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 2015  ottobre 06 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - I RAID RUSSI SULLA SIRIA REPUBBLICA.IT BRUXELLES - Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha appena respinto le giustificazioni di Mosca e ribadito la gravità delle violazioni dello spazio aereo turco, quando un comunicato dell’esercito di Ankara denuncia una nuova schermaglia aerea dopo quelle del weekend, che lunedì hanno indotto il Consiglio Atlantico a chiedere con fermezza alla Russia di interrompere le sue operazioni in Siria

APPUNTI PER GAZZETTA - I RAID RUSSI SULLA SIRIA REPUBBLICA.IT BRUXELLES - Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha appena respinto le giustificazioni di Mosca e ribadito la gravità delle violazioni dello spazio aereo turco, quando un comunicato dell’esercito di Ankara denuncia una nuova schermaglia aerea dopo quelle del weekend, che lunedì hanno indotto il Consiglio Atlantico a chiedere con fermezza alla Russia di interrompere le sue operazioni in Siria. "Nella giornata di lunedì otto jet turchi F-16 - si legge nella nota, riportata da Hurriyet - sono stati inseguiti da Mig-29 non identificati per 4 minuti e 30 secondi durante un volo di pattugliamento al confine con la Siria. Inoltre le batterie anti-aeree siriane hanno messo nel mirino i jet turchi per 4 minuti e 15 secondi". Sia l’aviazione siriana che quella russa utilizzano caccia Mig-29. I precedenti "incidenti" nei cieli della Turchia si sono verificati nello scorso fine settimana, dopo i ripetuti inviti rivolti dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan a Vladimir Putin a riflettere sul "grave errore" commesso nell’essere intervenuto a difesa di Assad. Nella notte di sabato, un caccia russo entrato nello spazio aereo turco dalla Siria aveva fatto marcia indietro dopo l’intervento di due aerei turchi. Il giorno dopo, un Mig di nazionalità non identificata aveva agganciato due caccia turchi per diversi minuti. Mosca ha sin qui ammesso le proprie responsabilità solo per il primo episodio, "non intenzionale" e conseguenza delle "cattive condizioni meteo". Per Stoltenberg invece "non sono stati incidenti, ma pesanti violazioni", provocazioni di Mosca all’indirizzo di Ankara e della stessa Nato, di cui la Turchia è parte. Tra lunedì e martedì l’ambasciatore russo ad Ankara è stato convocato per due distinte volte. Mentre il presidente Erdogan da Bruxelles ha rivolto un avvertimento a Putin: "Un attacco alla Turchia significa un attacco alla Nato. Se la Russia perde un amico come la Turchia, con cui collabora su tanti temi, perderà tantissimo. E dovrebbe saperlo". L’ambasciatore russo alla Nato, Alexander Grushko, ha definito tutto questo pura strumentalizzazione: "Il fatto che le spiegazioni fornite dalla Russia siano state ignorate mostra le vere intenzioni del Consiglio del Nordatlantico: l’incidente nello spazio aereo turco è usato per coinvolgere la Nato nella campagna dell’Occidente che mira a distorcere gli obiettivi delle missioni dei caccia russi in Siria". Obiettivi che Dmitri Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin, considera accessori a una "soluzione politica" per la crisi siriana. "E’ l’obiettivo finale di tutte le azioni della Russia e certamente anche l’unico obiettivo possibile per tutta la comunità internazionale, oltre a essere in assoluto l’unico obiettivo" per Assad. Da Mosca è giunta anche la doppia smentita a un’altra affermazione di Stoltenberg, secondo cui la Russia sta facendo convergere in Siria anche le sue truppe di terra. Scenario respinto dapprima dalla speaker della Duma, Valentina Matviyenkom, citata dalla Ria, poi da Peskov, che ha escluso anche l’ipotesi di un "sostegno di volontari russi alle forze di terra del regime siriano", che era stata avanzata dal presidente della Commissione Difesa della Duma, ammiraglio Vladimir Komoyedov. Nonostante il monito Nato, i raid aerei russi sarebbero proseguiti. Condizionale d’obbligo dopo che il ministero della Difesa russo ha smentito che si siano verificati raid sulla città di Palmira, come riportato in precedenza dai media internazionali citando la tv di Stato siriana. "Una menzogna assoluta" ha dichiarato il portavoce Igor Konashenkov, la forza aerea russa "non agisce su insediamenti civili e ancor meno sugli stessi monumenti architettonici". Palmira, 210 chilometri a nord-est di Damasco, è controllata dai miliziani del Califfato che hanno appena distrutto il romano Arco di Trionfo, risalente a duemila anni fa. L’Osservatorio siriano per i diritti umani conferma i raid russi su Palmira, dove sarebbero morti quattro jihadisti. Altri 15 miliziani sarebbero rimasti uccisi nella zona di al-Karama, nella provincia di Raqqa, roccaforte dello Stato Islamico. Guerra dell’informazione a parte, sui raid la Russia rilancia. Il viceministro della Difesa, Anatoli Antonov, citato dalla Tass, fa sapere di aver ricevuto da parte degli americani un documento relativo al coordinamento dei raid aerei in Siria, che "in linea di principio, ha ricevuto sostegno dallo Stato maggiore". Antonov ha quindi invitato a Mosca le autorità militari degli altri Paesi impegnati in Siria per coordinare lo sforzo contro lo Stato Islamico, facendo particolare riferimento agli Usa, che dovrebbero passare ai russi le loro informazioni di intelligence sulla localizzazione dell’Is. Migranti, Tusk: "Nuova ondata di 3 milioni dalla Siria se Assad vince" Condividi PUBBLICITÀ A Bruxelles, ieri Erdogan ha incontrato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk per parlare soprattutto della questione dei rifugiati che dalla Siria si portano in Turchia. I due hanno anche discusso della proposta di Ankara di creare una no-fly zone al confine tra Turchia e Siria per una più serena gestione dell’emergenza. Soluzione a cui Mosca ha fatto sapere tempestivamente di essere contraria. Il giorno dopo il faccia a faccia con Erdogan, Tusk ha rivelato un altro argomento lanciato sul tavolo dal presidente turco, con inevitabili riflessi sul giudizio relativo al sostegno di Mosca ad Assad. "Durante le mie visite in tutta la regione - ha detto Donald Tusk, parlando a Strasburgo - dalla Turchia, alla Giordania, o l’Egitto, con chiunque io parlassi, arrivava un avvertimento: l’eventuale vittoria del regime, resa ancora più probabile dall’appoggio russo e iraniano, provocherà una nuova ondata migratoria. Ieri il messaggio mi è stato confermato da Erdogan: secondo stime turche, altri tre milioni di potenziali rifugiati potrebbero arrivare da Aleppo e dai suoi sobborghi". REPUBBLICA.IT GRILLO ROMA - "L’Italia non può entrare in guerra senza che prima non ci sia stato un dibattito parlamentare, un’approvazione da parte del parlamento e un’approvazione da parte del presidente della Repubblica. Sergio Mattarella dove sei? Pacifisti con le bandiere arcobaleno dove siete finiti? A girare le frittelle con Verdini e il Bomba (in nomen omen) alle feste dell’Unità?". Lo scrive Beppe Grillo in un post sul suo blog in cui denuncia: "L’Italia bombarderà l’Iraq in funzione anti-Is. E’ un’azione di guerra e come tale dovrebbe essere discussa e approvata dal parlamento, non in modo autonomo da un governo prono alla Nato". INTERATTIVO Così guerra ha spento le luci attorno a Damasco "Vale la pena di ricordare che, solo qualche giorno fa - prosegue il leader M5s - i caccia della Nato hanno bombardato per più di mezz’ora il centro traumatologico di Medici Senza Frontiere a Kunduz City, sono state uccise oltre venti persone tra cui tre bambini. Secondo Msf ci sono tra le vittime: otto infermieri, tre medici, sei guardie di sicurezza e un farmacista". Afghanistan, ospedale di Msf colpito dalla Nato a Kunduz Navigazione per la galleria fotografica 1 di 11 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow () () "L’Alto commissario delle Nazioni Unite (Onu) per i diritti umani, Zeid Ràad al-Hussein, ha definito il bombardamento - prosegue Grillo - un atto ’assolutamente tragico, ingiustificabile e possibilmente anche criminale’. Il portavoce delle forze armate americane in Afghanistan, Brian Tribus, ha ammesso che l’attacco ’potrebbe avere causato danni collaterali ad una struttura medica della città. Il governo di Kabul ha dichiarato che nell’ospedale erano nascosti 10-15 talebani. Sia Msf (che ha lasciato definitivamente Kunduz City) sia il portavoce dei talebani hanno negato tale presenza. Siamo arrivati al paradosso - attacca Grillo - che per aiutare i profughi (a casa loro, sic) li stiamo bombardando. Francia, Nato, e Russia stanno giocando al tiro a bersaglio. L’Italia - a detta di Grillo - deve rivedere il suo ruolo nella Nato". L’Italia è impegnata con la Coalizione internazionale guidata dagli Usa contro lo Stato Islamico, in cui non ricopre un ruolo attivo in termini di ingaggio. Ruolo che secondo il Corriere della Sera sarebbe destinato a mutare radicalmente, con il governo italiano pronto a ordinare ai Tornado dell’aeronautica militare di entrare in azione con raid in Iraq. In merito a simili "indiscrezioni di stampa", il ministero della Difesa ha precisato che operazioni militari aeree italiane in Iraq "sono solo ipotesi da valutare assieme agli alleati e non decisioni prese che, in ogni caso, dovranno passare dal parlamento". In serata, peraltro, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e il titolare degli Esteri, Paolo Gentiloni, rivolgeranno comunicazioni del governo sullo stato delle missioni in corso a Palazzo Madama, alle commissioni riunite (III-IV Camera e Senato). Attualmente lo schieramento italiano nella Coalizione internazionale anti-Is include due droni Predator, un velivolo da rifornimento in volo KC 767, quattro caccia Tornado con compiti di ricognizione e sorveglianza, 530 uomini. In Iraq, soprattutto con i carabinieri, l’Italia provvede alla formazione delle forze curde e irachene, con la presenza più consistente a Baghdad ed Erbil. Nel merito della questione, in una intervista all’agenzia Tass Mattarella ha dichiarato che per sconfiggere "il terrorismo fondamentalista" è "necessaria una risposta di collaborazione di tutti i Paesi nell’ambito della comunità internazionale" e "iniziative unilaterali non riescono a risolvere ed affrontare adeguatamente il problema". LIMES Lo Stato Islamico, in Siria, punta a espandersi lungo l’asse Nord-Est/Sud-Ovest. I jihadisti di al-Baghdadi vanno a caccia di infrastrutture. Oltre a intensificare le pressioni sulla contesa città di al-Hasaka, hanno messo gli occhi sulle basi militari aeree di Suwayda’ e di Dayr az-Zor (dove tra l’altro la Francia ha bombardato due loro campi di addestramento). Stanno inoltre potenziando la strada che collega la loro capitale Raqqa alle nuove conquiste di Palmira, intorno alla quale combattono per il controllo dei giacimenti di gas e petrolio di Sha’ir e Jazal. Sotto il controllo dell’Is sono anche aree a est di Homs e Hama, a sud di Damasco, il centro di al-Qaryatayn e zone confinanti con il Libano e le alture del Golan. Vicino a queste ultime è presenta la Brigata dei martiri dello Yarmuk, affiliata ad al-Baghdadi senza dichiararlo pubblicamente. Di recente, la Russia ha rafforzato con circa 2 mila truppe la presenza militare nelle basi di Latakia (aerea), Jableh (sottomarina) e Tartus (navale). Ha inoltre lanciato attacchi dal cielo a est di Hama e a nord di Homs, fra cui Rastan e Tablisah dove la presenza dell’Is non è registrata. Carta inedita per Limesonline di Laura Canali. Fonti: United Conflict Analysts e autori di Limes sul terreno. STAMPA.IT ANTONELLA RAMPINO Le parole di Matteo Renzi da New York, ai margini dell’Assemblea Onu e nel giorno degli annunciati bombardamenti della Francia sulla Siria, erano state rassicuranti: l’Italia non bombarda, l’Italia partecipa alle coalizioni. E, aveva aggiunto il premier, partecipa alla coalizione che opera in Iraq perché è il governo di Baghdad che ha chiesto aiuto nella lotta al Califfato. Stamattina, nel giorno in cui arriva a Roma il segretario alla Difesa americano -impegnato in mattinata in incontri con i militari, e che poi sarà ricevuto al Colle- il Corriere della Sera apre invece la sua prima pagina con la notizia che l’Italia bombarderà l’Isis in Iraq. I quattro caccia dell’Aeronautica che attualmente svolgono attività di ricognizione e appoggio nell’ambito della coalizione anti-Isis sganceranno bombe. La Difesa ha immediatamente emesso una nota di precisazione, la cosa sarebbe sostanzialmente tutta da decidere «e comunque ci sarà un passaggio parlamentare», frase quest’ultima che lascia invece intendere che si tratti molto più di un’ipotesi. Infatti, che ci possa venir chiesto un «maggiore impegno» sul fronte iracheno era cosa che circolava da tempo, anche in ambienti diplomatici. Ma arrivare a bombardare, con l’articolo 11 della Costituzione italiana che nella sua prima parte recita il «ripudio della guerra» (passo che nel suo discorso d’insediamento è stato ricordato da Sergio Mattarella), richiede in Italia passaggi complessi, che riguardano appunto la partecipazione a una coalizione e a quelle alleanze internazionali alle quali la Costituzione si riferisce nella seconda parte dell’articolo 11. Anche se la guerra è quella necessaria al Califfato. Sono passati tre lustri da quando i giornalisti - e solo loro - vedevano i cacciabombardieri italiani partire per la guerra del Kosovo carichi di bombe e tornare vuoti. Anche allora le regole di ingaggio sulla carta erano quelle di una missione di appoggio e di ricognizione, e solo negli ultimissimi anni chi aveva all’epoca responsabilità di governo ha ammesso: l’Italia ha bombardato. Bene sarebbe se, come dicono alla Difesa, stavolta ci fosse una vera e profonda discussione parlamentare, a partire dalla situazione sul terreno in Iraq, e non una semplice fuga in avanti. Delle notizie innanzitutto. STAMPA.IT MOLINARI «I nostri volontari verso la Siria non possono essere fermati». È l’ammiraglio russo Vladimir Komoyedov, consigliere militare della Duma a Mosca, a far sapere che «truppe volontarie» russe potrebbero presto arrivare in Siria, consentendo al Cremlino di avere contingenti di terra sul campo nonostante l’impegno del presidente Vladimir Putin a limitare l’intervento pro-Assad solo alle forze aeree. Le parole di Vladimir Komoyedov vengono lette, a Washington e Bruxelles, come la possibilità che Mosca ricorra in Siria ad una tattica militare simile a quella impiegata in Crimea nel 2014 ovvero l’avallo all’invio di propri contingenti «non ufficiali» a fianco degli alleati locali, per fare la differenza sul campo di battaglia. È uno scenario che consentirebbe ai «volontari russi» di partecipare all’offensiva di terra che le truppe del regime di Bashar Assad stanno preparando, assieme a Iran ed Hezbollah, per tentare i riconquistare parte dei territori perduti. L’azione militare della Russia in Siria preoccupa la Nato non solo per le violazioni dello spazio aereo turco, ma «anche perché gli aerei russi «non attaccano l’Isis ma i gruppi dell’opposizione che combattono l’Isis ed anche i civili», accusa il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg. Che torna anche sulla violazione dello spazio aereo turco: «Per noi non è stato un incidente, ma una seria violazione. Gli sconfinamenti sono stati due. è la prova che non è stato un incidente». La Turchia insiste. «Un caccia Mig-29 di nazionalità ignota e dotato di sistemi di lancio missili siriani ha interferito con otto jet F-16 dell’aeronautica turca in pattugliamento lungo il confine turco-siriano», accusa lo stato maggiore delle forze di Ankara. Nonostante le tensioni degli ultimi giorni sulla strategia da seguire in Siria, Stati Uniti e Russia stanno preparando «un documento per la cooperazione delle loro forze aeree nella lotta contro l’Isis». La conferma arriva dal vice ministro della Difesa russo Anatoli Antonov. CORRIERE.IT I Tornado italiani che partecipano alla coalizione occidentale contro l’Isis avranno nelle prossime ore l’incarico di svolgere missioni di bombardamento nelle zone dell’Iraq selezionate di comune accordo con il comando americano. La presenza dell’Italia nella coalizione compie così un salto di qualità che il Corriere aveva auspicato il 9 e poi ancora il 28 settembre scorsi, ritenendo che il nostro Paese dovesse assumersi responsabilità maggiori della semplice ricognizione in quella che è ormai una guerra in piena regola contro i tagliagole dell’Isis. [Esplora il significato del termine: 32 9187 458 25 I Tornado italiani che partecipano alla coalizione occidentale contro l’Isis avranno nelle prossime ore l’incarico di svolgere missioni di bombardamento nelle zone dell’Iraq selezionate di comune accordo con il comando americano. La presenza dell’Italia nella coalizione compie così un salto di qualità che il Corriere aveva auspicato il 9 e poi ancora il 28 settembre scorsi, ritenendo che il nostro Paese dovesse assumersi responsabilità maggiori della semplice ricognizione in quella che è ormai una guerra in piena regola contro i tagliagole dell’Isis. La decisione iniziale di partecipare alla coalizione è di poco meno di un anno fa. Quattro Tornado del Sesto stormo di Ghedi furono inviati in una base aerea sita in Kuwait, al pari di un aereo-cisterna KC767 e di alcuni droni Predator privi di armamento. Tra piloti e personale di supporto l’impegno fu allora di 140 uomini, ma non erano soltanto le missioni di ricognizione aerea a caratterizzare il ruolo italiano. Una consistente quantità di armi fu fornita ai Peshmerga curdi che dopo la caduta di Mosul e la proclamazione del Califfato erano state le uniche forze di terra ad affrontare efficacemente l’Isis, e partì un programma di addestramento molto apprezzato e tuttora in corso. La portata della partecipazione italiana cambia ora radicalmente con il via ai bombardamenti. I Tornado, configurati inizialmente per la ricognizione e la «illuminazione» degli obbiettivi, assumeranno le loro piene caratteristiche di cacciabombardieri e dunque colpiranno direttamente i bersagli individuati in base alle nuove regole di ingaggio. Come fanno peraltro, in Iraq, gli aerei di Paesi ben più piccoli del nostro. Fino a nuovo ordine continueranno invece a non bombardare i tedeschi. Molto importante nella decisione italiana è stata la distinzione tra Iraq e Siria, dove, nello schieramento europeo, ha di recente cominciato a bombardare la Francia mentre la Gran Bretagna attende il fuoco verde del Parlamento. Si tratta in effetti di una differenza fondamentale: il governo iracheno ci ha chiesto di intervenire e anche di bombardare, mentre il governo siriano, piaccia o non piaccia, ha rivolto questa richiesta soltanto alla Russia. La distinzione ha un valore legale che l’Italia non ha ritenuto di ignorare. E a ciò si aggiungono le dichiarazioni rilasciate in margine all’Assemblea dell’Onu dal presidente del Consiglio Renzi (che domani sarà in visita in Libano) fortemente critiche rispetto a un intervento in Siria che a suo avviso non avvicinerebbe una credibile soluzione. Le esigenze militari sono invece chiarissime in Iraq, se si considera che le forze dell’Isis occupano tutta l’area dell’ex confine con la Siria e sono presenti nella provincia di Anbar, non lontano dalla capitale Bagdad. Il nuovo impegno italiano sarà certamente bene accolto dal Segretario alla difesa statunitense Ashton Carter, che giunge oggi in visita prima a Sigonella e poi a Roma dove sarà ricevuto anche dal presidente della Repubblica. Meno certo appare il consenso di alcune forze politiche, ma non è detto che per attuare le nuove regole di ingaggio dei nostri Tornado si renda necessario un voto in Parlamento. fventurini500@gmail.com English version 6 ottobre 2015 (modifica il 6 ottobre 2015 | 15:26) © RIPRODUZIONE RISERVATA ] 32 9187 458 25 I Tornado italiani che partecipano alla coalizione occidentale contro l’Isis avranno nelle prossime ore l’incarico di svolgere missioni di bombardamento nelle zone dell’Iraq selezionate di comune accordo con il comando americano. La presenza dell’Italia nella coalizione compie così un salto di qualità che il Corriere aveva auspicato il 9 e poi ancora il 28 settembre scorsi, ritenendo che il nostro Paese dovesse assumersi responsabilità maggiori della semplice ricognizione in quella che è ormai una guerra in piena regola contro i tagliagole dell’Isis. La decisione iniziale di partecipare alla coalizione è di poco meno di un anno fa. Quattro Tornado del Sesto stormo di Ghedi furono inviati in una base aerea sita in Kuwait, al pari di un aereo-cisterna KC767 e di alcuni droni Predator privi di armamento. Tra piloti e personale di supporto l’impegno fu allora di 140 uomini, ma non erano soltanto le missioni di ricognizione aerea a caratterizzare il ruolo italiano. Una consistente quantità di armi fu fornita ai Peshmerga curdi che dopo la caduta di Mosul e la proclamazione del Califfato erano state le uniche forze di terra ad affrontare efficacemente l’Isis, e partì un programma di addestramento molto apprezzato e tuttora in corso. La portata della partecipazione italiana cambia ora radicalmente con il via ai bombardamenti. I Tornado, configurati inizialmente per la ricognizione e la «illuminazione» degli obbiettivi, assumeranno le loro piene caratteristiche di cacciabombardieri e dunque colpiranno direttamente i bersagli individuati in base alle nuove regole di ingaggio. Come fanno peraltro, in Iraq, gli aerei di Paesi ben più piccoli del nostro. Fino a nuovo ordine continueranno invece a non bombardare i tedeschi. Molto importante nella decisione italiana è stata la distinzione tra Iraq e Siria, dove, nello schieramento europeo, ha di recente cominciato a bombardare la Francia mentre la Gran Bretagna attende il fuoco verde del Parlamento. Si tratta in effetti di una differenza fondamentale: il governo iracheno ci ha chiesto di intervenire e anche di bombardare, mentre il governo siriano, piaccia o non piaccia, ha rivolto questa richiesta soltanto alla Russia. La distinzione ha un valore legale che l’Italia non ha ritenuto di ignorare. E a ciò si aggiungono le dichiarazioni rilasciate in margine all’Assemblea dell’Onu dal presidente del Consiglio Renzi (che domani sarà in visita in Libano) fortemente critiche rispetto a un intervento in Siria che a suo avviso non avvicinerebbe una credibile soluzione. Le esigenze militari sono invece chiarissime in Iraq, se si considera che le forze dell’Isis occupano tutta l’area dell’ex confine con la Siria e sono presenti nella provincia di Anbar, non lontano dalla capitale Bagdad. Il nuovo impegno italiano sarà certamente bene accolto dal Segretario alla difesa statunitense Ashton Carter, che giunge oggi in visita prima a Sigonella e poi a Roma dove sarà ricevuto anche dal presidente della Repubblica. Meno certo appare il consenso di alcune forze politiche, ma non è detto che per attuare le nuove regole di ingaggio dei nostri Tornado si renda necessario un voto in Parlamento. fventurini500@gmail.com English version 6 ottobre 2015 (modifica il 6 ottobre 2015 | 15:26) © RIPRODUZIONE RISERVATA