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 2015  novembre 02 Lunedì calendario

«SOFFRO PER VALENTINO, MA SE DOMENICA VA BENE...»

[Intervista a Guido Meda] –
Come stai? (Sì, come stai. Perché se Guido Meda lo conosci, sai che dopo la gara di Sepang sta soffrendo. Un po’ come tutti. Forse un po’di più).
«Stanco morto. È anche un po’ frustrante: questa roba della Malesia, che sarà ricordata come un fatto epocale, non mi ha divertito. La vivo emotivamente in maniera abbastanza intensa,io».
Lo sappiamo...
«Sono considerato rossista fino al midollo, e tenendo fede all’etichetta che mi hanno appiccicato ti dico che sono intenerito da Rossi, fatico a giudicarlo negativamente per quella manovra. Vederlo perdere le staffe perché c’è uno che col mondiale non c’entra niente e che palesemente gli vuole rompere le uova nel paniere mi dispiace».
Rossi ha sbagliato qualcosa?
«Il singolo errore è quello che è stato sanzionato: portare Marquez largo in traiettoria. Però è miope non considerare quella manovra, sbagliata, in un contesto molto più ampio, in cui non era carnefice, ma vittima».
Penalità giusta, ma folle che Marquez ne esca senza macchia.
«Esatto».
Mai vista una roba del genere?
«No, sicuramente non nelle gare che ho raccontato io, forse neppure nella storia del motociclismo. Quando non c’erano le telecamere se la facevano brutta in pista, si pigliavano a schiaffi e finiva in una roba tra uomini: Vale mi sembra più di quella generazione lì, Marquez no».
Ecco, Marquez: si è rovinato la carriera?
«Probabilmente sì. Si è messo contro il pilota più amato di tutti i tempi, e quando Rossi si ritirerà lui sarà ricordato come quello che, forse, gli ha messo una pietra sopra in maniera neanche tanto comprensibile. Se fossi Marc, due grattatine alla coscienza me le darei. Sono deluso, l’ho sempre pensato come l’erede perfetto di Rossi...».
Anche io. Ma ora, eufemismo, non mi è molto simpatico...
«Ora ci sono almeno due facce di Marquez con cui fare i conti. Con Rossi hai a che fare con una faccia sola, magari malefica e feroce quando c’è da giocarsi il mondiale. Invece qua...boh...».
E Rossi, come sta?
«Non lo so. L’unica notizia che ho di lui è quel tweet, che non mi ha sorpreso per nulla: nei momenti difficili della sua vita si è sempre rimesso in sesto alla svelta. Ma oltre non so andare:non posso leggere il retropensiero di un tweet».
Quando Rossi ha detto che Marquez gli remava contro hai pensato che fosse impazzito?
«Ma va, figurati. Ormai so leggere le sue espressioni del volto. Ho capito subito che non era tattica, ma una sorta di grido d’aiuto: “Oh, voi che gestite questo baraccone, occhio che succede un casino”. Mi aspettavo che qualcuno intervenisse. E invece si arriva a un’ultima gara che probabilmente sputtanerà tutto».
Cosa intendi?
«Sputtanerà il senso di un mondiale in cui Rossi è stato in testa dalla prima gara, in cui con l’esperienza e l’intelligenza ha messo delle pezze clamorose a delle lacune di velocità rispetto ai suoi avversari più giovani».
Sai che per me chi ne esce peggio,forse,è Lorenzo?
«Un po’ lo penso anch’io, al netto di Marquez la penso come te. Il fatto di pestare i piedi, di parlare di scandalo...cioè, guardati le immagini, prenditi del tempo, fai delle valutazioni. No, cacchio,non è stato capace».
Se potessi tornare indietro nel tempo, faresti una cronaca diversa dell’incidente?
«Troppo facile col senno di poi. Durante la gara è complicato leggere la malizia: la vedi dopo, quando con calma studi i cronologici. Poi senti i piloti, le loro arrabbiature, rileggi i dati, ti fai un quadro della situazione...».
Andiamo oltre:“Tutti in piedi sul divano!”.
«No!».
Che c’è?
«Porca miseria, è la frase che è rimasta più impressa a chiunque. A me non è piaciuta, da subito. È una roba da vocalist in discoteca: “Su le mani, Rimini 2015!”. Mi sono detto: Guido, che livello basso, come ti è venuto in mente».
A me piace tantissimo...
«Ma non la dico mai! La avrò usata tre volte. Però dai, se a Valencia succede qualcosa di clamoroso...».
Le tue telecronache: c’è qualcuno a cui ti sei i spirato?
«Assolutamente no, ma la cosa a cui mi sento più vicino è il racconto non-televisivo ma efficace di Bruno Gattai, quando sciava Tomba. Forse lui mi ha insegnato una disinvoltura che cerco di portarmi appresso. Non mi piace passare solo come l’accompagnatore urlante della Moto Gp».
Tra l’altro, dopo una vita a Mediaset, portare la tua voce a Sky proprio ora...bella botta di culo!
«(Ride) Ti racconto un aneddoto. Arrivo a Sky da capo dei motori, e quest’anno, al primo Gp, nello stesso giorno corrono Formula 1 e moto: vincono Vettel con la Ferrari e Rossi dall’altraparte. Ricevo un sms dall’ad di Sky: “Da oggi impara bene il CdM”. Consiglio dei ministri? No, arriva un secondo sms: “Il culo di Meda”. In quel momento ho capito che ho fatto la scelta giusta».
Ti auto-cito. Dal Catalogo dei viventi: “Mi hanno detto di avere l’autostima di una 12enne bulimica. È vero: ho sempre bisogno di ricevere consenso”. Per questo ti incazzi quando ti dicono che sei di parte?
«Sì. Ed è la stessa ragione per cui mi godo meno quel consenso enorme che ho. Se qualcuno mi critica, ne soffro. Però, oh, il Catalogo dei viventi... con tutto quello che ho fatto in carriera ha messo in fila delle cagate... ».
Tipo una frase di Aldo Grasso (“Era un grigio redattore sportivo di Mediaset, uno di quelli che la domenica vanno a bordo campo, fanno il temino per Piccinini [...]“, ndr)
«Ah...bella questa. No, dimmi: quante partite di calcio ho raccontato nella mia carriera? Zero. Però, siccome è il professor Grasso che lo scrive, devo convincermi di aver fatto il bordo campista. Mannaggia... Ti dirò di più: credo che all’epoca,quando lo ha scritto, mi abbia confuso con il povero Alberto D’Aguanno».
Il tuo libro («Il miglior tempo», Rizzoli,pp.260). Tra mille aneddoti, racconti pure di aver pisciato nel serbatoio della moto di un tuo compagno del liceo. Vero?
«Assolutamente sì».
Meraviglioso...
«Mi aveva detto: Ti trovo io l’impianto elettrico per la moto. Me lo porta in un sacchetto di plastica, mi chiede30milalireescoprochelohasradicato dalla moto di un mio amico. Ma dai! Sapevo che l’urina non fa subito effetto, che il motore parte lo stesso. Ma poi, a contatto con la benzina, si formano dei cristalli che intasano tutto. E allora... Non lo rifarei. Ma lo ho fatto».
L’emozione più grande: la prima corsa in moto o il primo volo in aereo?
«Il primo volo da solo in cabina non ha eguali, lo metto quasi alla pari con la nascita dei figli. È il momento in cui un uomo ha davvero in pugno la sua vita».
La paura più grande: il volo in Cessna dove hai rischiato grosso o lo schianto in Ducati dove ti sei rotto tutto?
«In termini di paura quel volo là. Nell’incidente in moto la paura è stata forse più forte, ma molto più breve: sono per terra, sono tutto sfracellato, ma sono vivo. Lassù, invece, mi sono detto: qui non la porto a casa».
La folle corsa in moto con Loris Reggiani, in strada a Philip Island, nel 2003. La velocità è una malattia?
«Malattia...che brutta declinazione. Certo,come le malattie può portare a conseguenze gravi. Ma è più un gusto, una passione. Passione per la guida».
Corri ancora?
«Qualche garetta in macchina. In moto quando posso vado in pista: prendo i tempi con gli amici».
Tu dici che i piloti non sono degli eroi: che roba è, per te, un pilota?
«Sono quasi-oggetti. Si trasfigurano. Lo capisci quando li vedi da vicino: perdono la personalità e ne acquisiscono una trascendente. Ti tagliano fuori dal loro essere umani per diventare esseri pilotanti: chiudono la visiera e si trasformano. Per loro ho una forma di ammirazione: Dio, come vorrei essere te in quel momento. Ma eroino. L’eroe è un’idea sacra. Azzardo: il momento più bello della tua vita da motociclista è stata la corsa con Simoncelli, a Misano.
«La battaglia col Sic è stata fighissima, una delle cose più belle che abbia mai fatto. Lo direi anche se fosse vivo: quel bastardo, lo dico con affetto, mi ha fatto pensare che fossi capace di combattere con lui in pista. Questo era il Sic,uno che voleva vedere gli altri divertirsi. Poteva prendere e andarsene, invece è stato lì con me a fare le staccate: grazie, che bello!».
Un aneddoto che lo descrive più degli altri?
«Ricordo un’irruzione in uno studio televisivo: non era d’accordo e doveva dire la sua. Contro ogni regola della tv: entra, si prende il microfono e parla. Il trionfo della spontaneità».
Il pilota più simpatico.
«Valentino Rossi».
Il più antipatico.
«Sicuramente l’ho pensato di Biaggi, salvo riabilitarlo quando me lo sono trovato al fianco come compagno di telecronaca. Abbiamo imparato a capirci, l’anno con lui è stato bellissimo».
Avete parlato del fattaccio di Sepang?
«Abbiamo evitato, probabilmente torneremmo ad avere posizioni distanti».
Il pilota più sfigato?
«Il mio ex partner di telecronaca, Loris Reggiani, 16 volte non campione del mondo: li batte tutti».
Il più sopravvalutato?
«Forse Gibernau. Un bravissimo pilota. Ma oh, in quegli anni c’era il Vale...».
Torniamo al Dottore: se non ce la fa, sarà il suo più grande rimpianto?
«Come può non esserlo? A 36 anni, dopo due anni in Ducati e due in sala d’attesa, è in testa dall’inizio dell’anno e perde il titolo perché è successo tutto ’sto popò di casino...».
Macelafa, il Vale?
«E io che cacchio ne so...?».
ANDREA TEMPESTINI, Libero 2/11/2015