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 2015  ottobre 07 Mercoledì calendario

FRANCO, NON DOVEVAMO LASCIARCI


[Antonella Lualdi: Antonellina Interlenghi]

Sono trascorse poche settimane dalla scomparsa di Franco Interlenghi, lo straordinario attore che, con Vittorio De Sica, fu uno dei maggiori esponenti del Neorealismo. Il 10 settembre scorso la figlia Antonellina ne aveva dato la notizia: ed è lei ad accoglierci nella casa di famiglia a Roma, nelle vicinanze di ponte Milvio. Di lì a poco arriverà anche la mamma, Antonella Lualdi, la compagna di una vita di Interlenghi, interprete di un rapporto profondo e tormentato.
Una perdita terribile per lei, Antonellina...
Antonellina Interlenghi. «Sono passati pochi giorni e mi sembra sia trascorso un secolo. Papà mi è morto tra le braccia: è stato molto triste, ma stava soffrendo tantissimo: aveva il morbo di Parkinson, da tre anni non si alzava dal letto. Alla fine il suo cuore ha ceduto, e si è spento serenamente. È stata una cosa lenta, difficile da affrontare, che mi ha segnata profondamente. Ma in questo periodo abbiamo avuto il tempo di dirci tutto. Mi ha rimproverato perché non sono stata capace di sposare un uomo ricco, perché non ero stata furba e astuta come tante altre donne. Diceva: “Non hai un uomo, non hai un lavoro, non sei furba: sei una brocca. Ma quanto ti amo...”».
Lei si è sposata giovanissima, è diventata mamma che era poco più che un’adolescente...
A.I. «Quando io avevo dieci anni, mia madre se ne andò a vivere con un altro uomo, con cui poi è stata per 20 anni. Mio padre era innamoratissimo di lei e soffrì moltissimo: era disperato, mi diceva continuamente che non avrei mai dovuto lasciarlo. Così mi sono ritrovata a dodici-tredici anni con un ruolo sproporzionato per la mia età. Poi ho incontrato Giovanni Sanjust di Teulada e poco a poco l’ho fatto entrare nella mia vita. Era un artista, un raffinato pittore, mi dipingeva ed io mi sono innamorata del suo amore. A 15 anni ero mamma di Virginia, e Beatrice è arrivata quando ne avevo 16».
Come ha vissuto la riconciliazione tra i suoi genitori?
A.I. «Quando sono tornati insieme, qualche anno fa, mi sono sentita rassicurata, ho potuto prendermi cura di loro. Papà ha lavorato fino al 2010, lui e mamma hanno anche fatto un film insieme, La bella società. Bello il film e bravissimi loro due: rivederli recitale insieme è stato un evento, era tornata la coppia del cinema italiano».
Intanto ci ha raggiunte Antonella Lualdi: una donna che, al di là dei suoi anni, conserva intatto il fascino che la fece diventare una delle attrici più belle e amate del cinema.
Lei e Interlenghi avete preso strade diverse: che cosa vi ha fatto riavvicinare?
Antonella Lualdi. «Figlie e nipoti hanno voluto che tornassi: Franco soffriva di cuore, volevano che la famiglia si riunisse intorno a lui in questa grande casa comprata anni fa con il frutto del nostro lavoro. Oggi penso che non sarei mai dovuta andare via, malgrado tutto. Quando ci sono dei problemi e ci si lascia forse è giusto farlo: perché, trascinandole, le cose peggiorano. Ma se fossimo stati più maturi, meno testardi, ci saremmo impegnati a risolverli. Almeno avremmo tentato».
E com’è andato, il rientro?
A.L. «Quando sono tornata per restare, Franco all’inizio era incredulo. Del resto anche lui ha avuto altri amori: nella sua stanza ci sono foto di donne bellissime. Ma, tornata a casa, mi sono ritrovata come se non fosse passato tutto quel tempo: la mia roba era tutta al suo posto, la pelliccia che mi aveva regalato era nell’armadio, anche se rovinata dal tempo».
Come mai non se le era portate con sé?
A.L. «Quando sono andata via, Franco ha voluto che non portassi via niente di quello che mi aveva regalato. Ma ho ritrovato tutto perché non ha permesso a nessun’altra di indossare le mie cose. Perfino la mia vestaglia era ancora appesa nel bagno. Tutto questo mi aveva toccato profondamente: le donne che gli sono state accanto hanno dovuto accettare questo suo sentimento nei miei confronti, che io non sapevo così profondo».
E lei, come ha reagito a questa “scoperta”?
A.L. «Questo ha rinforzato in me un altro tipo di amore, che mi ha portata a non avere voglia di uscire nemmeno per acquistare un pacchetto di sigarette, per non lasciarlo neanche per un secondo. Così abbiamo avuto il tempo di parlarci, aprire i nostri cuori senza pudori, senza menzogne».
Bellissimo, ma straziante...
A.L. «Gli ultimi giorni mi pregava di lasciarlo andare, aveva smesso di mangiare e mi chiedeva di non farlo nutrire per mezzo delle flebo: ma io non potevo lasciarlo morire. Adesso già soffro l’assenza, mi manca la sua vicinanza, la sua ironia. La capacità di dissacrare le cose, di alleggerirle. Tutto questo mi viene da lui: mi ha insegnato a prendere la vita con facilità e con bontà. Franco era un uomo buono».
A.I. «L’eredità che mi ha lasciato è ricca di valori. Oltre al fatto che mi ha regalato i suoi occhi e il suo spiritaccio. Papà è sempre stato geloso di noi figlie e di mia madre. È stato un padre meraviglioso, anche se me ne diceva di tutti i colori. Mi ha regalato la sua sensibilità, la capacità di essere artista insieme con mia madre, la passione per il teatro, l’amore per le persone, nonostante le tenesse a distanza. Anche io sono così: ci guardavamo e ci riconoscevamo».
E oggi?
A.I. «Ora lui è sempre con me, io gli do la buonanotte e il buongiorno quando mi sveglio. Ha voluto un funerale cattolico, anche se non era praticante: quando lo abbiamo sepolto non gli ho detto addio, ma arrivederci. Lui teneva tanto alla famiglia e so che quando arriverà il momento, sarà lì ad attenderci per proteggerci con un abbraccio».