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 2015  novembre 26 Giovedì calendario

MA COME SONO I RAPPORTI TRA ELKANN E MARPIONNE? SEMPLICEMENTE TRAGICI

Tra Elkann e Marchionne c’è una forte complementarietà e una forma di complicità. John si occupa di strategie e non gestisce il gruppo giorno per giorno”, ha assicurato il gran capo di LVMH, Bernard Arnault, a “Les Echos”. Il quotidiano economico francese, la scorsa settimana, ha dedicato una lungo servizio per celebrare i “successi” del nipote dell’Avvocato e, dopo aver sentito testimoni del rango di Gian Luigi Gabetti e Lapo Elkann, ha sentenziato che “nel giro di un decennio John Elkann ha dimostrato di essere ben più di un ereditiere”.
Non c’è che dire, il ritrattone del quotidiano transalpino è un bel colpo di immagine per John Elkann, che ne esce come uno che comanda davvero. Ma è davvero così? In realtà le voci e i segnali che arrivano da Torino e da Detroit raccontano un’altra storia, assai meno patinata.
Ultimamente pare che i rapporti tra il giovine Elkann e Marpionne siano semplicemente “tragici”. L’assoluta indipendenza con la quale il manager dal passaporto canadese (e dalla residenza fiscale svizzera) gestisce Fca comincia a dare sui nervi alla sterminata famiglia Agnelli-Elkann-Nasi. Gli eredi e parenti di Gianni Agnelli hanno un po’ dimenticato che Marchionne, dal 2004 a oggi, ha fatto un autentico miracolo con le sue idee visionarie e ha garantito loro un flusso di dividendi insperato. E oggi covano sentimenti mal mostosi.
In questa situazione di nervosismo si è inserito da par suo un altro personaggio che a Torino si considera di “famiglia” come Luca Cordero di Montezemolo, malamente defenestrato dalla Ferrari proprio a opera dello spulloverato di Detroit. Montezuma ha raccontato a vari rami dell’augusto Parentado che negli Stati Uniti Marpionne ha fatto in modo da presentarsi quasi come il proprietario di Fca, relegando Kaki al ruolo di suo ‘’assistente’’ e chiamandolo “il bambino”.
La storia del “bambino” è arrivata anche alle nobili orecchie di Lavinia Borromeo, quella che a casa Elkann porta i pantaloni. “John, il padrone sei tu. Questo lo devi cacciare”, gli avrebbe detto Donna Lavinia. Ma Kaki, che non riesce neppure a mollare il pantano di Rcs, le ha risposto abbastanza impaurito: “Non si può fare. Senza Marchionne Fca che fine farebbe? Negli Usa ci siamo grazie a lui”. Come dargli torto, in effetti.
Kaki Elkann sa perfettamente che il manager, nella sua megalomania, ha portato risultati importanti. Adesso Marpionne si è fissato con una nuova grande impresa, la fusione con Gm, e procede come un treno. Al suo fianco ha un paio di grandi banche d’affari che hanno studiato nei minimi particolari: per lui, che il management della società, guidato da Mary Barra, sia contrario all’alleanza, non è un problema. Lui si rivolgerà direttamente ai soci (come ha fatto Exor con PartnerRe) ed è pronto anche all’Opa ostile.
A questo progetto John Elkann si oppone perché sa che in un’eventuale GM-FCA il suo peso evaporerebbe quasi del tutto, con una quota finale del 3% scarso. E così il dissidio con Marpionne è esploso e un mese e mezzo fa, nel corso di un loro incontro, si potevano sentire le urla del manager oltre i muri della stanza dove s’erano chiusi.
In proposito va raccontato anche un episodio quasi comico, ma che rende bene la natura dei veri rapporti tra presidente e amministratore delegato del fu Lingotto. Marchionne, nel suo disperato tentativo di rilanciare il marchio Alfa Romeo, aveva trovato un accordo di sponsorizzazione con un grande club di calcio internazionale. Solo che era internazionale con la “I” maiuscola. Quando Elkann l’ha saputo ha dato di matto. In duplex con il cugino Andrea, presidente della Juventus, gli ha detto: “Ma ti rendi conto? Il nome Alfa Romeo sulle maglie nerazzurre, quelli che ci hanno sfilato lo scudetto ai tempi di Calciopoli?”. E gli ha fatto stracciare il contratto. Marchionne, che segue il calcio con fastidio, ha eseguito, non senza rispondere con un bel “Fate un po’ come c. volete”.
Sbaglierebbe però chi pensasse che Marpionne abbia in testa solo la scalata a General Motors. Dopo quattro anni, il mese scorso, si è sposato con Manuela Battezzato, funzionaria dell’ufficio stampa conosciuta al Lingotto. Lei lo segue anche a Detroit e gli alti dirigenti di Fca ormai la chiamano “la Badante” (come la Rossi per Berlusconi) perché gli filtra anche le telefonate e gli gestisce gli incontri. Senza passare dalla Battezzato, a Marpionne ormai non si arriva.
E anche su consiglio della “Badante”, Marpionne ha deciso di fare piazza pulita in Ferrari di tutti i manager dell’era Montezemolo. Una “pulizia etnica” che riguarderà l’ad Amedeo Felisa, il direttore del Museo Ferrari Antonio Ghini, il capo della comunicazione Stefano Lai e il capo del personale Mario Mairano. Perché i ricordi di Luchino vanno totalmente cancellati.