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 2016  aprile 29 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - I PEDOFILI E L’OMICIDIO DELLA PICCOLA FORTUNA REPUBBLICA.IT Gli adulti tacciono e i bambini si ribellano nel parco degli orrori

APPUNTI PER GAZZETTA - I PEDOFILI E L’OMICIDIO DELLA PICCOLA FORTUNA REPUBBLICA.IT Gli adulti tacciono e i bambini si ribellano nel parco degli orrori. Dopo due anni di silenzi e di paura, grazie al coraggio dei più piccoli arriva la svolta nell’indagine per la morte di Fortuna Loffredo, gettata giù dal sesto piano dell’edificio, al parco Verde di Caivano. Secondo la ricostruzione dei magistrati: "La bambina è stata uccisa perchè si era rifiutata di subire l’ennesimo abuso". Arrestato un uomo con l’accusa di omicidio: si tratta di Raimondo Caputo, il convivente della madre dell’amica del cuore della bambina e madre anche di Antonio Giglio, un bambino morto in circostanze analoghe un anno prima di Fortuna. La piccola Fortuna a soli sei anni ha detto no alle violenze ed è stata punita con la morte. Altri tre bambini, però, hanno alzato la testa e, nel silenzio del mondo di adulti che li circondava, hanno aiutato gli investigatori a incastrare la rete di pedofili. Svolta nelle indagini della piccola Fortuna: la rabbia del Parco Verde e la preoccupazione dei magistrati Il coraggio dei bambini: "Gli adulti ostacolavano le indagini, i piccoli hanno permesso una svolta". Così il procuratore aggiunto di Napoli nord, Domenico Airoma, che ha coordinato l’inchiesta sull’omicidio della piccola Fortuna: il riferimento è al contributo dato da tre minorenni. Airoma ha parlato di "omertosa indifferenza e colpevole connivenza" riscontrate da parte degli adulti. Domenica, la mamma di Fortuna Live su RepTv-Facebook Il grido della madre: "Da una parte sono contenta perché ho avuto giustizia, dall’altro dico che quei due devono marcire in carcere perché hanno ammazzato mia figlia". Sono amare le parole per Domenica Guardato, la mamma della piccola Fortuna. La donna se la prende anche con la compagna dell’uomo, sua vicina di casa, in carcere per violenza su un’altra bimba di tre anni, e a loro dice: "Voglio guardarvi in faccia per capire perché lo avete fatto". "Sono sempre stata sicura che fossero stati loro, l’ho sempre detto. Forse si è perso troppo tempo, due anni. Io l’ho detto da quel giorno. Mia figlia amava la vita, non poteva essersi buttata giù. L’ho sempre saputo che era stata uccisa". La mamma della piccola Fortuna, ha sempre ripetuto, da quel 24 giugno 2014, che sua figlia era stata uccisa. E da sempre aveva detto che "tra quelle case c’era qualcuno che sapeva". La mamma della piccola Fortuna: "L’assassino di mia figlia deve marcire in galera" Condividi "Lui non l’ho mai incontrato, ma a lei l’ho chiesto e ha sempre negato - dice - Lei è malata e c’è anche un’altra persona che sapeva tutto, la mamma di quella donna". "Qui c’è un altro bimbo morto come Fortuna, il piccolo Antonio - aggiunge la donna - cosa dicono quei due del piccolo Antonio, cosa?". Domenica, Mimma come la chiamano gli amici, fino a quindici giorni fa era in una città della Lombardia, poi è tornata a Caivano. Ha sempre chiesto ai residenti del Parco Verde di Caivano di raccontare quello che sapevano sulla morte di sua figlia. "Ma anche oggi tutti sono rimasti in silenzio - accusa - anche oggi tutti omertosi". "Pensavo, speravo, che oggi, almeno oggi, qualcuno di questo maledetto parco venisse da me per dirmi qualcosa, un abbraccio, ed invece niente. Qui c’è sempre stato e sempre ci sarà il silenzio. Io so solo che ora mi ritrovo ad essere l’unica condannata - conclude - perché mi ritrovo con un dolore immenso, che non passerà mai. Perché amavo Fortuna, come solo una mamma può fare e me l’hanno uccisa. E ad oggi non so ancora perché". Caivano, il palazzo degli orrori. Live su Reptv la mamma, la nonna e i vicini L’allarme del procuratore: L’indagine sull’omicidio della piccola Fortuna Loffredo "svela un quadro preoccupante in alcuni quartieri dell’area a nord di Napoli, dove l’infanzia non è tutelata, non si consente ai giovani di avere un normale personeo di crescita". Così il procuratore capo di Napoli nord, Francesco Greco, durante la conferenza stampa sulle indagini. "E’ un problema di cui tutti dobbiamo farci carico, penso alla scuola, alla chiesa, al comune, ai servizi sociali", ha sottolineato Greco. Gli inquirenti su Rep-Tv live su Facebook L’arrestato: Raimondo Caputo, 44 anni, arrestato oggi per l’omicidio di Fortuna Loffredo, era in carcere dal novembre 2015, accusato insieme alla compagna di violenza sessuale su un altro minore. La donna, Marianna Fabbozzi, di 26 anni, è ai domiciliari ed è madre di Antonio Giglio, un altro bambino di 3 anni morto il 28 aprile 2013 precipitando dal balcone dello stesso palazzo del parco Verde di Caivano in cui morì un anno dopo Fortuna Loffredo. Le indagini sono condotte dai carabinieri con il coordinamento della Procura di Napoli Nord. Caivano, abusata la bambina caduta dal balcone La storia. La bimba era precipitata dal sesto piano del palazzo dove abitava con la madre al Parco Verde a Caivano, il 24 giugno di due anni fa. A prima vista, si era pensato a un incidente. Ma poi, con il passare del tempo, aveva sempre più preso corpo l’incubo di un mostro presente proprio nel palazzo del Parco Verde. E si era subito ricordato il caso di Antonio Giglio. Ora il cerchio sembra chiudersi. L’autopsia sulla piccola Fortuna aveva confermato che la piccola aveva subito "abusi reiterati". Nel procedimento la mamma dei familiari della bambina sono assistiti dagli avvocati Gennaro Razzino, Luca Zanchini, Angelo e Sergio Pisani. "Abbiamo avuto sempre fiducia, la mamma di Fortuna e io, che si sarebbero individuati i responsabili. Complimenti agli investigatori", commenta l’avvocato Gennaro Razzino. Dall’inizio, insomma, la Procura ha sospettato che Fortuna Loffredo fosse rimasta coinvolta in un giro di pedofilia, del quale forse anche altri bambini del Parco Verde sono vittime. Un sospetto condiviso dalla madre della bimba morta, Domenica Guardato. Il parroco: "Se quella che gli inquirenti hanno trovato è davvero ’la’ verità, li ringraziamo. La nostra comunità ha vissuto due anni di sofferenza inimmaginabile, dopo la morte di Fortuna. E se le responsabilità vengono accertate, il colpevole dovrà pagare. Quello che ha commesso è il peccato più orribile che si possa immaginare". Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, celebrò nel 2014 i funerali della piccola Fortuna e non ha mai smesso di sostenere la ricerca della verità: "Ho ripetuto mille volte, dall’altare e in privato: chi sa, parli. Mi auguro che la verità possa finalmente segnare un momento di rinascita per la gente del parco Verde, realtà segnata da estrema povertà ma dove vivono persone perbene, ingiustamente colpite da sospetti generalizzati". Caivano, incendiata la casa dei parenti dell’arrestato per l’omicidio della piccola Fortuna Incendiata la casa dei parenti dell’arrestato: Appena il tam tam di Parco Verde ha diffuso la notizia dell’arresto di Raimondo Caputo, qualcuno ha dato fuoco all’abitazione della compagna di lui. REPUBBLICA.IT 15/10/2014 "Voglio giustizia, e se non me la danno me la faccio da me". Così Domenica Guardato, Mimma, come la chiamano i familiari, 27 anni, madre di Fortuna, la bambina di 6 anni morta a Caivano che - secondo l’autopsia - ha subito abusi sessuali. "Preferisco andare in galera ma sapere che il mostro non può nuocere più". "Ho lasciato Fortuna che giocava al settimo piano quel 24 giugno - prosegue la madre disperata - eravamo appena tornati da Napoli, e l’ho trovata giù, a terra. Lei non si è buttata giù, l’hanno buttata". Dure parole per il rione dove abita. "Il mostro è nel nostro palazzo, è impossibile che nessuno abbia visto. Fanno schifo. Chi sa parli. Ho dei sospetti, ma non ho le prove". "Comunque - riprende la madre di Fortuna - non me ne vado da questo quartiere. Ho paura, ma la voglia che ho di giustizia è più grande. Resto, anche se con me ho solo i miei familiari". Aggiunge Domenica e ribadisce, in lacrime: "Preferisco andare in prigione e mettere i miei due figli in collegio, ma saperli al sicuro, con il mostro in galera". Caivano, abusata la bambina caduta dal balcone Navigazione per la galleria fotografica La piccola Fortuna Loffredo, sei anni, morta il 24 giugno a Caivano (Napoli), apparentemente dopo essere caduta da un balcone, nei mesi precedenti sarebbe stata vittima di abusi sessuali. Secondo Il Mattino, il dato inquietante emergerebbe dall’autopsia, i cui atti sono stati depositati dai consulenti. Da tempo si ipotizzava di qualcosa di molto più preoccupante dietro la storia tragica di questa bimba di sei anni trovata in terra senza vita dopo una caduta, che fu detta accidentale, dal terrazzino di casa. Ma subito emersero troppi punti oscuri sulla sua morte. A luglio, derubricata la morte accidentale, sulla fine della piccola Fortuna la Procura aveva aperto un fascicolo contro ignoti. Per ora però il procuratore capo Francesco Greco per ora non conferma l’esito dell’autopsia. Un anno fa, sempre cadendo da un piano alto negli stessi palazzi, perse la vita un altro bimbo di tre annni, Antonio Giglio, la cui sorellina Doriana stava giocando con Fortuna poco prima che morisse. La piccola, assieme ad altri bambini è stata ascoltata dal magistro che sta indagando sul caso. Gli incontri tra il pm Federico Bisceglia e i bambini avvengono nella scuola elementare, alla presenza di uno psicologo, di un assistente sociale e dei genitori dei bambini, alcuni dei quali all’inizio si erano opposti all’iniziativa. Il parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, divenuto in questi anni un simbolo nella difesa del territorio dagli avvelenamenti e dalle illegalità, celebrando i funerali di Fortuna lanciò un appello a rompere l’omertà per consentire alle indagini di fare piena luce sull’accaduto. DAGOSPIA Per il caso dell’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, morta dopo essere caduta giù dal sesto piano a Napoli nel giugno 2014, è stato arrestato Raimondo Caputo, compagno di una vicina di casa, amica della mamma della piccola Fortuna, già noto alle forze dell’ordine per precedenti di abusi sessuali. Lo conferma a LaPresse il legale della famiglia Loffredo, Angelo Pisani. L’uomo era il compagno della madre di un’altra vittima, Antonio Giglio, il bambino di 3 anni caduto dalla finestra di casa sua nel 2013. Secondo quanto spiega la Procura l’uomo era già detenuto perché indagato per il reato di violenza sessuale aggravata ai danni di minore. Nelle corse delle indagini è emerso che l’uomo il 24 giugno 2014 avrebbe costretto la piccola salire sul terrazzo all’ottavo piano per poi lanciarla nel vuoto, "probabilmente a seguito del rifiuto del minore di subire l’ennesima violenza sessuale". L’uomo avrebbe costretto la bimba a subire ripetuti atti sessuali e avrebbe sessualmente abusato di altre due minori, una delle quali compagna di gioco di Fortuna. L’indagine in questione aveva portato a provvedimenti cautelari nei confronti di Caputo e della moglie per violenza sessuale aggravata nei confronti di una bimba di 12 anni. Nel corso delle indagini sono state arrestate due persone per abuso su minori, e prima della morte di Fortuna un altro bambino era deceduto in circostanze da chiarire. In entrambi i casi, all’inizio si pensò a cadute accidentali, nel caso del piccolo Antonio dal balcone di casa e in quello di Fortuna, dal terrazzo dell’edificio. Secondo quanto si è appreso, la persona indagata per la morte della bambina sarebbe già in carcere. "Ci auguriamo che la giustizia non abbia nessuna pietà nei confronti di questi criminali. La tragedia di Fortuna ha salvato tanti altri bambini: infatti abbiamo scoperto altri 4 casi di minori abusati. Il nostro obiettivo è andare fino in fondo e arrivare a sentenza", ha aggiunto il legale. "Da una parte sono contenta perché ho avuto giustizia, dall’altro dico che quei due devono marcire in carcere perché hanno ammazzato mia figlia". Domenica Guardato, la mamma della piccola Fortuna uccisa a 6 anni dopo aver subito abusi sessuali, commenta con l’ANSA l’arresto dell’uomo accusato dell’omicidio. Se la prende anche con la compagna dell’uomo, sua vicina di casa, in carcere per violenza su un’altra bimba di tre anni, e a loro dice: "Voglio guardarvi in faccia per capire perché lo avete fatto". "Ho sempre saputo chi è stato a uccidere Fortuna. Ho atteso che qualcuno venisse da me, ma niente. Ma qui c’è omertà, anche oggi", ha aggiunto Domenica Guardato. "Gli adulti ostacolavano le indagini, i piccoli hanno permesso una svolta". Così il procuratore aggiunto di Napoli nord, Domenico Airoma, che ha coordinato l’inchiesta sull’omicidio della piccola Fortuna: il riferimento è al contributo dato da tre figli minorenni della donna che si trova ai domiciliari con l’accusa di concorso in violenza sessuale, e il cui compagno è stato arrestato per la morte di Fortuna. Airoma ha parlato di "omertosa indifferenza e colpevole connivenza" riscontrate da parte degli adulti. "La scarpina destra di Fortuna sarebbe stata occultata da una signora all’ottavo piano del palazzo in cui viveva la piccola. La stessa che negò di aver visto qualcuno sul pianerottolo poco prima della caduta della bambina". Domenico Airoma, procuratore aggiunto di Napoli Nord, che indaga sulla rete di pedofili del Parco Verde a Caivano, nel Napoletano, sottolinea un particolare emerso su Fortuna Loffredo e che collegava quella che sembrava una caduta accidentale a giugno 2014 con un’altra avvenuta l’anno precedente, vittima un bimbo di 3 anni, Antonio Giglio, figlio di Marianna Fabozzi, ai domiciliari per l’altro filone dell’inchiesta, il cui compagno, Raimondo Caputo, è ora accusato di omicidio e violenza sessuale. Anche la scarpina destra di Antonio non fu mai trovata. Il fascicolo di quell’indagine è però della Procura di Napoli. Dove fosse la scarpina di Fortuna è emerso da una intercettazione. L’indagine, sottolineano gli inquirenti, è stata resa difficile non solo dell’omertà degli abitanti del Parco Verde, ma anche da connivenze. Persone che hanno cercato in tutti i modi di depistare le indagini, accusano Airoma e il procuratore capo Francesco Greco. Caputo, 44 anni, è già detenuto in carcere con l’accusa di aver abusato sessualmente di un’altra bambina di 12 anni, altra figlia di Marianna Fabozzi, anche lei coinvolta in questo caso. L’arresto di Caputo avvenne a novembre scorso, proprio durante le indagini sulla morte della piccola Fortuna. E proprio di una rete di pedofili all’interno del Parco Verde di Caivano parla il procuratore Greco : "Un contesto che lo stesso gip nell’ordinanza ha definito disastrato". "Da questa indagine - spiega Airoma - arriva un quadro che ci preoccupa molto, un contesto in cui l’infanzia non è tutelata. Le istituzioni devono farsene carico, la scuola, il comune, l’Asl e i servizi sociali. Ieri abbiamo avuto un incontro con il procuratore del tribunale dei Minori per individuare degli interventi da mettere in atto". Greco specifica che, vista la drammaticità dei fatti che coinvolgono minori, gli inquirenti non riescono a dirsi "soddisfatti" del risultato. "L’unica nota positiva - dice - è che l’equipe che sta seguendo i tre minori allontanati dal contesto, coloro che hanno permesso di arrivare a questo risultato con le loro dichiarazioni, ci ha riferito che i bambini hanno ripreso a giocare e a sorridere". Dal momento in cui sono iniziate le indagini dopo la morte della bambina, gli investigatori hanno individuato 4 bambini che avevano probabilmente subito abusi sessuali. Nei mesi scorsi, l’indagine ha visto l’arresto di Salvatore Mucci e della moglie, ovvero coloro che per primi dissero di aver soccorso Fortuna. I tre minori allontanati, invece, sono tutti figli di Marianna Fabozzi. Le indagini non sono ancora concluse. Saranno, infatti, ascoltate le persone che hanno reso false testimonianze. "Questo risultato - conclude Greco - lo dedichiamo anche al pm Federico Bisceglia che per primo iniziò a indagare sulla rete di pedofilia e morto in un incidente stradale". In Procura era anche l’avvocato dei Loffredo, Angelo Pisani. "La giustizia non deve avere nessuna pietà per queste persone - ha detto - c’è ancora tanto da fare e bisogna capire anche come è morto il piccolo Antonio Giglio, precipitato anche lui in circostanze simili a quelle di Fortuna e figlio della compagna di Caputo. La morte di Fortuna è servita almeno a salvare tanti altri bambini", ha concluso l’avvocato. È un vero e proprio palazzo dell’orrore quello in cui la piccola Fortuna viveva con i genitori al Parco Verde di Caivano: oltre a Raimondo Caputo, l’uomo arrestato oggi per l’omicidio della piccola e alla compagna, arrestati alla fine dello scorso anno per violenze sessuali sulla loro bimba, nel corso delle indagini gli inquirenti hanno infatti accertato che anche altri quattro minori erano stati vittime di violenze. Tanto che tra le fine del 2014 e l’inizio del 2015 un’altra coppia di inquilini dello stabile era finita agli arresti per pedofilia; tra questi figurava Salvatore Mucci, colui che per primo soccorse Fortuna dopo il volo di otto piani. C’è poi la storia di Antonio, il bimbo di tre anni figlio della compagna dell’uomo arrestato, che nel 2013 aveva subìto la stessa fine di Fortuna, e di altri tre minori, sempre della stessa famiglia, tra cui la migliore amica della bimba, che qualche mese fa sono stati allontanati dal Tribunale dei Minorenni di Napoli, in quanto si è scoperto che anche loro avevano subito abusi. Proprio il contesto ambientale ha complicato le indagini, tra depistaggi veri e propri e dichiarazioni inventate ad arte. Il primo episodio inquietante è la sparizione della scarpina di Fortuna, di cui si sarebbe resa responsabile, è emerso dalle indagini, l’inquilina dell’ottavo piano, la stessa che subito dopo il fatto negò di aver visto Caputo andare sul pianerottolo con la piccola. "Lo avrebbe fatto per tutelare il figlio che era ai domiciliari" ha spiegato il procuratore Aggiunto Domenico Airoma; la donna è stata incastrata da un’intercettazione. Nel palazzo gli inquirenti hanno sentito più volte gli inquilini, che si sono contraddetti dando versioni poco credibili, così come i bambini sentiti, che sarebbero stati "ammaestrati". "Dicevano il falso non tanto perchè minacciati, ma proprio per quell’innata diffidenza verso le forze dell’ordine" ha aggiunto Airoma. La svolta c’è stata solo dopo che i tre figli della compagna dell’arrestato sono stati allontanati da Parco Verde e presi in custodia dai servizi sociali; hanno infatti iniziato a parlare confermando gli abusi. "In questa storia così tragica, l’unica soddisfazione è la relazione degli assistenti sociali secondo cui ora i tre minori sembrano ’più allegri e disponibili al giocò" conclude Airoma. Chi ha dichiarato il falso è probabile venga denunciato. Dalle indagini non sono emersi collegamenti con la morte del piccolo Antonio, per la quale indaga la Procura di Napoli. Intanto, una bottiglia incendiaria è stata lanciata contro l’ingresso dell’abitazione in cui è agli arresti domiciliari Marianna Fabozzi, madre di una minorenne abusata e compagna dell’uomo accusato dalla Procura di Napoli nord di essere il violentatore e l’omicida della piccola Fortuna Loffredo. L’episodio è accaduto intorno a mezzogiorno di oggi. Sul fatto indagano i carabinieri. DAGOSPIA 1.FOLLA CIRCONDA POLIZIA E FA FUGGIRE RAPINATORE. A PALERMO, ABITANTI QUARTIERE KALSA DIFENDONO BANDITO (ANSA) - Un gruppo di abitanti del quartiere Kalsa di Palermo e alcuni commercianti hanno aiutato un rapinatore, inseguito dalla polizia, a scappare. Gli agenti sono stati accerchiati dalla folla e il bandito si è dato alla fuga. Addosso a un complice, fermato invece dagli investigatori, è stata trovata una pistola calibro 7.65 col colpo in canna. Gli agenti per disperdere la folla hanno sparato alcuni colpi in aria. I due rapinatori stamattina, insieme ad altri due banditi di cui si sono perse le tracce, hanno svaligiato un stand del mercato ortofrutticolo. Erano travestiti da operai della Gesip, una partecipata del Comune. Il bottino della rapina è stato di diecimila euro. Il commerciante ha avvertito immediatamente la polizia che è riuscita ad intercettare i quattro rapinatori fuggiti su due moto. Due si sono allontanati verso la periferia orientale di Palermo, gli altri due hanno scelto i vicoli del quartiere Kalsa, rione arabo del centro storico. Gli agenti sono riusciti a immobilizzare un rapinatore, l’intervento della folla che ha circondato i poliziotti ha consentito all’altro di scappare. 2.CARCERI, A BARI GLI UOMINI DI CLAN SI FANNO ARRESTARE PER ANDARE A PRENDERE ORDINI DAI BOSS IN CELLA Da “Bari.repubblica.it” I messaggi da e per il carcere sono filtrati, i controlli sempre più accurati e le maglie più stringenti. Quando sembra ormai finita la stagione delle donne come postine di ordini dei capiclan per gli affiliati, soprattutto alla luce delle ultime operazioni, i gruppi criminali di Bari studiano nuove strategie per trasmettere le direttive a chi è ancora in libertà. E si introducono, a tale scopo, nuove ’figure di collegamento’: sono personaggi criminali di piccolo calibro, pesci piccoli con modesti precedenti penali, che accettano di finire in cella per essere utili, a vario titolo, all’organizzazione malavitosa. La novità emerge da indagini appena avviate dalle forze di polizia, che stanno tenendo sotto controllo i movimenti dei clan. In particolare, gli investigatori avrebbero accertato che i pregiudicati farebbero in modo di essere arrestati, commettendo reati non gravi e per i quali il periodo di detenzione previsto dal Codice penale non è particolarmente lungo. Sarebbero loro stessi, a volte, ad allertare le forze dell’ordine, attirando l’attenzione degli inquirenti su alcune circostanze penalmente rilevanti. Una volta scoperti non farebbero alcuna resistenza all’arresto, già pronti a finire in carcere come misura cautelare in attesa di processo. Le maglie elastiche della giustizia farebbero poi il resto: il colpevole che si autoaccusa del reato viene processato per direttissima, patteggia la condanna e nel giro di qualche ora torna in libertà. Nel frattempo, però, ha avuto modo di incontrare in carcere i referenti del clan di appartenenza e di "passare a novità", come si dice in gergo mafioso, quel che accade dall’altra parte delle sbarre. Ma, soprattutto, di raccogliere dal capoclan le direttive che gli affiliati devono poi seguire, nella gestione degli affari illeciti in città: estorsioni, traffico e spaccio di droga in particolare. Il carcere di Bari si conferma allora un crocevia di contatti utili per le organizzazioni criminali, come rilevato anche dall’Osapp (il sindacato autonomo della polizia penitenziaria), i cui rappresentanti nei giorni scorsi hanno visitato le undici strutture detentive pugliesi. Il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, al termine della due giorni di sopralluoghi aveva lanciato l’allarme: "Il sovraffollamento e la "non differenziazione delle detenzione" - aveva denunciato - favoriscono le affiliazioni da parte dei clan e fanno venir meno la funzione rieducativa del carcere".