un’isola con una storia e un’identità cosmopolita - scrivono gli inglesi ai visitatori - un posto dove l’unico mix di genti ha dato luogo ad uno straordinario sviluppo culturale. L’arte e gli oggetti che hanno prodotto sono alcuni dei più belli ed importanti nella storia del Mediterraneo”.

La mostra, come tutti gli eventi al British Museum, sarà arricchita da approfondimenti e dibattiti con esperti ed artisti siciliani.

A quattro mesi dall’inaugurazione, “Sicily culture and conquest” suscita già grande interesse anche tra gli studiosi internazionali: “Questa mostra - dice a LiveSicilia lo scrittore britannico Geoff Andrews, docente universitario e fondatore di “Sicily Unlimited” che promuove la cultura siciliana in Inghilterra - conferma ancora di più l’interesse straordinariamente grande nella storia di questa isola così affascinante”.

L’hashtag per seguire l’evento sui social è #SicilyExibition.

Sarà pubblicato anche catalogo, venduto a 30 sterline, edito da Dirk Booms e Peter Higgs.

Il British Museum ha una ricca collezione di reperti siciliani, sparsi in vari settori e in vari piani. Uno degli oggetti più importanti è la recente “Croce di Lampedusa”, in mostra da questo dicembre: si tratta di una croce realizzata nell’Ottobre 2013 dal falegname lampedusano Francesco Tuccio con le assi di legno provenienti da un barcone di naufraghi migranti. Un pezzo che ha commosso gli inglesi e suscitato l’interesse della stampa internazionale. La Croce ha segnato anche il passaggio di consegne dal direttore Neil MacGregor al nuovo responsabile, il tedesco di Amburgo Hartwig Fischer che parla italiano perché ha studiato a Roma.

MOSTRA AL BRITISH
ILSOLE24 ORE 19/4/2016
NICOL DEGLI INNOCENTI
In Sicilia, scrisse nel 1886 Guy de Maupassant, «si trova tutto quello è stato messo sulla terra per sedurre gli occhi, l’anima e l’immaginazione». L’isola, triangolo di terra fertile nel bel mezzo del Mediterraneo, tra l’Europa cristiana e il Nordafrica islamico, ha sempre attratto ondate di invasori. La mostra “Sicilia: cultura e conquista”, organizzata dal British Museum in collaborazione con la Regione Sicilia e l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, si concentra su due periodi particolarmente ricchi di arte della storia dell’isola, separati da oltre mille anni: il dominio dei Greci e il regno Normanno.

Dopo una breve introduzione sulla Sicilia preistorica, che rivela quanto fosse sofisticata anche prima dell’arrivo dei Fenici, la prima parte della mostra è dedicata ai secoli di dominio dei Greci. Dalla prima colonia a Naxos nel 735 a.C., i greci portano nuove idee e un fiorire delle arti. I ‘tiranni’, in competizione tra loro, ostentavano il loro potere e la loro ricchezza facendo costruire templi magnifici e organizzando corse di carri e di cavalli. Oggetti di terracotta, tra cui un altare, statue di marmo, sculture, gioielli d’oro e monete d’argento mirabilmente incise con i ritratti dei potenti dimostrano la ricchezza dell’arte e dell’artigianato del tempo. Siracusa, la città più importante dell’epoca, luogo natale di Archimede, fu descritta da Cicerone come “la più grande e la più bella di tutte le città greche”.
foto

La Sicilia più bella in mostra al British Museum

Una vetrina racchiude un oggetto straordinario, il rostrum di bronzo di una delle navi romane impegnate nella cruciale battaglia delle Egadi del 10 marzo 241 a.C., da poco ritrovato in mare. La vetrina presenta un rapidissimo sguardo ai successivi 1.300 anni, dalla Sicilia diventata prima provincia romana alle invasioni dei vandali, fino alla conquista da parte degli arabi, che portarono tra l’altro le arance per le quali l’isola è celebre.

Si passa poi alla seconda parte della mostra, dedicata ai Normanni. Nel 1061, guidati da Ruggero de Hauteville, i normanni sbarcarono in Sicilia e la trasformarono nella superpotenza del Mediterraneo. La mostra sottolinea come Ruggero, incoronato re di Sicilia a Palermo il giorno di Natale del 1130, suo figlio Ruggero II e i suoi successori abbiano consciamente optato per una strategia di tolleranza e di inclusione per governare l’isola ormai multi-etnica.

Questa felice fusione di tradizioni diverse è evidente nella Cappella Palatina di Palermo, arricchita da mosaici bizantini, marmi italiani e soffitti di legno intagliato nordafricani. Una lapide funeraria di marmo del 1149 dimostra la coesistenza pacifica di religioni e culture diverse, con una scritta in quattro lingue: ebraico, latino, greco e arabo.

Federico II, il nipote di Ruggero e di Federico Barbarossa, imperatore di gran parte d’Europa ma con la sua corte a Palermo, rappresenta l’apice della Sicilia centro di innovazione scientifica e fiorire delle arti, ma anche centro politico d’Europa. Un suo grande busto di marmo dimostra perchè fu soprannominato Stupor mundi.
I successori di Federico non riuscirono a tenere a bada gli invasori, e la Sicilia iniziò il suo declino. L’ultimo oggetto in mostra è un quadro di Antonello da Messina del 1460: per avere successo, il grande artista siciliano fu costretto a lasciare la sua isola e a trasferirsi a Napoli.

La mostra del British Museum, oltre a riunire oltre duecento oggetti di grande bellezza, è una lezione di storia che ha anche grande rilevanza per il mondo di oggi. E, casomai il messaggio della mostra sui vantaggi del multiculturalismo, della tolleranza e dell’apertura agli altri non fosse abbastanza esplicito, il British Museum ha organizzato vari eventi sull’immigrazione nella storia europea. Il passato può far luce sul presente.