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 2015  ottobre 07 Mercoledì calendario

IL DNA TROVATO SULLA SINDONE NON PROVA NULLA

Le tracce di dna prelevate dalla Sindone sono compatibili con etnie umane e specie vegetali provenienti da mezzo mondo e accumulate nel corso dei secoli. Questa è, in sostanza, la conclusione a cui sono arrivati gli scienziati delle università di Padova, Pavia e Perugia dopo aver analizzato i campioni di materiale genetico provenienti dal lenzuolo di lino che, secondo la tradizione cristiana ma non secondo la scienza, avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la crocefissione e dunque porterebbe impressa l’immagine della sua salma.
I risultati della ricerca, condotta da un team composto da Gianni Barcaccia, Giulio Galla, Alessandro Achilli, Anna Olivieri e Antonio Torroni, sono stati pubblicati questa settimana su Scientific Reports, una rivista a libero accesso del gruppo di Nature.
Gli scienziati, in particolare, hanno condotto le analisi sui residui organici provenienti sia dalle polveri aspirate nel 1978 da diverse parti del tessuto in corrispondenza della figura umana, sia dalle porzioni del lenzuolo prelevate nel 1988 quando fu eseguita la datazione della Sindone con il radiocarbonio (di cui vi avevamo già raccontato qui). In questo modo sono state individuate, a partire dal dna dei cloroplasti, almeno 19 specie vegetali che vivono non solo nel bacino del Mediterraneo, ma anche in Cina, in Medio Oriente e in America, e che di conseguenza possono essere entrate in contatto con la Sindone solo più tardi dell’anno mille. Allo stesso modo, anche le tracce di dna mitocondriale umano individuate corrispondono ad almeno 14 diverse etnie, con origini che vanno dall’Europa occidentale al nord Africa, dal Medio Oriente all’Arabia, al Caucaso e all’India.
I nuovi indizi ricavati dagli scienziati sono compatibili con l’origine europea della Sindone in epoca tardo-Medievale (in particolare tra il 1260 e il 1390 d.C.), come era stato dimostrato dalla datazione al radiocarbonio condotta negli anni Ottanta nei laboratori specializzati di Tucson, Oxford e Zurigo. Di per sé, tuttavia, i risultati non possono né confermare né smentire l’esito della datazione, e soprattutto non danno alcuna informazione sul fatto che la Sindone sia una vera reliquia.
Da quando il celebre lenzuolo ha fatto la sua comparsa a Lirey in Francia nel XIV secolo, l’autenticità della reliquia è da sempre stata messa in discussione. In particolare, oggi la comunità scientifica ritiene che si tratti soltanto di uno dei presunti sudari di Cristo comparsi in epoca medievale, un periodo in cui la produzione di finte reliquie era quantomai frequente.
I ricercatori hanno lasciato aperti due scenari possibili per interpretare i risultati dei test del dna. Il primo, avallato sia dalla comunità scientifica sia da fonti storiche, prevede un’origine medievale della Sindone, la quale nel corso degli ultimi secoli – pur rimanendo sempre in Europa – sarebbe entrata in contatto con persone provenienti da diverse aree geografiche e quindi di differenti etnie. Il secondo scenario, supportato dalla tradizione cristiana ma in disaccordo con l’esito della radio-datazione, prevede invece per la Sindone una origine mediorientale di duemila anni fa, e una successiva serie di spostamenti ed esposizioni al pubblico in tutto il bacino del Mediterraneo (e non solo), fino a raggiungere la città di Torino dove oggi è conservata. Dal punto di vista scientifico, dunque, solo la prima ipotesi può essere coerente con l’esito delle analisi già svolte.
L’unica cosa che appare evidente dai nuovi risultati, in ogni caso, è che molte persone hanno toccato o lasciato tracce genetiche sulla Sindone, soprattutto nel corso degli ultimi secoli. Le tracce di gruppi etnici dell’India, più difficili da giustificare, potrebbero far concludere che il tessuto di lino della Sindone provenga da quell’area geografica, ma potrebbero anche essere spiegate con il fatto che in epoca più recente individui di origine indiana siano entrati in contatto con il lenzuolo.