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 2015  ottobre 05 Lunedì calendario

FACEBOOK FA SHOPPING PER DIVENTARE LEADER NELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Se considerate Facebook solo un social network allora siete rimasti indietro. Vi è sfuggita l’effervescenza che si respira a Menlo Park: tecnologie di riconoscimento delle immagini, sistemi di interpretazione del linguaggio naturale, tecniche di apprendimento automatico, neuroscienze computazionali, realtà virtuale e via dicendo. Facebook ha già iniziato da qualche anno la sua campagna acquisti ma ora l’ha intensificata con una linea ben precisa: fare tesoro del suo bagaglio impagabile di conoscenze sui gusti e le tendenze di un miliardo e rotti di sottoscrittori, e utilizzarlo commercialmente. Un’ambizione non dichiarata ma neppure smentita: Facebook sta diventando il più grande laboratorio di Intelligenza Artificiale e di tutte le variabili connesse. Facebook può attingere al più esteso campione di umanità in completa trasversalità di età, religioni, razze, culture e condizione sociale. Le foto, i post, i video, e le interazioni di centinaia di milioni di iscritti alla piattaforma. Tutti input sufficienti per favorire la creazione di modelli di rappresentazione di abitudini, gusti e occupazione dei terrestri. Tutto questo per usi, si spera, leciti. All’inizio gli acquisti erano finalizzati ad ampliare il campo dei sottoscrittori offrendo loro nuove possibilità, come lo scambio di foto di Instagram e le chat di WhatsApp. Ora si è passati a un livello di maggior sofisticazione. Acquisti recenti come la società israeliana Face.com per il riconoscimento facciale oppure Oculus, numero uno al mondo nella fabbricazione di visori per l’interazione dinamica tridimensionale, non servono solo per offrire agli utenti del social i brividi di “esperienze intense” come l’incontro ravvicinato con un dinosauro, un volo libero in tuta alare o l’emozione di seguire un match degli US Open come se fossimo seduti sulla linea del campo centrale di Flushing Meadows. Servono a sperimentare gli utilizzi possibili in chiave commerciale di tutte queste che sono applicazioni di intelligenza artificiale, che offrono non solo, per esempio, videogiochi ma applicazioni di un mondo animato in 3D con effetti immersivi da far provare sensazioni di malessere durante le picchiate del simulatore di volo. Oppure la possibilità di trovarvi in uno studio medico e sottoporvi a una visita specialistica vera e propria, oppure per un tecnico far pratica direttamente sul macchinario mentre sfoglia il manuale di manutenzione. La massificazione di queste applicazioni di intelligenza artificiale in chiave social avranno tempi medi ma le risorse investite sono un indicatore dell’influenza che questa tecnica avrà sulle modalità di interazioni uomo- macchina. Zuckerberg gioca d’anticipo. Il Facebook Artificial Intelligence Research, braccio operativo nella ricerca del gruppo, ha arruolato Yann LeCun, l’inventore delle rete neurale e del machine learning formatosi ai mitici Bell Labs. Guida una squadra di 30 scienziati e 15 ingegneri in 3 laboratori, in California, a New York e a Parigi. Le reti neurali sono dei sistemi di elaborazione delle informazioni a somiglianza della mente umana, che analizzano con livelli sempre maggiore di astrazione, gli elementi appresi da dati grezzi. A partire dall’input che sia un pixel, un’onda sonora, o altra grandezza, imparano a smistare, scartare, catalogare, elaborare, per giungere a un output sotto forma di una decisione utilizzabile. Sono modelli matematici che imitano con dei “neuroni software”, il processo biologico delle sinapsi. Come gli impulsi elettrici che avvengono nella nostra corteccia processano grandi quantità di dati d’ingresso apparentemente non correlati. Le declinazioni della ricerca neuro- computazione cominciano ad apparire su Facebook. È figlio dell’AI, l’assistente digitale M che ubbidendo a comandi vocali svolge al nostro posto molte incombenze cercando informazioni sul web e sul pc. Sempre i sistemi di riconoscimento del linguaggio permettono la funzione di traduzione automatica. Sebbene l’inglese sia anche sul web la lingua di riferimento, oltre la metà degli iscritti a Facebook non lo parla e ricorre a uno dei 493 binomi linguistici disponibili sulla piattaforma. L’ambizione è cogliere tutte le sfumature delle espressioni idiomatiche, meglio, anche seguirne l’evoluzione. Una traduzione approssimativa può generare più grane del non capirsi affatto. Racconta Alan Parker, responsabile dell’area: “Dopo aver scoperto il gergo dei tifosi francesi negli stadi, abbiamo addestrato la macchina a riconoscerlo”. Ora Facebook supporta i video a 360°, multidirezionali e fruibili da tutte le prospettive. Spostando il cursore, muovendo le dita sullo schermo o ruotando il dispositivo mobile, si vedono le scene filmate con la sensazione di trovarsi al centro della macchina da presa. Un altro successo è DeepFace, il sistema di riconoscimento facciale sviluppato da FAIR, sfruttato per il tag automatico delle foto pubblicate. Un software AI guarda i video ed è capace di classificarli. Le implicazione sono rilevanti. Il social per legge è obbligato a censurare la pornografia, rimuovere contenuti coperti da copyright così come serve semplicemente per catalogare i filmati. Oggi questi compiti sono affidati a società terze con costi in bilancio ma presto cambierà. I test sono promettenti. Le macchine che visionano un incontro sportivo sono in grado di distinguere se si tratta di hockey, baseball o ping pong. Addirittura con un grado di sofisticazione al punto di distinguere il kayak dal rafting, la pallavolo dal basket. UN altro progetto si intitola “Embed the World”: inizia con la raccolta di tutti i dati possibili per esplorare le infinite costruzioni di mondi immaginabili. Tutto questo, è l’ambizione di Zuckerberg, potrà essere messo al servizio degli utenti e quindi aumentare il volume d’attività di Facebook.
Patrizia Feletig, Affari&Finanza 5/10/2015