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 2015  ottobre 06 Martedì calendario

OLIVETTI, 17 RINVII A GIUDIZIO A IVREA PER I DANNI PROVOCATI DALL’AMIANTO: TRA GLI IMPUTATI CARLO E FRANCO DEBENEDETTI, CORRADO PASSERA E ROBERTO COLANINNO. LE ACCUSE SONO OMICIDIO COLPOSO E LESIONI COLPOSE PER LA MORTE DI 13 EX DIPENDENTI E PER I TUMORI PROVOCATI A DUE EX LAVORATORI

I nomi sono importanti. Carlo De Benedetti, suo fratello Franco Debenedetti, Corrado Passera e Roberto Colaninno. Tutti personaggi che hanno segnato un’intera epoca dell’economia italiana. Sono passati tutti da lì, da Ivrea, e il 23 novembre potrebbero tornarci. Questa volta non saranno negli uffici della Olivetti, ma davanti al giudice Ludovico Morello del tribunale cittadino. Insieme ad altre 13 persone tra ex presidenti, amministratori e dirigenti della “Ing. C. Olivetti spa” e di alcune aziende collegate dovranno rispondere, a vario titolo tra di loro, delle accuse di omicidio colposo e lesioni colpose per la morte di 13 ex dipendenti e per i tumori provocati a due ex lavoratori.
Lo ha stabilito ieri il gup Cecilia Marino, accogliendo parzialmente la richiesta del sostituto procuratore Laura Longo. Non saranno processate altre undici persone, verso le quali il giudice ha deciso di non procedere: sono quasi tutti ex componenti del consiglio d’amministrazione che non avevano un ruolo importante nelle scelte dell’azienda in materia di sicurezza. Tra di loro ci sono anche i figli di De Benedetti, Marco e Rodolfo.
Il procedimento comincia nel 2012, quando il pm di Ivrea Lorenzo Boscagli inizia a indagare sui decessi di alcuni uomini provocati dal mesotelioma pleurico, un tumore che può essere provocato solo dall’amianto. Era morto così, il 10 dicembre 2006, Antonio Bergandi, che per quasi trent’anni aveva lavorato in varie aziende e in vari stabilimenti del gruppo, sempre a contatto con l’asbesto, utilizzato a volte come materiale di lavorazione, a volte come componente delle macchine da scrivere, a volte come componente per l’edilizia. Nello stesso modo è morta il 24 febbraio 2013 Maria Giuditta Bretto, che per cinque anni ha montato macchine da scrivere facendo scorrere i pezzi e i cavi di gomma su quelle di metallo aiutandosi con un talco di polvere di amianto, più economico di altri talchi in commercio.
E come loro anche Costanzo Marcello, scomparso il 30 gennaio 2012: aveva lavorato per 23 anni nel reparto verniciatura e pomiciatura nello stabilimento a San Bernardo di Ivrea, dove i controsoffitti e i tubi a vista erano coibentati con l’amianto. La loro storia è quella di altri dieci lavoratori deceduti, e molti altri potrebbero essercene in futuro: “Il picco dei morti arriverà nel 2017”, afferma Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom-Cgil (che si è costituita parte civile nel processo) e abitante di Ivrea, città in cui tutti avevano almeno un familiare alle dipendenze di un’industria che non era una semplice fabbrica, ma una vera e propria comunità.
A processo per omicidio colposo e lesioni colpose finiscono i quadri della Direzione servizi generali o del “Servizio organizzazione sicurezza sul lavoro”, ma anche i vertici che hanno guidato l’azienda dopo la morte – avvenuta nel 1960 – di Adriano Olivetti, coltivatore del concetto di fabbrica legata alla comunità. C’è Camillo Olivetti, amministratore delegato tra 1963 e 1964 e discendente del fondatore di cui porta lo stesso nome. Poi c’è Carlo De Benedetti, presidente e amministratore delegato tra il 1978 e il 1996; suo fratello Franco, ad dal 1978 al 1989; e Passera, ad dal 1992 al 1996.
Colaninno, amministratore dal 1996, è imputato solo per un caso di lesioni colpose relativo alla malattia di un’impiegata. “Chiariremo in dibattimento le responsabilità di questa vicenda – afferma Tomaso Pisapia, difensore di De Benedetti –. L’Olivetti era una azienda ben strutturata e ogni reparto aveva un proprio compito. Era stato proprio il mio assistito, subito dopo il suo ingresso, a mettere in piedi l’organizzazione per la salvaguardia della salute dei lavoratori”.
L’ingegnere si dice amareggiato, ritiene “inconsistente” la tesi accusatoria e “resta convinto che il processo stabilirà la sua totale estraneità ai reati che gli vengono contestati”, fa sapere un suo portavoce.