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 2016  febbraio 05 Venerdì calendario

Notizie tratte da: Enrico Franceschini, Londra Italia, Laterza, Roma-Bari, 2016, pp. 197, euro 14Vedi Libro in gocce in scheda: 2345085Vedi Biblioteca in scheda: 2345453A Londra «c’è la quinta maggiore “città italiana”, dopo Roma, Milano, Napoli e Torino, più popolosa di Palermo, Genova, Bologna o Firenze»

Notizie tratte da: Enrico Franceschini, Londra Italia, Laterza, Roma-Bari, 2016, pp. 197, euro 14

Vedi Libro in gocce in scheda: 2345085
Vedi Biblioteca in scheda: 2345453

A Londra «c’è la quinta maggiore “città italiana”, dopo Roma, Milano, Napoli e Torino, più popolosa di Palermo, Genova, Bologna o Firenze».

Londra, con quasi duecentocinquantamila italiani, è la città estera con il maggior numero di nostri connazionali in Europa, la seconda nel mondo dopo Buenos Aires, con quarantamila in più. [Dati del consolato generale d’Italia]

A contare quanti nostri connazionali lasciano il Belpaese ci pensa L’Aire, l’albo Italiani Residenti all’Estero, per ora se ne vanno duemila ogni mese. Dal 2013 la nostra emigrazione Oltremanica è aumentata del 65 per cento rispetto all’anno precedente, e nel 2014 è di nuovo salita, del 77 per cento. In Gran Bretagna ci sono più di tremila medici italiani, d’altronde costa meno importarli che formarli. Stesso discorso per gli infermieri, se ne vanno di trecento in trecento ogni anno. Chi se ne va per il 57 per cento è laureato, per l’89 per cento è diplomato e per il 52 è del Nord Italia.

A Londra c’è un circolo Pd, ha 140 iscritti.

Al St Peter’s Church di Clerkenwell Road c’è la più antica chiesa italiana di Londra, qui tutte le domeniche si celebra la messa in italiano.

«Intorno a Clerkenwell Road sorge il quartiere della prima “Little Italy” londinese. Nei dintorni visse in esilio Giuseppe Mazzini, nella cui casa fu ricevuto Giuseppe Garibaldi: l’Eroe dei Due Mondi ebbe un’accoglienza così trionfale da parte della monarchica Inghilterra, a dispetto della fama di rivoluzionario e repubblicano, che gli ci vollero quattro ore per percorrere tra due ali di folla il tragitto dalla stazione ferroviaria Victoria fino al centro della capitale».

Curioso che il nome del Delikatessen italiano più antico di Londra, con i suoi centotrenta anni di esperienza, si chiami Terroni. Il nome, a discapito dei pregiudizi, viene da Luigi Terroni. Fu grazie a lui se sulle tavole degli italiani a Londra, “since” 1878, il vino e l’olio nostrano non mancarono mai. Al numero 138 di Clerkenwell Road si trovava tutto quello che serviva per non sentire la mancanza della cucina di casa.

«Se a Londra non ti piace il tempo che fa – dice un proverbio locale – aspetta cinque minuti».
Londra, fondata dagli antichi romani, si chiamava Londinum.

Nel 1949 al 22 di Frith Street nel cuore di Soho, quello che all’epoca era il quartiere a luci rosse della città, dall’aspetto molto distante da quello modaiolo di oggi, apre il primo bar italiano. Il nome, d’altronde, non lascia dubbi sulle sue origini: Bar Italia.

La ristorazione londinese cambia faccia nel 1959 con l’apertura, sempre a Soho, de La Terrazza. Mario Cassandro e Franco Lagattola, camerieri del primo dopoguerra, rispettivamente con milleduecento e seimila sterline, ben presto si trasformano in ristoratori di fama internazionale. «“Se esci a cena con una bella ragazza a Londra”, scriveva nel 1961 Len Deighton, autore del romanzo La pratica Ipcress (poi diventato film con Michael Caine), “devi portarla da Mario a La Terrazza”», e non fu l’unico a pensarla così. Al “the Treat”, questo il soprannome del locale, ci andò anche Tony Armstrong-Jones, marito della principessa Margaret, ma per lui le cose andarono diversamente. Mario, infatti, se non fosse intervenuto Franco, più fisionomista di lui, certamente lo avrebbe buttato fuori dal locale. Il cognato della Regina non portava la cravatta. «Da quel momento si dice che Mario non facesse più entrare chi ce l’aveva, la cravatta».

Knighttriders Street si chiama così per via dei Templari che lo attraversavano prima dei tornei cavallereschi.

È merito del parrucchiere italiano Lino Carbosiero, diventato Sir, se il leader conservatore David Cameron ha un aspetto moderno e giovanile, spostandogli «la riga da destra a sinistra». Il restyling, pare, gli abbia anche portato fortuna alle elezioni.

Nel giardino del Christ Church College di Oxford ci hanno passeggiato studenti come: Albert Einstein, Stephen Hawking, Lawrence d’Arabia, Oscar Wilde, Graham Greene, Wystan H. Auden, T.S. Eliot e venti arcivescovi di Canterbury, ventisette premi Nobel, ventisei primi ministri britannici (inclusi Tony Blair e David Cameron), re Harald di Norvegia e re Abdallah di Giordania, Indira Gandhi e Benazir Butto, Bill Clinton.

Qualche esempio delle domande impossibili a cui un aspirante studente di Oxford deve rispondere: «Cos’è un albero?», «Se ci fossero tre bellissime donne nude davanti a lei, quale sceglierebbe?», «Spieghi la vita di Naomi Campbell», ma anche «confronti l’influenza aviaria e gli uragani».

«In Gran Bretagna l’università è un’industria, ed è considerata la seconda industria dell’istruzione migliore del mondo, dopo quella degli Stati Uniti».

In La linea d’ombra Joseph Conrad, già nel 1917, sulla giovinezza scriveva: «Solo i giovani hanno di questi momenti. Non parlo dei giovanissimi. No. I giovanissimi, per essere esatti, non hanno momenti. È privilegio della prima gioventù di vivere in anticipo sui propri giorni, in tutta una bella continuità di speranze che non conosce pause né introspezioni. Uno chiude dietro a sé il piccolo cancello della mera fanciullezza ed entra un giardino incantato. Là perfino le ombre splendono di promesse. Ogni svolta del sentiero ha una sua seduzione ». [ndr]

«Non troverai alcuno, che sia un vero intellettuale, desideroso di lasciare Londra», scrive il poeta settecentesco Samuel Johnson, «quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita; poiché a Londra vi è tutto quanto la vita può offrire». [ndr]

Quando ad un party senti dire «I’m off», l’invitato si di colpo volatilizzerà.

Edward Said, il poeta palestinese naturalizzato statunitense, scrive: «L’uomo che trova dolce la sua terra è ancora un debole principiante, colui che considera ogni terra alla stregua di quella in cui è nato è già forte, ma perfetto è solo colui al quale il mondo intero appare come una terra straniera. L’anima acerba concentra il suo amore su un posto nel mondo, l’uomo forte ha esteso il suo amore a ogni posto nel mondo, l’uomo perfetto ha saputo estinguerlo».

La mummia di Jeremy Bentham, filosofo e giurista britannico del diciottesimo secolo, ogni mattina viene tirata fuori dall’armadio del campus UCL dove è conservata. Campeggia nell’ingresso fino a quando, a sera, non vi rientra dentro. Da lì si sposta solo per andare nella sala riunioni del direttorio dove Bentham è registrato come: «presente ma non votante».

Benjamin Disraeli a metà dell’Ottocento chiamava l’Inghilterra: «Due nazioni separate e distinte».

L’Italia ha «cinque volte il numero di leggi dell’Inghilterra».

Nel grattacielo disegnato da Renzo Piano, i cui ascensori hanno perfino un account Twitter e la palestra per i dipendenti degli uffici londinesi di Gloogle occupa ben due piani, c’è la sede di King, la startup di Riccardo Zacconi, il papà di Candy Crush. Per il team di programmatori del gioco di caramelle numero a mondo è stata la cinquantesima idea quella vincente. L’illuminazione, ammette il fondatore, è venuta mentre uno dei maghi del software si stava facendo il bagno: «Come l’eureka di Archimede».

Mezzo miliardo le persone che ogni mese giocano a Candy Crush. Ottocento i livelli da superare. Sessanta le persone che studiano i comportamenti dei giocatori. Una partita dura tre minuti. Dopo cinque vite sei eliminato.

I capi di Candy Crush, Facebook, Google e Apple si incontrano quattro volte l’anno in California per scambiarsi idee e suggerimenti.

Fremium, la crasi tra free e premium, è il problema dell’economia digitale: «dare ai consumatori qualcosa gratis e guadagnarci lo stesso».

Michele Franci, l’italiano dell’industria spaziale, rivela che « i russi sono molto superstiziosi e alla base di Baikonur, che si trova in Kazakistan ma viene gestita dall’agenzia spaziale di Mosca, tutti i lanci vengono effettuati alla stessa ora in cui partì il missile che portò per la prima volta in orbita un cosmonauta, il grande Gagarin, nel 1961… sperando che vada bene come all’ora. Anch’io sono superstizioso. Per ogni lancio, indosso sempre gli stessi vestiti. E sono l’ultimo ad allontanarmi, quando la rampa viene sgomberata. Esco fuori, all’aperto, guardo il missile con il nostro satellite a bordo e gli parlo. […] Parlo al missile, come se fosse uno dei miei figli, Saluto il mio missile prima che parta per lo spazio, prima che vada lassù, da dove si vedono meglio le stelle».

Editori da Oscar sono gli italiani Alessandro Gallenzi ed Elisabetta Minervini che con la loro piccola casa editrice londinese hanno pubblicato il best seller internazionale Travelling to infinity – da noi con il titolo Verso l’infinito –, di Jane Hawking. L’ex moglie racconta le memorie dell’astrofisico Stephen Hawking. Dalla carta alla pellicola il passo fu breve, il film dal titolo La teoria del tutto vinse l’agognata statuetta. Gli editori, la cui sede ora si trova negli uffici della storica casa editrice che appartenne a Virgina Woolf, confessano: «Be’, effettivamente abbiamo messo la fascetta “Da questo libro, il film che ha vinto l’Oscar».

Quando attribuirono a Mark Shand, il fratello di Camilla Parker Bowles, un flirt con Nancy, ex moglie dell’allenatore della Nazionale Sven-Göran Eriksson, questi, non proprio aristocraticamente, rispose: «È più probabile un mio flirt con una melagrana matura che con Nancy Dell’Olio». Passò neanche una settimana che, pare scivolando su una buccia di banana, Shand sbatte la testa e muore. Neanche a dirlo l’ex first lady del football inglese ammonirà i detrattori: tanta sfortuna per chi parla male di lei.

Ha un “collo da cigno” l’italiana Livia Giuggiolioni Firth, la moglie di Colin Firth.

«Sì, mi sento il prodotto degli sforzi che la Ue ha fatto per creare un continente unito», dice Annamaria Anderloni, socia dello studio internazionale di design e di architettura Foster. E aggiunge: «La criticano in tanti la Ue, ma quelli che la criticano non comprendono cos’è, non ci sono entrati dentro. Noi della Generazione Erasmus, invece, sì. Non è solo questione di avere una moneta comune, è molto di più. È un salto culturale».

Per l’autopsia di Amy Winehouse hanno chiesto il parere dell’italiana Mariarita Calaminici, investigatore della Crime Scene Investigation, nota come CSI.

“The King of Botox”, secondo l’edizione inglese della rivista Marie Claire è il medico italiano Lucio Fumi.

Se a Londra ci si sente dire «I can see your point» o «That’s an interesting point», subito dopo arriverà un «but», un modo garbato per dire: «Capisco il suo interessante punto di vista, ma sono di parere totalmente diverso», parola di avvocato.

L’English Bar non è un Pub, ma la professione legale nel suo insieme. Il termine deriva da quella sbarra che nei tribunali separa la parte dove si muovono giudici e avvocati, da quella riservata al pubblico.

Gli avvocati qui si dividono in solicitors, che lavorano dietro le quinte, e barrister, che rappresentano i clienti in tribunale. I secondi ai loro avversari, a cui non stringono mai la mano, non si sa bene perché, dicono: «”my learned friend”, il mio erudito amico».

L’anchorwoman di Al Jazeera è Barbara Serra, l’italiana con una madre siciliana e un padre sardo. Nella “Cnn del mondo arabo” lavorano persone con settanta nazionalità diverse.

Julius Henry Marx, in arte Groucho Marx, diceva: «Non farei mai parte di un club che mi accettasse fra i suoi membri».

«Il Cairo è come Palermo», dice Simonetta Agnello Hornby, «anche Camilleri è d’accordo. Il clima è simile, il caos è simile e io mi ci sento proprio a casa».

Simonetta Agnello Hornby sulla lingua dice: «con i miei figli ho sempre parlato italiano, anzi siciliano, anzi il dialetto della campagna vicino ad Agrigento dove li portavo in vacanza da piccoli. Una lingua strana in cui, per dire “fermati”, si dice “moviti”».

«Gli inglesi sono un popolo rozzo, guerriero», secondo Simonetta Agnello Hornby «e così dovevano essere per conquistare il mondo, come hanno fatto. Solo che da noi venivano a fare il Grand Tour e vedevamo arrivare aristocratici colti e pallidi, per cui ci siamo fatti l’idea che fossero poco attivi sessualmente. Invece nel mio lavoro di avvocato ho visto che procreano a tutto spiano e fanno sesso in tutte le salse, altro che Cinquanta sfumature di grigio».

Era il maggio del 2015 quando lo speaker della Camera dei Comuni, ai neoeletti deputati scozzesi che applaudivano il discorso del loro rappresentante, ricorda: «È antica tradizione che in quest’aula non si applauda».

Al CV&Coffee, fondato nel 2012 da Teresa Pastena, mentre vi offrono un caffè, rigorosamente italiano, vi spiegano come fare un cv che funzioni Oltremanica.

Nelle metro, sul bordo di ogni pensilina, si trova questa scritta: «Mind the gap». Esorta a fare cautela allo spazio fra il treno e la pensilina. Ma può voler anche dire: «fate attenzione alla differenza».