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 2015  ottobre 06 Martedì calendario

QUANDO I TEDESCHI ADORAVANO LA GRECIA: L’AMORE DI HÖLDERLIN PER LA CIVILTÀ ELLENICA, TRA CLASSICISMO E ROMANTICISMO, NEL SUO ROMANZO "IPERIONE O L’EREMITA IN GRECIA", RIPUBBLICATO DA BOMPIANI

Grecia e Germania oggi: splendore dell’antico che non c’è più da un lato e rigorismo senz’anima che strangola dall’altro. La Grecia succube dei potentati politico-finanziari oggi e la Grecia sottomessa agli ottomani ieri. La Germania pedantesca e illiberale di ieri e la Germania liberale, ma altrettanto, forse anche più pedantesca, di oggi. La recente pubblicazione di due libri del poeta tedesco Friedrich Hölderlin consente una rilettura di ciò che a partire dalla metà del Settecento e per oltre un secolo l’antichità classica greca ha rappresentato per più generazioni di poeti, storici dell’arte, artisti, filosofi e musicisti tedeschi mossisi alla ricerca di una (presunta) perduta armonia e di un cielo costellato di dei che si sporcano le mani con la realtà.
Nel 1797 Friedrich Hölderlin pubblica la prima parte del suo unico romanzo, Iperione o l’eremita in Grecia (trad. Laura Balbiani, Bompiani, p. 992, € 35,00). Nel 1799 ne fa uscire la seconda, lasciando il dubbio che avrebbe voluto farne seguire una terza. Anche Iperione, come I dolori del giovane Werther (1774) di Goethe, è scritto da un giovane e l’eroe protagonista, nel bene e nel male, possiede le qualità caratteristiche di quella giovinezza di fine Settecento, memore del classicismo, ma scossa dalla scoperta del potere tempestoso di natura e proiettata su lirismi panteistici e individualismi poetici.
Nel romanzo di Hölderlin il personaggio specchio e voce dell’autore è Iperione, un greco idealista che racconta le proprie esperienze fallimentari al corrispondente Bellarmino. Adoratore del passato e del popolo ellenico, incontra in Alabanda, uomo maturo ed energico, un amico che lo spinge all’azione concreta. Ma implicarsi nella storia (il destino che scelsero molti intellettuali tedeschi di allora), per chi ha una sensibilità delicata, come Iperione, significa soccombere al cinismo, alla corruzione, alle atrocità di cui si nutre la politica. Abbandonato Alabanda, il giovane incontra gli ideali della bellezza, della perfezione, della grecità in Diotima, la donna che lo convince ad arruolarsi nella marina russa per combattere i turchi, occupanti la Grecia (il romanzo è ambientato nel 1770). Nel finale Hölderlin-Iperione, fattosi eremita, s’immerge nel gran sole dell’Uno-Tutto, dove ogni dissonanza si fonde in una suprema armonia, dove ogni bruttura si cancella in un’ultima raggiante bellezza: «Essere uno con il Tutto, questa è la vita degli dei, è il cielo dell’uomo!». Il romanzo è dedicato a Diotima, pseudonimo dietro il quale Hölderlin dissimula la scrittrice Susette Gontard, conosciuta nel 1795, amata e abbandonata, causa dei primi attacchi della malattia mentale del poeta. Le lettere della Gontard al poeta si possono leggere ora nell’Epistolario hölderliniano (non si sono conservate invece quelle del poeta alla donna), encomiabilmente edito in edizione integrale italiana (a cura di Gianni Bertocchini, Edizioni Ariele, p. 820, euro 42,00).