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 2015  ottobre 07 Mercoledì calendario

IL CHIAVATORE DI VECCHIE E ALTRE STORIE

Salone Il salone Traversi, tutto a velluti e dorature. Tappeti turchi, porcellane di Sévres. È il dopopranzo. L’Avvocato Giovanni Traversi e suo fratello, il Rettore, siedono al camino facendo asciugare al fuoco i loro moccichini di colore pieni di tabacco, grattando via questo coi loro coltelletti di cui usano insieme per tagliare le fette di pane (del tè) che mettono ad abbrustolire sugli alari. Grida l’Avvocatessa dal tavolo dove giuoca, «quand l’è che avrii fenii, o porconi!» e suona il campanello, e chiama il domestico perché porti lor via i moccichini. Poi l’avv. si alza ed esce lentamente. «L’è pien, el vacchee» diceva l’avvocatessa. E difatti il Traversi usava di farsi tutto sotto. E riempiva il dorato salone di un odor di cloaca.

Vecchie Ad un ispettore di p.s. di Milano mio conoscente, si presentò un dì una donna, lagnandosi di suo marito parrucchiere che la trascurava, lei e i suoi quattro figli, per un’altra femmina più giovine. L’ispettore chiamò il parrucchiere e gli fece un predicozzo, rammentandogli i suoi doveri maritali ecc. Il parrucchiere si mostrò meravigliato delle lagnanze della moglie, dicendo che questa sapeva benissimo che aveva sempre qualche altra donna per le mani e ne aveva già passate quaranta o cinquanta. L’ispettore non arrivava a capire che razza di difese facesse di sé il parrucchiere: «ma si spieghi» gli fece. «È subito spiegato – rispose l’interpellato con calma – capirà benissimo, S.r Ispettore, che colla forbice non c’è troppo da guadagnare. Ora, io ho moglie e quattro figli e bisogna che li mantenga. Ho però anche la fortuna – non faccio per vantarmi – di un cazzo a tutta prova. Ci sono tante vecchie che ne hanno bisogno, poverette! ed io vado – mediante un congruo pagamento – a contentarle. Posso assicurarle in coscienza, signor Ispettore – aggiunse il parrucchiere, mettendosi la mano sul petto – che i miei quattro figli li ho tutti tirati su “colla punta dell’uccello”». Il parrucchiere infatti faceva il chiavatore di vecchie. Ne aveva 4 o 5. Serviva una al lunedì, l’altra al martedì ecc. e prendeva qua due, là tre lire. Da una cinquantenne levatrice si recava tutti i venerdì. Entrava rispettosamente nella sua camera. «Come sta, Signora?» chiedeva ecc. La vecchia era a letto. Egli le sollevava le coperte. Era già pronta con le gambe allargate. Il parrucchiere la contentava in pochi minuti, poi si pigliava le tre lire, già preparate sul comodino. La salutava ossequiosamente e spariva. La gelosia improvvisa di sua moglie dipendeva solo da ciò, che lei, sapendo come tra la di lui clientela di vecchie fosse entrata una giovine, temeva che si sciupasse pel gusto di paidopoieìn con essa l’istrumento de’ suoi guadagni domestici.

Manzoni Manzoni, a chi gli chiedeva come mai facendo libri sì buoni, avesse fatto figli sì birbi, rispose: I libri li ho fatti col capo, e i figli col cazzo.

Statistica Verrà un tempo, in cui col progredire della scienza statistica si potrà leggere in una paginetta di cifre e di diagrammi, tutto un trattato di psicologia, di morale, per conoscere il quale ci tocca ora di annojarci lungo centinaia di pagine e grossi volumi. La statistica saprà fare il consommé di tutto lo scibile. Avremo la morale, la storia a colpo d’occhio.

Moglie Confalonieri volea pigliarsi una moglie grande e grossa, perché ce ne fosse per lui e per gli amici.

Litzt Litzt, in un concerto, stava sedendosi al piano. Entra il Re di Prussia. Tutti si alzano. Il re accenna che si continui. Litzt si guarda intorno impacciato e non comincia. Il re gli chiede la cagione del suo imbarazzo. Il maestro più a cenni che colla voce gli fa capire che una grossa baronessa berlinese si era seduta sulla partitura che Litzt aveva deposta sopra una poltrona. Guglielmo I si avvicina galantemente alla baronessa e le dice: Pardon baronessa, la partitura che ella ha sotto non è per istrumenti da fiato.

Giornalismo Lo stile del giornalismo odierno è forbice e colla.
Cocotte Nei grandi centri dell’affarismo politico o finanziario regna la cocotte, ladra, traditrice, porca. L’uomo politico o bancario, che è solitamente corrotto fin nel midollo, non gusta altra donna.

Elezione Elezione politica a Sannazzaro (Lomellina). I galoppin e i scarpon (partito dem. e partito arist.) – In generale i fittabili stanno colla sinistra (democ.) e l’hanno col governo. – Due i candidati. Il Duca di Sartirana (scarponi) e Pietro Strada (galoppini) – Esce un programma, sottoscritto da un mercante di buoi, in cui si dice che il duca non crede necessario d’intendersela cogli elettori: basta la stirpe, la nobiltà, il casato etc. etc. Ma tanto il Duca che lo Strada comprano i voti. Strada dà 3,50 ciascuno. Il duca, perfino 20 lire. – Quindi pranzi elettorali etc. etc.
Napoli A Napoli si sentono ancora persone che osano dirvi: Eccellenza, comandate un abatino? comandate un canonico?... Cavaliere, volete un testimone falso?

Il re Vittorio Emanuele fu uno dei più illustri chiavatori contemporanei. Il suo budget segnava nella rubrica donne circa un milione e mezzo all’anno mentre nella rubrica cibo non più di 600 lire al mese. A volte, di notte, svegliavasi di soprassalto, chiamava l’ajutante di servizio, gridando «una fumna! una fumna!» – e l’ajutante dovea girare i casini della città finché ne avesse una trovata, fresca abbastanza per essere presentata a S.M. La tassa era di lire 100 – ad ogni donna però, che aveva rapporti con lui, dava un contrassegno, perché, volendo, si ripresentasse. Possedeva un membro virile così grosso e lungo che squarciava le donne più larghe. Con lui molte puttane riprovarono gli spasimi dello sverginamento. Il suo dottore di Corte avea un gran da fare a riaccomodare uteri spostati. Una notte una signora che aveva ambito all’onore di giacere col re, nel lavarsi e nel cercar di torsi, dopo il coito, la tutelare spugnetta (ché S.M. di solito ingravidava) non se la trovò più. Spaventata, si diede a piangere, e ignorante di anatomia, disse al Re che la spugnetta le era entrata nel ventre. La Maestà Sua – ignorante e spaventata del pari – mandò tosto la signora dal suo medico Bruno, col seguente testuale biglietto «Caro dottore. Mi è successo un impreveduto avvenimento. La donna vi dirà cos’è. Vostro Vittorio» – E naturalmente il dottore – fra il sorriso e le risa – ripescò con molta facilità la spugnetta. – Quel Giove terrestre, quando coitava, ruggiva come un leone. Amava che le donne gli si presentassero nude con scarpettine e calzette; e fumando sigari avana si divertiva a contemplarle. Ma ad un tratto lo pigliava l’estro venereo, e le sfondava tutte – Una sera poi scrisse al naturalista Filippi un biglietto così concepito «Vi prego di mandarmi stasera nel mio boudoir un leone impagliato». E il Leone viaggiò quella sera a corte in una carrozza reale, destinato a chissà quali misteri. – Vittorio amava personalmente l’oratore Brofferio, altro gran chiavatore, cui domandava e quante volte facesse e come ecc. con quell’interesse con cui stava al corrente delle sorti d’Italia – Brofferio gli faceva poi da araldo e pacificatore colle nuove e vecchie amorose – Uno de’ sintomi della sua prossima fine, egli lo sentì pochi giorni prima di porsi a letto, quando disse in piemontese a Bruno «sa, dottore – non mi tira più; brutto segno» – Nelle sue gite di caccia a Valsavaranche era seguito da un harem di donne – Amava sopra tutte la Rosina Vercellana (poi contessa di Mirafiori) e ai figli di lei diceva: «Umberto e Amedeo sono i figli della nazione; voi i miei».

Contessa Si dice che una contessa B […] di Udine, immiserita per la sua prodigalità, abbia prostituito una sua figlia di 13 anni a quel re viziatore di vergini che ha nome V. Emanuele. Sta il fatto che la contessa oggidì spende e spande – e trae in carrozza la sua infamia pei pubblici passeggi di Udine.

Confidenza Era donna che facilmente veniva all’ultima confidenza.

Zanardelli Tutti i viaggi all’estero dell’on. Zanardelli si riducono a quelli di Lugano fatti nel 58, credo, e nel 85. Che idee larghe possa avere un avvocato che ha sì poco viaggiato – né viaggiò pure sui libri – è facile a capire. – Zanardelli chiama il cancelliere dell’Impero germanico: quell’antipatico di Bismarck. Zanardelli è poi ignorantissimo in tutto quanto non s’attenga alla politica parlamentare e al garbuglio forense. Gli citai qualche nome illustre di letterato, di artista, di scienziato contemporaneo: non l’aveva sentito mai a nominare. Che razza d’uomini di stato ha l’Italia!

Rattazzi Rattazzi, al tempo de’ suoi ultimi ministeri, si vantava di non aver letto da trent’anni alcun libro – tanto era stato, senza riposo, occupato d’affari.

Hamilton La duchessa di Hamilton contò al cardinale di Hohenlohe che sua figlia non voleva saperne del principe Alberto perché gli puzzava il fiato. Sposatolo a controcuore, le prime due sere la principessa gli rifiutò l’amplesso, fuggendo. Il principe ricorse alla duchessa madre la quale disse «state tranquillo, stasera ci sarò io». E difatti fu nella camera nuziale, e comandando militarmente, uno, due, tre, obbligò la figlia a farsi fottere, lei presente, dal principe.

Parrucchini I tre parucchini del Senatore Massarani. Uno è di capelli corti, come se appena tagliati. Dopo una quindicina di giorni (Parr. n°. 2) i capelli diventano più lunghi. Passa un’altra quindicina (Parr. n°. 3) Massarani ha la zazzera. E subito dopo (Parr. n°. 1) si ripresenta con capelli corti, appena tagliati.

Appalti Di grossi lavori di appalto che promettono pingui lucri, gl’imprenditori romaneschi dicono: è lavoro che ce se magna co la forchetta d’argento – Fra i costruttori di case della nuova Roma, corse poi il proverbio, per le case che appena murate vengono, benché non asciutte, affittate: er primo anno, è pe’ li nemici, er sicondo pe’ li amici, er terzo pe’ noi.

Povertà Nei mobili, ecc. val sempre meglio povertà scelta che lusso da dozzina.

Gesuiti I migliori (o per dir meglio i peggiori) gesuiti sono quelli che non sembrano tali. Chi ti si presenta col tradizionale collo torto, collo sguardo basso, colla parola untuosa non è che un mezzo gesuita, perché si fa scorgere; inganna a metà. Il gesuita, invece, di gran stile ti viene incontro con piglio franco, con parola generosa, con occhi che cercano simpaticamente i tuoi... E questi inganna completamente.
Genio Nullum ingenium sine mixtura dementiae.

Depretis Agostino Depretis, più volte ministro, quando si maritò colla vedovella Grassi, erano, per così dire, anni che non si lavava. A forza di tirar tabacco e di non nettarsi mai il naso, s’era formato una corteccia sul labbro superiore che pareva un pajo di baffi. Prima cura della moglie fu di lavarlo e pulirlo: la crosta fu raschiata via, ma dall’esservi rimasta sì a lungo lasciò sul labbro un segno incancellabilmente rosso che rende aspetto di una piaga.

Grecia La Grèce en banqueroute dès sa naissance.

Statali In Italia quasi tutti i giovani, si può dire, sieno di zappa o di penna, sieno o no laureati, sappiano o non sappiano, ambiscono un impiego governativo. Basta che un impiegato dello Stato non assassini, non assalti una diligenza, non faccia qualche cosa di simile, è sicuro di non essere mai licenziato e di arrivare pacificamente all’età della pensione. Il giovine comincia quindi a raccomandarsi ai suoi e agli altrui deputati, i quali lo raccomandano ai ministri. Il giovine – come si presenta – è pronto a tutto, non desidera che di prestare i propri servizi allo Stato, per lo Stato ammazzerebbe quasi suo padre: egli accetta qualunque destinazione, qualsiasi tenue ufficio, fosse pur quello «di far animo agli altri a lavorare» (frase testuale di una petizione). Ecco, il decreto di ammissione in carriera è firmato. La scena, tosto, si muta. Cominciano le pretese del nuovo impiegato. Egli ha genitori vecchi, madre inferma, padre imbecille ecc. che vogliono la sua assistenza continua, quindi chiede un cambiamento di residenza: come biasimare questi suoi sentimenti figliali? – Da due mesi nell’impiego già accampa titoli di promozione, onorificenze ecc., sparla male de’ capi, lavora meno che può ecc.

Strade Il sistema costituzionale parlamentare è il peggiore di tutti per condurre a buon fine molte imprese di utilità pubblica, per es. una strada. Logicamente, infatti, il quesito di una strada si porrebbe così: dato due località da collegare, tanti corsi d’aqua da traversare, tanti monti da varcare, tanti metri cubi di terra da scavare e tanti di terrapieno da erigere ecc. fare una strada. I termini invece della questione sono i seguenti: dato un Parlamento da corrompere, date esigenze di collegi elettorali da soddisfare, dato un ministero al quale occorrono puntelli, fare una strada. E così del resto. Per il che, furono oggi inventate le ferrovie elettorali che costano il doppio di quelle semplicemente necessarie al commercio e rimuneratrici.

Porci A San Vito, a due ore di salita da Genazzano, vi ha una lunga strada che attraversa il paese. Sul crepuscolo, quando dal pezzo di cielo che si presenta a uno sbocco di questa strada si vede il sole scendere rutilante, chi sta allo sbocco opposto scorge una gran massa nera apparire sul fondo giallo del cielo e procedere sovrammontonandosi, grufolando. Sono i majali che ritornano dalla pastura. E trottano a quattro a quattro come tanti soldati disciplinati. Ad ogni casa, ad ogni viuzza traversale, due, tre, quattro si staccano dal battaglione e scompajono negli angiporti e nelle porticine; chi sale per una scaletta di legno, chi scende per una di pietra in cantina. Ciascuno annusa casa sua e la trova. I pochi majali che arrivano alla fine del paese, prendono la corsa, sparpagliandosi nelle vicine cascine. Seguono poi i ritardatari, che hanno qualche callo, gli ammalati. Poi i porcari colle aste. – Molti bambini aspettano sulle porte de’ loro tuguri il reduce porco, e gli vanno incontro, e gli fanno festa e ne sono ricambiati con majalesche moine, come se si trattasse di cagnoletti. – Alla mattina poi, altro interessante spettacolo. I porcari attraversano la lunga via, vociando in una conchiglia marina. Tutti i porci scendono dalle loro case, appajono dalle viuzze, dagli angiporti, si attruppano militarmente e s’incamminano in schiere ordinate verso la pastura.
(Carlo Dossi, Corruzioni. Le Note azzurre
manipolate da Giorgio Dell’Arti, Clichy)