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 2015  ottobre 06 Martedì calendario

LA DURA VITA DEL SINDACO DI ROMA: IN DUE ANNI MARINO HA SPESO PIÙ DI 21MILA EURO AL RISTORANTE, OVVIAMENTE A CARICO DEI CITTADINI. GRAZIE ALL’INSISTENZA DI M5S E LISTA MARCHINI SI POSSONO FINALMENTE CONSULTARE TUTTE LE RICEVUTE: E SALTA SUBITO ALL’OCCHIO UNA PREDILEZIONE PER I VINI DI PREGIO

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha addebitato in due anni ai suoi cittadini un conto al ristorante di 21.789,43 euro. Ogni mese almeno 907 euro di prelibatezze ai ristoranti del cuore sono stati pagati dai contribuenti a Marino e ai suoi misteriosi commensali. La cifra più rilevante – 750 euro al mese – è stata spesa a Roma e in poche occasioni in giro per l’Italia. Gli altri 157 euro al mese sono stati spesi per pasti consumati all’estero, in gran parte negli Stati Uniti. Le ricevute fiscali rese pubbliche grazie all’assedio del Movimento 5 stelle e della lista Marchini si fermano però a luglio 2015, prima del tourbillon di viaggi americani che hanno innescato le mille polemiche di queste settimane. È probabile perciò che la cifra estera sia destinata a lievitare.
A Roma la cifra più rilevante è stata spesa al ristorante “Aroma”, interno all’hotel Palazzo Manfredi, con vista sul Colosseo e i Fori Imperiali. La carta di credito di Marino ha lasciato nelle casse del ristorante 6.458 euro, ma le occasioni non sono state molte: quasi sempre il conto elevato è spiegabile con l’alto numero degli invitati: chirurghi a congresso, mecenati arabi o russi da cui ci si attendeva finanziamenti (e che in un paio di casi sono effettivamente arrivati). Sono due invece i ristoranti più frequentati dal sindaco di Roma, entrambi a pochi passi dalla abitazione dietro il Pantheon. Fino alla fine del 2014 erano testa a testa, poi nel 2015 il ristorante “Archimede” in piazza Sant’Eustachio ha seminato il rivale dietro la chiesa della Minerva, “Sapore di Mare”. Così alla fine i romani hanno pagato il conto di Marino e dei suoi ospiti per 3.787 euro da “Archimede” e per 1.640 euro da “Sapore di Mare”. La cifra è di poco superiore a quella spesa sopra Trastevere all’“Antica Pesa” (1.600 euro), ma in quel caso erano 16 i commensali e il conto assai salato. Tanto è che Marino non c’è più tornato. Ci sono altri due ristoranti frequentati in più occasioni. Il primo è “Al vero Girarrosto Toscano”, proprio sotto casa della mamma di Marino. Qui il sindaco ha speso in tutto 652 euro, e nel conto c’è anche una ricevuta che ha fatto molto discutere: è datata 26 dicembre 2013, giorno di Santo Stefano. A tavola risultavano in sei, il conto era di 283 euro poi scontati di 23 euro: ai romani è costato 260 euro. Il giorno era festivo, e piuttosto strana una cena istituzionale. Il ristoratore ricorda che a tavola ci fosse il sindaco con la sua famiglia. Marino giura di no, e sostiene di avere invitato «alcuni rappresentanti della stampa incontrati per illustrare le iniziative dell’amministrazione a carattere sociale per il periodo natalizio». Spesso il sindaco giustifica conti salatissimi con l’invito a rappresentanti «della stampa», a «operatori della comunicazione», a «volontari», in un caso perfino a rappresentanti della comunità di Sant’Egidio. Ma non fa mai i nomi.
Negli scontrini in cui si trovano numerosi misteri una cosa è certa: a Marino piace bere, e soprattutto bere bene. Il 2 ottobre 2014 ad esempio il sindaco di Roma va a cena da “Archimede” con un amico senatore (poi si giustifica dicendo di dovere illustrare iniziative del Comune). Si mangiano insieme una spigola da 1 kg, uno solo dei due si mangia anche un primo, poi due dessert per chiudere. Innaffiano il tutto con Sauvignon da 50 euro. Una bottiglie però non basta, e ne vengono servite due: una a testa. Fanno 100 euro, ma la sorpresa è la resistenza del sindaco e del suo ospite all’alcol. Non è da tutti. Con gli amici di Sant’Egidio, famosi per le mense che gestiscono per i poveri e i barboni di Roma, Marino va a cena il 26 ottobre 2013 (gli ospiti però negano) da “Sapore di Mare”. Tartare crude di pesce, carpacci, spaghetti all’aragosta. Piatti che i volontari non hanno mai visto nemmeno in sogno. Poi si passa al vino: un Vintage Tunina dello Jerman pagato 80 euro, uno sproposito. Nello stesso ristorante Marino torna con una associazione di volontariato il 22 marzo 2014. Si mangia pesce cotto e crudo, e il vino scelto è un San Valentin da 70 euro a bottiglia. Il 2 ottobre dello stesso anno il sindaco invita un altro senatore suo ex collega da “Archimede”. Il poverello è accompagnato: «Può venire anche lei?». Marino è generoso: ma certo, tanto pagano i cittadini di Roma. Mangiano spigola, e verdure. Quando si tratta di scegliere il vino, il terzetto va giù pesante: due bottiglie di Amarone, vino nobile ma non adattissimo al pesce, e di gran corpo e gradazione alcolica. Piccola degustazione? Macchè: partono due bottiglie per 160 euro (curiosamente lo stesso ristorante il 17 marzo aveva messo in nota un Amarone per 70 e non 80 euro, ma si sa i prezzi lievitano...). E così decine di altre volte, perchè quando si tratta di bere Marino non bada proprio alle spese dei romani che offrono: Vintage Tunina a fiumi, Cap Martin (sempre dello Jerman) da 80 euro. Va di fortuna quando l’invitato è un misterioso sottosegretario. A quello piace bere birra, e i romani festeggiano lo scampato pericolo: alla fine il conto è la metà delle altre volte. Non sono pochi i gialli a tavola in quelle ricevute. Ce ne è una da 69,10 euro, datata 23 dicembre 2013, del ristorante “Al fico d’India” di Acireale. Pagata con la carta di credito dei romani, poi qualche ufficio deve avere contestato: non era in programma alcuna missione laggiù in Sicilia. Infatti era un pasto privato. Marino restituisce i soldi, ma lo fa il 9 maggio 2014, cinque mesi dopo (e il comune registra tutto solo a febbraio 2015). Altro mistero a Parigi, dove il sindaco di Roma si perde le ricevute di due cene. O il 25 febbraio scorso, quando risultano per la stessa sera due ricevute nello stesso ristorante (“Archimede”): una da 304 e una da 141 euro. Marino poi spiega di avere pagato anche iun conto rimasto in sospeso ben 5 mesi...