Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 04 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL RAGAZZO ITALIANO TROVATO MORTO IN EGITTO


REPUBBLICA.IT
IL CAIRO - Il cadavere di Giulio Regeni, scomparso la notte del 25 gennaio al Cairo e ritrovato ieri, dieci giorni dopo, "presenta chiari segni di percosse e torture".

Emerge questo dalle indagini della procura di Giza che ha disposto l’autopsia. Il procuratore egiziano riferisce che aveva segni di coltellate sulle spalle, un orecchio mozzato, tagli sul naso, ustioni di sigarette sulle braccia, ecchimosi da pugno in faccia, "è stata una morte lenta". Il corpo è stato trovato nudo dalla vita in giù, buttato sul ciglio della strada che collega Il Cairo ad Alessandria, in un luogo lontano sia da casa sua (el Dokki, quartiere centrale di Giza) sia dal luogo dove aveva appuntamento con il suo amico il 25 gennaio (centro del Cairo). Accompagnati dall’ambasciatore italiano, Massimo Massari, i genitori hanno riconosciuto il corpo del proprio figlio all’obitorio di Zeinhome. Poi, in serata, hanno sentito il premier Renzi. Per tutta la giornata sono rimasti in silenzio. Non si sa quando faranno ritorno dall’Egitto.

La Procura ha "ordinato di interrogare immediatamente gli amici del dottorando italiano".
Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Giulio Regeni
Condividi

Ma non ci sono elementi chiari. Ashraf al Anany, direttore dell’ufficio stampa del ministero dell’Interno egiziano, smentisce la ricostruzione fornita da Hosam Nassar, direttore della procura di Giza: "La questione è delicata e nessuno dovrebbe fare simili osservazioni. Non c’è stata alcuna tortura e l’assenza di segni è stata confermata dai funzionari dell’obitorio di Zeinhom, dove si trova il corpo del ragazzo".

Veli che si levano, e dalla redazione de il Manifesto, il giornalista Simone Pieranni conferma quanto raccontato ai microfoni di Radio Popolare dal collaboratore Giuseppe Acconcia: Regeni aveva scritto più volte per il quotidiano, sotto pseudonimo. Aveva preferito non firmare gli articoli perché "aveva paura per la sua incolumità". Il quotidiano pubblicherà l’ultimo articolo ricevuto una decina di giorni prima della sua sparizione sui movimenti operai egiziani.

Secondo Acconcia, la testimonianza di una giornalista egiziana che avrebbe visto uno straniero arrestato alla fermata della metropolitana di Giza, al Cairo, è molto importante. Che Regeni volesse intervistare "attivisti per i diritti dei lavoratori" è quanto rivelato al quotidiano filogovernativo Al-Ahram anche da uno degli amici egiziani di Regeni, che ha preferito restare anonimo. La fonte ha spiegato di aver ricevuto diverse mail e telefonate dal giovane che gli chiedeva contatti di attivisti per i diritti dei lavoratori da poter intervistare per la sua ricerca.
Egitto, morte Regeni: il corpo all’obitorio del Cairo
Condividi

Restano due ipotesi, contrastanti e diffuse rispettivamente da procura e polizia: che Regeni sia stato ucciso, oppure che sia morto in seguito a un incidente stradale. La prima è stata confermata da Nassar, direttore della procura di Giza, la seconda è stata diffusa dal direttore del Dipartimento investigativo di Giza, Khaled Shalabi: "Il movente criminale è da escludere, le prime indagini evidenziano che è stato vittima di un incidente d’auto", ha detto. Poi ha negato che il dottorando sia stato colpito da "spari o coltellate". Una squadra di investigatori italiani è attesa domani all’aeroporto internazionale del Cairo, scrive su Twitter Mohammed Ismail Ghaly, giornalista egiziano che lavora per l’edizione in lingua araba dell’emittente britannica Bbc: "Una delegazione di sicurezza italiana arriva al Cairo domani per partecipare alle indagini sull’uccisione del giovane Giulio Regeni".

L’Italia si muove. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha sentito nel pomeriggio l’omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Gli ha rappresentato l’esigenza che la salma sia presto restituita alla sua famiglia, all’Italia, e che sia dato pieno accesso ai nostri rappresentanti per seguire da vicino tutti gli sviluppi delle indagini. Il presidente al-Sisi ha espresso le sue sentite condoglianze e promesso massima attenzione sulle indagini. Su indicazione del ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, il segretario generale della Farnesina Michele Valensise ha convocato con urgenza l’ambasciatore egiziano Amr Mostafa Kamal Helmy.
Egitto, omicidio Regeni: la camera mortuaria al Cairo
Navigazione per la galleria fotografica
1 di 8
Immagine Precedente
Immagine Successiva
Slideshow

()
()


"Chiediamo che la verità emerga fino in fondo" ha detto a Londra Gentiloni. "Lo dobbiamo in particolare alla famiglia colpita in modo irreparabile ma che almeno pretende di conoscere la verità", ha aggiunto. E nel frattempo il ministero degli Esteri egiziano ha convocato l’ambasciatore italiano, per "seguire gli sviluppi" delle indagini. La procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio. L’indagine contro ignoti è affidata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone al pm Sergio Colaiocco.
Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Giulio Regeni
Condividi

"Com’è potuto accadere?", "sul corpo segni di violenza e tortura", sono alcuni dei tweet che da ieri sera ininterrottamente partecipano al dolore per la morte di Giulio Regeni. Messaggi inviati all’hastag #whereisGiulio, anche in lingua inglese come quello di un’amica che chiede: "...and now we want to know the truth! The real one #whereisgiulio".

Il tono dei messaggi è cambiato rispetto ai giorni scorsi quando si chiedeva di sapere dove si trovasse. Da ieri l’attenzione è puntata sul tentativo di capire cosa sia realmente accaduto.

Sui social i pensieri degli amici rivolti ai familiari. E appare anche il tweet di Paolo Dean, sindaco di Fiumicello negli anni in cui Regeni era primo cittadino dei ragazzi: "Una notizia che non avrei mai voluto apprendere.. Ancora adesso spero non sia vera.. Ciao Giulio..".

FOTO La mobilitazione sul web nei giorni della scomparsa

Giulio Regeni da settembre, abitava in un appartamento del Cairo per scrivere una tesi sull’economia egiziana presso l’American University. Era scomparso il 25 gennaio. Era il quinto anniversario dell’inizio della rivolta studentesca di piazza Tahrir, breve momento di democrazia nella sua millenaria storia. Regeni aveva un appuntamento in piazza Tahrir. Ma quel giorno la piazza e il resto dell’immensa metropoli erano presidiate anche più del solito da forze armate e polizia.

All’appuntamento non è mai arrivato e dopo tre giorni la polizia aveva escluso l’ipotesi della scomparsa del ragazzo per un errore dei servizi di sicurezza egiziani. Si pensava che potesse essere incappato in una retata durante una manifestazione antiregime che si era svolta proprio il giorno della scomparsa. Ipotesi smentita con forza dai servizi di sicurezza egiziani.

La giunta comunale di Fiumicello ha proclamato il lutto cittadino, di fatto già in atto, e ha annullato la festa del patrono, San Valentino, del 14 febbraio. È stato deciso questa mattina al termine di una riunione alla quale era presente il parroco. In paese le bandire di tutti gli edifici pubblici sono già listate a lutto. "A Giulio Regeni sarà intitolato il Centro di aggregazione giovanile di Fiumicello", ha deciso la giunta. Il centro è sorto di recente e l’amministrazione ha preferito decidere subito in merito. "A Fiumicello siamo unitissimi, è come se fosse venuto a mancare un figlio nostro" ha detto il sindaco Ennio Scridel, "il clima è pesantissimo ed è piombato un silenzio che esprime più del dolore". Così domenica pomeriggio ci sarà una fiaccolata organizzata dal consiglio comunale dei ragazzi, per ricordare quello che è stato per anni il "sindaco dei piccoli".
Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Giulio Regeni a 12 anni, quando era sindaco dei ragazzi
Condividi

Lentamente i profili degli amici di Giulio iniziano a scomparire. Cose che erano apparse negli articoli, ora sono sostituite da scritte che avvertono ’contenuto non disponibile’, qualcosa che non c’è più. La ricerca di Giulio Regeni è finita, ora resta quella della verità.

Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Noura Wahby, è stata la prima a dare l’allarme della scomparsa di Regeni. Il suo profilo Fb è stato attivo fino al giorno del ritrovamento del corpo del suo amico. La foto di loro due insieme non è più visibile ma questo è l’ultimo post: "Giulio è il mio migliore amico. E’ scomparso dal 25 gennaio. Ci siamo incontrati all’inizio dei nostri studi nel 2014 a Cambridge, Regno Unito. Studia la lingua araba da anni. Ama l’Egitto. Ama la gente. Pensa che meritiamo il meglio. Era mia guida a Cambridge. Avrei dovuto essere la sua guida al Cairo. Ho avuto modo di guardare la mia amata città attraverso i suoi occhi. Abbiamo bevuto ’nos darba’ in piccoli negozi di succhi di frutta. La scorsa settimana aveva appena scoperto il sahlab (una bevanda tipica a base di latte, ndr). Il 15 gennaio è stato il suo compleanno. Ha imparato a fare il tiramisù nella nostra cucina per la sua ragazza. Sua mamma ne ha mangiato la metà. Questa è una foto di noi due quando abbiamo passato gli esami di primo anno. Allora avevo pensato che avremmo dovuto rifare la stessa foto il giorno della laurea. Dobbiamo fare quella foto. Trovatelo. Per favore"

l portavoce di Amnesty International Riccardo Noury non ha certezze ma forti sospetti: "Giulio Regeni è scomparso il 25 gennaio, nell’anniversario della rivolta che portò alla deposizione di Mubarak - sottolinea - Un giorno di grande tensione al Cairo, di forte controllo e militarizzazione per evitare le proteste". E aggiunge: "Sul corpo del ragazzo la procura egiziana segnala tagli e bruciature. Questo, in un paese dove da decenni la tortura fa parte del panorama quotidiano, è una coincidenza che non può non far pensare". Di qui l’appello: "L’Egitto faccia chiarezza al più presto"


Occorsio: "Regeni, il mistero delle versioni e il gelo Italia-Egitto"
Le torture subite prima della morte, le ipotesi dell’incidente d’auto o dell’atto criminale: non c’è nulla di chiaro nella tragica morte di Giulio Regeni. Eugenio Occorsio era al Cairo per seguire la delegazione italiana composta dal ministro dello Sviluppo Federica Guidi e 60 imprenditori per rilanciare la partecipazione italiana alla rinascita economica dell’Egitto. Una serie di incontri interrotti bruscamente dall’arrivo della notizia del ritrovamento del cadavere di Regeni.


LASTAMPA.IT
«Chiari segni di percosse e torture» fa sapere la Procura di Giza: una fonte parla alle agenzie italiane di segni di accoltellamento sulle spalle e tagli a un orecchio e al naso di Giulio Regeni, lo studente friulano 28enne trovato morto ieri sulla strada tra il Cairo e Alessandria. Coltellate e bruciature di sigarette che, secondo la Procura, gli avrebbero provocato «una morte lenta». No, sostiene invece il direttore dell’ufficio stampa del ministero dell’Interno egiziano: lividi e abrasioni ma non segni di tortura, dice. E il direttore della polizia di Giza, Khaled Shalabi, a un quotidiano locale racconta sia «da escludere il movente criminale», il ragazzo sarebbe stato «vittima di un incidente d’auto». Versioni divergenti sulla tragica fine del nostro connazionale che non fanno che infittire un giallo cominciato il 25 gennaio, quando il giovane, presente nella capitale egiziana da settembre per una tesi di dottorato sull’economia locale, è misteriosamente scomparso. Versioni a cui si affianca una notizia che potrebbe aprire nuove ipotesi investigative: Giulio collaborava con Il Manifesto ma, raccontano proprio dal quotidiano, con uno pseudonimo, perché «temeva per la sua incolumità». Secondo un sito egiziano, un amico del posto avrebbe riferito che stava cercando contatti di attivisti di diritto del lavoro per la sua tesi. Mentre fonti italiane raccontano che, dall’autopsia, risulterebbero bruciature e segni di percosse, e un colpo con un oggetto contundente alla testa che potrebbe essere la causa della morte.





Nel pomeriggio, il premier Renzi ha avuto una telefonata con i genitori del ragazzo, Claudio e Paola, da giorni al Cairo in cerca di notizie del figlio, e con il presidente egiziano Al Sisi per chiedere che sia dato pieno accesso ai nostri rappresentanti per seguire da vicino gli sviluppi delle indagini. Dopo l’autopsia, fatta stamattina, il corpo è stato trasferito all’Ospedale italiano «Umberto I» del Cairo: nel giro di un giorno o due la salma potrebbe rientrare in Italia.



A Roma, la Procura ha aperto un fascicolo di indagine per il reato di omicidio, contro ignoti, affidandolo al pm Sergio Colaiocco. Intanto, per esprimere «lo sconcerto del governo italiano» e cercare di ottenere risposte più certe, il segretario generale della Farnesina, Michele Valensise, ha convocato stamattina con urgenza l’ambasciatore egiziano a Roma Amr Mostafa Kamal Helmy. «L’Italia - si legge nella nota che dà la notizia - si attende dalle autorità egiziane la massima collaborazione a tutti i livelli, alla luce dell’eccezionale gravità di quanto accaduto al nostro connazionale e dei tradizionali rapporti di amicizia e vicinanza tra i due Paesi». E l’ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, è stato convocato al ministero degli Esteri egiziano.





Giulio Regeni, studente di Cambridge, appassionato di studi di Medio Oriente e ottimo studente (vincitore nel 2012 e 2013 di un premio al concorso internazionale “Europa e giovani” promosso dall’Istituto regionale degli studi europei), era originario di Fiumicello, in provincia di Udine. Era scomparso dal Cairo il 25 gennaio, giorno in cui si sono tenute in Egitto varie manifestazione per l’anniversario della rivoluzione di cinque anni fa contro Hosni Mubarak. Nell’occasione, sono state arrestate 75 persone: per questo, si è inizialmente sospettato potesse essere incappato in una retata e un arresto. Ma le autorità egiziane già due giorni fa hanno smentito questa ipotesi. Ieri sera, la notizia non ancora confermata della morte di Giulio è trapelata quando il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, che proprio al mattino aveva incontrato il presidente Al Sisi ricevendo rassicurazioni su una «personale attenzione» alla vicenda, ha bruscamente interrotto una missione di imprenditori italiani che l’aveva portata appunto in Egitto, per incontrare la famiglia dello studente. La notte ha purtroppo tolto ogni dubbio, portando la conferma ufficiale.





Subito i media egiziani hanno parlato di «segni di torture» sul corpo, nudo dalla cintola in giù. Una notizia, quella del corpo nudo nella parte bassa, che non risulta però ai nostri carabinieri. La morte risale probabilmente a qualche giorno fa, e non a ieri quando è stato ritrovato il corpo. Difficile al momento capire la dinamica della morte, viste anche le versioni diverse fornite da procura e polizia egiziana. Dalla Farnesina non si sbilanciano a fare ipotesi. «L’Egitto fornirà la massima collaborazione per individuare i responsabili di questo atto criminale», assicura l’ambasciatore egiziano in Italia, parlando di «atto criminale» e non, evidentemente, di incidente stradale. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, al cordoglio alla famiglia affianca in una nota la richiesta diretta alle autorità egiziane del «massimo impegno per l’accertamento della verità e dello svolgimento dei fatti, anche con l’avvio immediato di una indagine congiunta con la partecipazione di esperti italiani». Perché, come ripete da Londra, dove è impegnato alla conferenza dei donatori sulla Siria, «vogliamo che la verità emerga fino in fondo: lo dobbiamo in particolare alla famiglia colpita in modo irreparabile, ma che almeno pretende di conoscere la verità».

LASTAMPA.IT
L’Italia chiede con forza chiarezza sulla morte di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano trovato morto in circostanze ancora oscure al Cairo. E a ragione. Perché, sebbene le autorità egiziane abbiano assicurato la massima collaborazione nelle indagini, le ricostruzioni che arrivano dall’Egitto sono confuse e contraddittorie. Ecco tutti i punti oscuri



ATTO CRIMINALE

L’ambasciatore egiziano a Roma, Amr Mostafa Kamal Helmy, convocato alla Farnesina ha parlato di un «atto criminale», senza tuttavia precisarne la natura.



INCIDENTE STRADALE

Ma il direttore dell’Amministrazione generale delle indagini di Giza, generale Khaled Shalabi, ha sostenuto che «non c’è alcun sospetto crimine dietro la morte del giovane italiano Giulio Regeni» e «che le indagini preliminari parlano di un incidente stradale». Il suo corpo, ha precisato il generale al sito egiziano Youm7, «è stato ritrovato sulla strada desertica Cairo-Alessandria».


CENTIMETRI



FERITE DA COLTELLO, BRUCIATURE, TORTURE

Il procuratore del Cairo, Ahmed Nagi, che guida il team impegnato nelle indagini, ha però riferito all’Ap che sul corpo di Regeni ci sono segni di bruciature di sigaretta, torture, ferite da coltello e segni di una «morte lenta». Altre fonti della Procura parlano anche di «contusioni accanto agli occhi, come fossero il risultato di un pugno».



NÉ COLPI DI PISTOLA, NÉ DI COLTELLO

Il generale di polizia Shalabi ha invece smentito che il ragazzo «sia stato raggiunto da colpi di arma da fuoco o sia stato accoltellato».



CORPO SEMINUDO

Il corpo di Regeni, ha aggiunto ancora il procuratore Nagi, è stato trovato ieri, sul ciglio dell’autostrada, nudo dalla cintola in giù. Un altro dettaglio incongruente con l’ipotesi dell’incidente stradale.



OMICIDIO

Intanto, la procura di Roma ha aperto un fascicolo per il reato di omicidio.

CORRIERE.IT
I segni delle bruciature sul corpo, il ritrovamento nel fosso seminudo, confermano che Giulio Regeni, lo studente italiano scomparso al Cairo lo scorso 25 gennaio nel quinto anniversario della rivolta che provocò la caduta dell’ex presidente Hosni Mubarak, ha subito torture. E questo apre scenari inquietanti sui suoi ultimi giorni di vita.
Perché l’ipotesi che si fa strada nelle ultime ore è che il ragazzo possa essere stato preso da una «squadra» che voleva punirlo soltanto perché straniero o comunque ritenendolo una minaccia. Anche perché proprio in quelle ore numerose «retate» sono state compiute dai servizi di sicurezza egiziani per prevenire manifestazioni in favore della rivolta di cinque anni fa e le verifiche subito effettuate per verificare la sua presenza nelle carceri e negli ospedali hanno dato esito negativo.
shadow carousel

Indagini sviate e la reazione della Farnesina

Una tesi avvalorata anche dal tentativo evidente di sviare le indagini fatto dal direttore dell’Amministrazione generale delle indagini di Giza, il generale Khaled Shalabi, al sito egiziano “Youm7”, secondo il quale il giovane è stato «vittima di un incidente stradale» e «non c’è alcun sospetto crimine dietro la morte». La sua ipotesi è ritenuta priva di fondamento dalle autorità italiane e per questo la Farnesina torna a chiedere un’inchiesta, ma alza la posta e fa istanza affinché l’indagine sia congiunta, dunque con la partecipazione di funzionari italiani. Non solo. Su indicazione del ministro Gentiloni, è stato convocato con urgenza l’Ambasciatore egiziano Amr Mostafa Kamal Helmy per esprimere «lo sconcerto del governo italiano» per la morte di Regeni. Quanto basta per comprendere che le versioni fornite sino ad ora non appaiono affatto convincenti. Del resto anche il ritrovamento sulla strada che dal Cairo va verso Alessandria appare strano, visto che nessuno tra le persone che erano in contatto con Regeni conferma che il giovane avesse intenzione di uscire dalla città.
shadow carousel
Giulio Regeni, lo studente italiano trovato morto al Cairo

La stretta del governo

E in ogni caso è proprio il particolare della mancanza di vestiti, unito ai segni di percosse, a confermare le sevizie subite. Inizialmente si era pensato che Giulio Regeni potesse essere incappato in un controllo casuale e si era deciso di tenere riservata la notizia della sua scomparsa. Ma qualche giorno dopo, quando tutte le risposte fornite dalle autorità egiziane sono state negative, l’ambasciatore Maurizio Massari ha concordato con il ministro Paolo Gentiloni la scelta di rendere pubblica la vicenda proprio per fare ulteriori pressioni sul governo e conoscere la verità.
Del resto proprio negli ultimi giorni si è avuta prova della campagna governativa per mettere a tacere chi critica il governo con l’arresto di Islam Gawish, 26 anni, vignettista che ne aveva pubblicato diverse contro il regime e in particolare sul presidente Abdel Fattah el-Sissi. A Rainews 24 l’avvocato Mahmoud Othman, ha denunciato «la chiusura di circoli artistici e l’arresto degli innovatori».