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 2016  febbraio 04 Giovedì calendario

ODDO: «IL MIO PESCARA? CAOS ORGANIZZATO»

Il più giovane allenatore della B è laureato, fa giocare molto bene la sua squadra, lancia giovani, è stato campione del mondo e vince da 7 giornate. Massimo Oddo, l’uomo del momento. A Pescara, la sua città, scomoda totem come Galeone e Zeman, ha un padre ex allenatore che oggi lo bacchetta in tv e ha un’idea di calcio che si accosta a quella di un maestro degli anni Ottanta: Eugenio Fascetti.
Lei è un predestinato lo sa?
«Sono molto soddisfatto, ma il calcio è fatto di momenti. Per i risultati vediamo alla fine, sui giovani e il gioco ho la fortuna di avere una società che ha sposato le mie idee».
E’ il più giovane della B: le pesa?
«Ho grande rispetto quando vedo uno come Cosmi o Delio Rossi, ma nessuno mi ha mai fatto pesare l’età».
Dopo Inzaghi e Stramaccioni sembra passata la moda degli allenatori giovani. Oggi in Italia comanda Sarri, in Inghilterra Ranieri, ossia l’usato sicuro...
«Nel calcio vale tutto. Hanno vinto Trapattoni e Zeman, che sono agli antipodi come calcio. Io credo che contino le idee. E poi è importante l’esperienza: conosco i giocatori, ora sto imparando a gestirli».
Aver lavorato con i giovani di Genoa e Pescara l’ha aiutata?
«E’ fondamentale. Bisogna crescere sperimentandosi, il salto in prima squadra è notevole, a prescindere dalla categoria. Io prima di iniziare avevo 100 idee, me ne sono rimaste 50-60 e intanto ne ho trovate altre. Nel settore giovanile puoi sbagliare, con i grandi no».
La differenza tra l’Oddo calciatore e l’Oddo allenatore?
«Sono cresciuto, ho cambiato compagna (da Claudia a Roberta, ndr) ma sono sempre me stesso, senza fingere mai».
Quando ha smesso di giocare ha fatto il corso da allenatore e poi da d.s.: perché ha scelto la panchina e non la scrivania?
«Mi sono laureato in Scienze Manageriali dello Sport, mi vedevo dietro alla scrivania, alla Galliani. Ma è difficile fare quella carriera, è una casta, e il mio cognome è pesante. Ho avuto la possibilità di allenare e adesso amo questo lavoro».
Cosa deve fare un ex grande calciatore per diventare un grande allenatore?
«Scordarsi quello che è stato. Bisogna capire i giocatori, non prendere se stesso come esempio e non aspettarsi che siano come i compagni di una volta».
Pochi allenatori in questa B hanno dato un marchio preciso alla loro squadra. Lei è tra questi.
«La squadra perfetta è quelle che, se gli altri giocano su di te, tu trovi il modo di aggirarli. Rotazioni, movimento, inserimenti, nessun punto di riferimento. Ogni allenatore ha la sua testa, qualcuno preferisce guardare partita per partita, io preferisco vincere attraverso il gioco. Ma si può vincere anche come il Carpi che aspettava e colpiva».
Quello del Pescara sembra il «caos organizzato» di Fascetti.
«Caos organizzato, esattamente. La definizione mi piace. Ma quando ci difendiamo ci deve essere solo organizzazione».
Sette vittorie di fila, dal 12 dicembre in poi. In mezzo variabili micidiali come sosta e mercato, superate brillantemente.
«Qui mi è servita molto l’esperienza da calciatore, so come vivono la sosta e il mercato i giocatori. Sono entrato nella loro testa, oggi l’allenatore deve essere anche psicologo».
Anche Zeman a Pescara vinse 7 partite di fila.
«Zeman ha dogmi molto precisi, mosse prederminate. Con me il giocatore ragiona, si muove in relazione all’avversario e alla palla. Se c’è una difficoltà ne deve uscire da solo, non per le dritte dell’allenatore».
Caprari e Lapadula da Juve?
«Caprari ci ha messo 4 anni a capire di essere forte; si è liberato dalla Roma e gli è scattato qualcosa in testa, ora conosce il sacrificio e gioca anche senza palla. Il suo talento l’ho visto in pochi. Come Lapadula ne ho visti un po’ di più, ma con una fame del genere pochi; può non porsi limiti. Se a loro viene una testa come quella di Gattuso, diventano campioni».
E il Pescara è da A?
«Ho visto grandi progressi. Ci sono state partite in cui abbiamo dominato e abbiamo perso. Adesso sappiamo soffrire e gestire i momenti: la vittoria sul Bari è l’esempio».
Se arriva a +10 sulla quarta (oggi +7...) saltano i playoff.
«Guardo davanti. Dobbiamo andare forte per prendere Cagliari o Crotone: se così facendo si staccano quelle dietro, meglio. Ma è più semplice rincorrerne una che cercare di staccarne 5-6. E il più grande limite umano è porsi dei limiti».