Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  aprile 27 Mercoledì calendario

PERCHÉ “LAVORARE MENO LAVORARE TUTTI” È UNA STRADA SBAGLIATA

Un economista francese, Michel Godet, ha smontato uno dei luoghi comuni più diffusi a proposito di lavoro. Secondo questo cliché, per combattere la disoccupazione occorrerebbe favorire in ogni modo l’accesso al mercato del lavoro attraverso la redistribuzione dei posti che già esistono: tagliando le ore di lavoro (il mito delle 35 ore) per “lavorare tutti”, espellendo gli anziani e, magari, riducendo il numero dei giovani che nel mercato del lavoro vogliono entrare. Come? Semplicemente non facendoli nascere.
Gli adepti di questa fosca scuola di pensiero mettono a confronto Francia e Germania, che registrano, rispettivamente, tassi di natalità di 1,24% e di 0,86%, e di disoccupazione di oltre il 10% e di appena il 4,3%. Fare meno bambini significa meno candidati alla disoccupazione, sembrerebbe di poter concludere. Ma in un’intervista al settimanale Le Point, Godet (che è anche demografo e che ha pubblicato un libro il cui titolo può essere tradotto con “Liberate il lavoro”) ricorda che oggi i giovani francesi che entrano nel mercato del lavoro sono il 2% di meno di quelli che ne escono a causa del «baby crack degli anni 90». Non a caso, aggiunge, il tasso di crescita è più forte negli Usa, che ha tassi demografici ancora più dinamici di quelli francesi. E proprio il forte calo della natalità tedesca mette a repentaglio le prospettive di quell’economia, che non potrà più contare su generazioni di ricambio. Per questo, conclude, la ricetta non è ripartire il lavoro che c’è già, o impedire a nuovi soggetti di affacciarvisi, ma crearne di nuovo: non assottigliare sempre di più la fetta, ma fare crescere la torta. E, naturalmente, non con impieghi nell’amministrazione pubblica, già abbastanza elefantiaca in Francia (proprio rispetto alla Germania, che ha un numero di dipendenti pubblici per abitante che è la metà di quello francese).
Godet non è un economista conservatore: si considera un “blairiano”, appartiene dunque a una strana razza che lo fa bollare come troppo a destra dalla sinistra e troppo a sinistra dalla destra. Ma, evidentemente, sotto tutte le latitudini (lo verifichiamo anche in questa campagna elettorale per la Casa Bianca) la solitudine è il prezzo da pagare se si cerca di affrontare i problemi e di definire delle politiche non con la pancia, ma con la testa.